Lutto nel mondo del giornalismo: è morto Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica e innovatore della stampa nel mondo

Eugenio Scalfari
Eugenio Scalfari
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Giovedì 14 Luglio 2022, 11:42 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 21:56

Lutto nel mondo del giornalismo: è morto Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica e innovatore della stampa nel mondo. Si è spento all'età di 98 anni il "padre" del nuovo giornalismo italiano, che ha fatto scuola nel mondo. Un innovatore nel campo della stampa, è stato il primo direttore-manager dell'editoria italiana dalla cui intuizione sono nati "L'Espresso" - '55 primo settimanale italiano d'inchiesta - e "Repubblica" - il primo tabloid italiano - di cui è stato direttore per vent'anni. 

La laurea in Comunicazione

Il 5 novembre 2005 l’Università degli studi di Lecce, oggi Università del Salento, conferì a Eugenio Scalfari la laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione. 
«Nell’esprimere il cordoglio per la scomparsa di questo gigante del giornalismo italiano», dice il Delegato del Rettore alla Comunicazione Stefano Cristante, «ricordiamo alcune delle motivazioni che spinsero l’allora giovanissimo corso di laurea in Scienze della Comunicazione, presieduto dal professor Angelo Semeraro, a proporre il riconoscimento».

Si legge nelle motivazioni: “Su una salda base di vigoroso mestiere artigiano, preso in consegna dalla scuola de Il Mondo, ha recato un personale contributo alla battaglia delle idee dell’ultimo mezzo secolo di storia italiana, svolgendo con coerenza le premesse di un pensiero di matrice liberale; guardando con larghezza di orizzonti alla questione sociale del nostro Paese e all’incontro tra le forze di matrice popolare (…). Il suo esempio di rigoroso professionista della notizia e dell’opinione, nonché di intelligente operatore editoriale, costituiscono un irrinunciabile approdo per tutti coloro che nelle professioni editoriali vorranno testimoniare un’etica della responsabilità nell’informazione e nella comunicazione, sul fondamento di un’autoregolamentazione deontologica impostata sul riscontro delle fonti, sul rispetto delle persone e degli avversari politici, in una visione aperta e plurale delle articolazioni della vita pubblica nazionale e internazionale”.

Nell’accettare la laurea honoris causa, Scalfari dichiarò: «Ho accettato perché credo sia importante mantenere un contatto diretto con gli studenti soprattutto in questo tipo di studi che coinvolge molto chi come me ha trascorso la vita nei giornali».

Chi era

Autore di numerosi scoop giornalistici passati dalla cronaca alla storia del giornalismo, negli ultimi anni si era dedicato alla scrittura. Tra i maggiori giornalisti e editorialisti del secondo dopoguerra, Scalfari ha dato vita nel 1955, con Arrigo Benedetti, alla rivista «L'Espresso» e nel 1976 a «La Repubblica» di cui è stato direttore per vent'anni. Partecipò alla fondazione del Partito radicale ed è stato anche deputato per il Partito socialista italiano (1968-72), vicepresidente del Gruppo editoriale L'Espresso e insignito di prestigiose onorificenze, quali quella di cavaliere di Gran Croce della Repubblica italiana (1996) e di Chevalier de la Légion d'honneur (1999) dalla Repubblica francese. Nato a Civitavecchia il 6 aprile 1924, dopo aver iniziato gli studi al Liceo Mamiani di Roma, Scalfari si trasferisce con la famiglia a Sanremo (il padre era direttore artistico del "Casinò della città" dei fiorì) frequentando il liceo classico 'G.D. Cassinì dove ebbe come compagno di banco il futuro scrittore Italo Calvino. Nel 1950 si sposò con la figlia del giornalista Giulio De Benedetti, Simonetta, morta nel 2006, da cui ha avuto due figlie, Donata ed Enrica.

Dalla fine degli anni Settanta Scalfari è stato sentimentalmente legato a Serena Rossetti, già segretaria di redazione de «L'Espresso», che ha sposato dopo la scomparsa della moglie Simonetta.

La sua vita

Laureato in Giurisprudenza, Scalfari - nato a Civitavecchia il 6 aprile del 1924 - ha dedicato la sua vita al giornalismo. Dopo la giovinezza a Sanremo, dove al liceo Classico ebbe come compagno di banco Italo Calvino, inizia a scrivere su alcune riviste fasciste, per venire poi espulso in quanto ritenuto un imboscato. Nei primi anni '50 inizia con il "Mondo" di Pannunzio e l'"Europeo" di Arrigo Benedetti. Nel '55 con quest'ultimo fonda "L'Espresso", primo settimanale italiano d'inchiesta. Scalfari vi lavora nella doppia veste di direttore amministrativo e collaboratore per l'economia. E quando Benedetti gli lascia il timone nel '62, diventa il primo direttore-manager italiano, una figura all'epoca assolutamente inedita per l'Italia. Questo doppio ruolo sarà poi anche uno dei fattori del successo di "Repubblica".

Negli ultimi anni dopo una lunghissima carriera al timone del giornale, si è dedicato soprattutto alla scrittura, anche con un autobiografia uscita per i suoi 90 anni nel 2014 allegata al quotidiano Nel suo primo romanzo "Il labirinto", uscito nel '98, erano il rapporto tra sentimenti e ragione, il ruolo che il pensiero esercita nella quotidiana esistenza dell'uomo e il contrasto tra aspirazioni profonde e realtà i temi al centro della sua riflessione, sviluppata poi ancora in "L'uomo che credeva in Dio", "Per l'alto mare aperto", "Scuote l'anima mia Eros", "La passione dell'etica", "L'amore, la sfida, il destino". A un suo intervento su fede e laicità, lui che da sempre si dichiara ateo, rispose papa Francesco, con una lettera a Repubblica pubblicata l'11 settembre del 2014. L'incontro diventa un libro nel 2019 "Il Dio unico e la società moderna. Incontri con Papa Francesco e il Cardinale Carlo Maria Martini".

La nascita di Repubblica

Era il 1976 quando nacque Repubblica, il tabloid che cambiò il gionalismo italiano. «Dal 14 gennaio o credete alle versioni ufficiali o credete a La Repubblica»: nel 1976 debuttò con questo slogan pubblicitario in edicola il nuovo quotidiano diretto da Eugenio Scalfari che, insieme all'imprenditore Carlo Caracciolo, fu anche l'ideatore di questa nuova iniziativa editoriale destinata a cambiare il volto del giornalismo italiano (fu il primo giorno in formato tabloid) e a essere imitato in patria e all'estero.

«La Repubblica» nacque dall'iniziativa di Caracciolo e Scalfari, che già ai tempi in cui era direttore del settimanale «L'Espresso» coltivava l'idea di in quotidiano, grazie a una joint venture tra il Gruppo L'Espresso e Arnoldo Mondadori Editore. Per lanciare il giornale, Scalfari rilasciò un'intervista in cui affermò che la nuova testata si proponeva come alternativa delle «versioni ufficiali» dei fatti, proprio perché molte di esse avevano perso una parte fondamentale di credibilità. La scelta fu quella di fare de «La Repubblica» un quotidiano che portasse ogni giorno nelle sue pagine lo spirito dei settimanali («L'Espresso» ma anche «Panorama», «L'Europeo» ed «Epoca») che, tra gli anni '50 e '60, erano diventati «il grande laboratoriò del linguaggio giornalistico italiano con la loro nuova narrazione dei fatti, capace di mescolare letteratura e giornalismo in senso stretto. Fecero parte della prima redazione, tra gli altri: Gianni Rocca, Giorgio Bocca, Sandro Viola, Mario Pirani, Rosellina Balbi, Miriam Mafai, Barbara Spinelli, Natalia Aspesi, Corrado Augias, Enzo Golino, Edgardo Bartoli, Fausto De Luca, Enzo Forcella, Orazio Gavioli, Giuseppe Turani.

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