Berlusconi, perché il testamento non viene aperto? L'atto di morte frena la pubblicazione. E per la Fascina ora spunta il diritto di abitazione ad Arcore

Ecco i motivi del ritardo nella pubblicazione

Eredità Berlusconi
Eredità Berlusconi
di Rosario Dimito
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Venerdì 30 Giugno 2023, 18:43 - Ultimo aggiornamento: 18:44

Si chiarisce il mistero alla base dei tempi lunghi per l’apertura del testamento di Silvio Berlusconi. Non ci sono scogli o intoppi particolari. Tra gli adempimenti preliminari alla pubblicazione delle ultime volontà del Cavaliere, da compiere da parte del notaio Arrigo Roveda, ce n’è uno essenziale e burocratico: secondo quanto ricostruito dal Messaggero.it da fonti dirette, per la pubblicazione è necessario l’estratto dell’atto di morte.

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I ritardi

Questo documento di stato civile serve per dimostrare formalmente l’avvenuto decesso, il luogo e la data della morte e anche dati aggiuntivi come il nominativo del coniuge, l’indicazione della paternità o della maternità, ma anche se la persona nella sua vita è stata sposata o ha divorziato.

Tendenzialmente per il rilascio ci vogliono 30 giorni. L’estratto di morte è un documento più completo del certificato di morte. Siccome Berlusconi è deceduto il 12 giugno, i 30 giorni scadrebbero il 12 luglio ma potrebbe esserci qualche ulteriore allungamento sempre burocratico: metà luglio.


A rilasciare questo atto è il comune dell’ultima residenza, quindi Arcore. Ma siccome l’imprenditore-politico è deceduto al San Raffaele, che ricade nel territorio nel comune di Milano, quest’ultimo deve trasferire le carte a quello del comune situato in provincia di Monza Brianza. Alla redazione dell'estratto dell'atto di morte partecipa un ufficiale sanitario che è un medico.  Ottenuto l’estratto di morte, il notaio convoca tutte le parti (eredi e legati) con una specifica comunicazione dando un congruo periodo di tempo.

La tipologia di testamento

A proposito di testamento, entrando nei dettagli tutt’altro che marginali, quello di Berlusconi è quasi certamente un testamento pubblico che non è stato scritto dal de cuius, cioè il fondatore di Fininvest ma dal notaio, innanzi al quale si è presentato, che ha trascritto, alla presenza di due testimoni le ultime volontà. Il notaio ora, in parallelo all’attesa dell’estratto dell’atto di morte, comunque sta svolgendo alcune attività propedeutiche alla determinazione della quota di legittima che è la porzione pari a 2/3 del patrimonio di Berlusconi che spetterà solo a Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora, Luigi, essendo separato formalmente dall’ultima moglie Veronica Lario. Per delineare la legittima va fatto un calcolo riassunto da una semplice formula, molto complicata da applicare al testamento di Berlusconi: dal relictum, cioè dal complesso dei beni appartenenti al de cuius, ossia ciò che è rimasto nel patrimonio ereditario al momento della morte, vanno sottratti i debiti e, sorpresa che finora non era emersa perchè nascosta nelle tecnicalità del diritto successorio, molto complesso, anche le donazioni.

 

 

Il patrimonio del Cavaliere

Quindi dal patrimonio di Berlusconi valutato attorno a 5-5,5 miliardi, dei quali 3 miliardi certi riconducibili alle società quotate (50% di MFE-Mediaset, 30% di Mediolanum, gestita da Massimo Doris, 53% di Mondadori), il notaio dovrà detrarre i debiti intestati personalmente al fondatore del gruppo e alle società a lui riconducibili e anche le donazioni dirette e indirette fatte in vita. Le donazioni sono contratti con i quali, per spirito di liberalità, una persona ne arricchisce un’altra. Naturalmente influiscono le donazioni di un certo valore parametrato alle disponibili del de cuius, di cui è possibile avere certezze. Potrebbero rientrare tra le donazioni i 20 milioni lasciati all’ex fidanzata Francesca Pascale cui spetta anche un emolumento di 1 milione l’anno, tanto per fare un esempio. Ma siccome Berlusconi era un generoso, nel calcolo rientreranno tutte le altre liberalità di cui ci sono tracce concrete. 

 

La Fininvest e Marta Fascina

Il testamento non dovrebbe sconvolgere gli assetti della Fininvest, con la leadership confermata nelle mani di Marina e Pier Silvio, anche dopo l’attribuzione della quota disponibile relativa al 20% circa della holding di via Paleocapa. Data la complessità delle disposizioni e il valore dei beni si potrebbe procedere a un inventario da parte del notaio o dalla cancelleria del tribunale di Milano avvalendosi di qualche esperto. Il tutto funzionale a eventuali compensazioni di valore.

Poi c’è il capitolo dei lasciti alla “quasi moglie” Marta Fascina: oltre a una parte del cash, potrebbe ricevere opere d’arte e l’uso della villa di Arcore. Ma al contrario dell’usufrutto che è un diritto specifico che attribuisce all’usufruttuario oltre all’utilizzo del bene anche la possibilità di darlo in locazione, e’ molto più probabile invece che alla “quasi vedova” Fascina sia stato assegnato un diritto di abitazione per tutta la vita. Questo significa che la villa Arcore sarà di proprietà di uno dei figli, probabilmente Marina visto il solido legame creatosi fra le due donne.

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