Berlusconi, l’impero Fininvest a Marina e Pier Silvio. Il nodo delle quote divise in parti (quasi) uguali

Nel testamento la chiave per affidare il controllo ai due figli maggiori

Berlusconi, il testamento: l’impero Fininvest a Marina e Pier Silvio. Il nodo delle quote divise in parti (quasi) uguali
Berlusconi, il testamento: l’impero Fininvest a Marina e Pier Silvio. Il nodo delle quote divise in parti (quasi) uguali
di Roberta Amoruso
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Mercoledì 14 Giugno 2023, 12:04 - Ultimo aggiornamento: 14:43

Il suo impero oltre-Silvio. La storia di «un sognatore pragmatico, che cerca di trasformare i sogni in realtà» dovrà continuare ora nella sua eredità. A definire la sua strada dai primi passi del suo debutto da imprenditore negli anni ‘60, da sempre oggetto di sospetti e leggende, nel mondo del mattone e poi il passaggio alle tv e al calcio fino alla finanza, è stato lo stesso Silvio Berlusconi

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Da tempo il Cavaliere aveva provato a tracciare certe linee perché le imprese del suo impero sopravvivessero al suo fondatore. Un incastro non facile con due famiglie e un divorzio burrascoso come quello con Veronica Lario. Il blitz di Vivendi nel capitale di Mediaset aveva poi per anni minacciato queste “linee” mettendo in discussione il futuro del controllo delle tv. Ma poi l’accordo con la holding di Vincent Bollorè nel 2021 ha spianato la strada a un passaggio generazionale più agevole. Così una volta archiviato anche il divorzio con Veronica, gli equilibri e i “pesi” tra i cinque figli di Berlusconi e i due matrimoni sembrano essere più chiari. Da una parte i primogeniti, Marina e Pier Silvio, figli della prima moglie, Carla Dall’Oglio, e forti degli anni passati nelle aziende del gruppo. E dall’altra Barbara, Eleonora e Luigi, figli di Veronica, da sempre di fatto fuori dagli affari familiari.

Ma sarà il testamento a confermarli snocciolando un patrimonio da 6,8 miliardi secondo Forbes. Solo davanti al notaio si scoprirà anche se alla terza moglie Marta Fascina sposata con un matrimonio senza valore legale nel 2022, sarà destinata parte delle proprietà e dei conti. 

I DUE PESI

Fininvest, la holding di famiglia, rappresenta il cuore dell’impero economico, con quasi 4 miliardi di fatturato, più di 15 mila dipendenti e un utile per oltre 360 milioni nel 2021. Oltre al controllo di MediaForEurope, ex-Mediaset, ha le chiavi del gruppo Mondadori, partecipa in Mediolanum con il 30%, ed è proprietaria del Teatro Manzoni e del Monza calcio. Un patrimonio a cui vanno aggiunte ville da sogno e immobili custoditi solo in parte nella Dolcedrago, la holding controllata dallo stesso Cavaliere e con una piccola quota di Marina e Pier Silvio. Ebbene, Fininvest è controllata dalle sette holding di cui quattro hanno fatto capo finora direttamente a Silvio Berlusconi per circa il 61%. Il resto è suddiviso in parti uguali fra i figli con quote del 7,65%. Diritti azionari uguali per tutti, dunque. Anche se il ramo dei figli più piccoli ha avuto di fatto, finora, un peso maggiore. 

Ma in gioco ci sono altri diritti acquisiti negli anni sul campo. Pier Silvio, ceo di MediaForEurope, considera le tv di casa come un suo “prodotto”. Mentre Marina, determinata come il padre, ha messo le radici in Mondadori, di cui è presidente, oltre a guidare da presidente la stessa Fininvest, nel cui consiglio figurano oltre a Pier Silvio anche Luigi e Barbara. Per la verità Barbara, ex presidente del Milan, non ha mai nascosto la sua propensione all’editoria e si era anche ipotizzato anni fa un suo ruolo in Mondadori e Fininvest nel caso Marina fosse entrata in politica, ma non se n’è fatto nulla. Del resto Marina non cede spazio facilmente. Eleonora e Luigi si occupano invece da sempre di altro. Sono imprenditori ma non hanno ruoli di peso nelle aziende di famiglia e sono titolari anche della B.e.l. Immobiliare. Ora il primo riassetto delicato riguarderà proprio Fininvest, nonostante il richiamo «alla continuità sotto ogni aspetto» espresso ieri in un comunicato della holding. 

 

L’EREDITÀ

Quel 61% del gruppo va diviso per una quota pari ai due terzi del valore, in parti uguali tra i cinque figli (con un 8,13% a testa in modo che abbiano quasi il 16% ciascuno). Ma la discrezionalità di chi redige il testamento, in questo caso il Cavaliere, permette di distribuire a scelta il restante 33% della quota (pari al 20,4% di Fininvest) in modo da assicurare il controllo a Pier Silvio e Marina che potrebbero avere fino al 26% a testa, complessivamente, in caso di destinazione totale della quota disponibile. Dosare questa quota consente di blindare la governabilità del gruppo, prevenendo eventuali burrasche di famiglia, e quindi di mantenere invariati gli equilibri a valle tra Mediaset e Mondadori. A meno di accordi diversi tra i fratelli. Si tratta di mettere al sicuro la stabilità tenendo presente che sono due le rotte tracciate negli anni dallo stesso Silvio Berlusconi.

Il primo obiettivo è costruire «quella casa pan-europea della televisione» da tempo in gestazione. Alle «opportune sinergie in Europa per competere in un mercato ormai globale», aveva fatto riferimento lo stesso Cavaliere nell’autunno del 2020 di fronte ai rumors di vendita da parte di Fininvest, lasciando immaginare anche un piccolo passo indietro della famiglia rispetto a un gruppo europeo, ma non un disimpegno. Perché il secondo obiettivo proclamato da Berlusconi è il mantenimento delle radici italiane. «Mediaset è un patrimonio del Paese e rimarrà italiana», aveva fatto sapere. Ora si vedrà.

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