Test rapidi e a pagamento: già dieci casi di positivi asintomatici. La Asl avvisa: «Così è rischio caos»

Test rapidi e a pagamento: già dieci casi di positivi asintomatici. La Asl avvisa: «Così è rischio caos»
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Martedì 26 Maggio 2020, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 12:26
Mentre ieri il bollettino epidemiologico segnava due nuovi contagia da coronavirus nella provincia di Taranto (e solo 7 pazienti ricoverati nell’hub Covid del Moscati), il via libera della Regione Puglia ai test rapidi per la diagnosi di infezione da Sars-Cov-2, sta creando una pericolosa e incontrollata rincorsa all’autoanalisi. Nella provincia di Taranto, a poche ore dalla trasmissione della circolare del Dipartimento promozione della salute che autorizza l’esecuzione dei test da parte dei laboratori di patologia clinica e microbiologia accreditati con il Servizio sanitario regionale, ci sono stati già una decina di casi di positività su soggetti asintomatici. Ed è il primo problema di cui si è già fatto carico o se ne occuperà il Dipartimento di prevenzione della Asl avvertito dai responsabili dei laboratori.

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Esistono evidenze, però, di un vero e proprio «mercato libero» dei test eseguiti fuori dai controlli a prezzi che oscillano dai 25 alle 35 euro. Il cui esito in caso di positività (per quanto riguarda i sommersi), resterà sconosciuto a meno di denuncia da parte dello stesso interessato che a quel punto si rivolgerà alla struttura pubblica per chiedere la conferma del tampone. La situazione che rischia di sfuggire dimano, è già motivo di nervosismo e preoccupazione all’interno del Dipartimento prevenzione della Asl ionica dove sarebbe stata già avviata una interlocuzione con il Dipartimento promozione della salute della Regione Puglia per chiedere l’emissione di una circolare che detti regole più stringenti ai laboratori accreditati. Il grosso problema che si potrebbe presentare in quello che potrebbe diventare uno screening di massa incontrollato, è l’impossibilità di risalire alla catena di contagio dei soggetti che risulteranno (o sono già risultati) infettati dal virus. E’ quella procedura che attraverso la ricerca e l’analisi degli spostamenti dell’interessato permette di individuare le persone che potrebbero aver contratto l’infezione e quindi, non presentando sintomi, da sottoporre ad isolamento fiduciario.

Una pratica che offre maggiori risultati quanto più breve è il tempo in cui il possibile vettore viene individuato e conosciuto dalle strutture dedicate alla prevenzione. Risultato, questo, difficilissimo se non impossibile da raggiungere quando la rete di laboratori è così vasta e senza un reale coordinamento o controllo. Su questo verte l’osservazione del dottor Giuseppe Briatico Vangosa, specialista in medicina del lavoro e medico competente e consulente della «Ecopan» di Taranto, la società che si è già occupata, per conto di ArcelorMittal, di eseguire i primi 140 test rapidi con la tecnica della goccia di sangue prelevata da altrettanti lavoratori del siderurgico. Lo specialista fa notare una prima importante imperfezione della circolare della Regione Puglia che è quella della logistica dove potere eseguire i prelievi.

«Ricordo a tutti che per far partire i test sui dipendenti Mittal – afferma –, abbiamo dovuto allestire una tensostruttura esterna, validata e certificata dal Dipartimento prevenzione, che è un vero e proprio laboratorio mobile assolutamente isolato e protetto che permette l’isolamento del sospetto positivo con la contestuale segnalazione al Dipartimento di prevenzione che provvederà ad eseguire la conferma con il tampone orofaringeo». Garanzie impossibili da garantire nei laboratori privati che con il prelievo venoso riescono a dare il risultato solo diversi giorni dopo, in alcuni casi anche una settimana. «Nel frattempo dove è stato e quali e quante persone ha incontrato il paziente?», si chiede e fa notare il medico del lavoro Briatico Vangosa. La norma per l’esecuzione del test rapido mediante prelievo venoso, che offre una attendibilità del 95% (a quanto pare facilmente aggirabile), prevede la prescrizione del proprio medico curante che trasmette la richiesta, su ricetta bianca, direttamente al laboratorio scelto dal paziente.
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