La sfida del pusher sui social: «Maresciallo non ci prendi». Arrestato

Gli accertamenti degli inquirenti sono partiti tre anni fa dopo il primo sequestro

La sfida del pusher sui social: «Maresciallo non ci prendi». Arrestato
di Mario DILIBERTO
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 20 Marzo 2024, 21:46

La sfida del pusher alle forze dell'ordine viaggiava sui social e sulle app. Non solo attraverso i messaggi, non di rado costruiti con termini criptati, per le trattative di grosse e piccole quantità di droga. Ma anche mediante un breve video girato sulle note del trapper Niko Pandetta tra sorrisi ammiccanti e banconote sventolate e persino addentate. «Maresciallo non ci prendi» il ritornello che girava on line. Ieri all’alba, però, a prenderli sono arrivati i poliziotti della Mobile chiudendo il cerchio di una vasta attività antidroga avviata ben tre anni fa. Un lavoro capillare con il quale si è puntato ancora una volta il faro sul business del traffico e dello spaccio della droga, da tempo oramai l’affare principe della mala tarantina.

Le carte

Un mercato nel quale non esitano a lanciarsi rampanti e giovani emergenti nel panorama della criminalità jonica. Nelle cinquecento pagine dell’ordinanza firmata dal giudice Maccagnano, il brillante magistrato tratteggia addirittura l’esistenza di una «vera e propria consolidata joint- venture criminale» contestata dagli investigatori ai tarantini Gabriele Guarino, di soli 23 anni, e Antonio Cardone, di 26 anni. I due, stando alle accuse formulate a loro carico, avrebbero compiuto un vero e proprio salto di qualità, riuscendo ad infilarsi nel mercato dei narcotici da autentici trafficanti. «Che Guarino Gabriele - spiega il gip nel suo articolato provvedimento a proposito del più giovane dei due inquisiti - sia diventato uno dei più attivi trafficanti di stupefacenti della città si trae anche dalle parole con le quali, dopo aver acquistato una panetta di hashish, sollecita il fornitore a rifornirlo abitualmente di droga da spacciare. Il Guarino - specifica il magistrato - in tale occasione ha fatto presente che, laddove gli fosse stato praticato un buon prezzo, egli avrebbe assicurato uno smercio costante e remunerativo».

Di qui quella che per il giovane presunto pusher il gip non esita a definire «una propensione al delitto che può ben definirsi professionale, tenuto conto del suo preoccupante senso d’impresa criminale». Un profilo che viene collocato in un quadro costituito da fitti rapporti finalizzati da un lato a procacciarsi lo stupefacente, dall’altro a gestire i rapporti con i “clienti”. Consumatori di droga abituali che spesso finiscono per diventare complici dei loro spacciatori, mettendosi a disposizione per custodire quantitativi di droga in cambio di denaro o, più spesso, dello stupefacente per uso personale.

Elementi raccolti dagli investigatori guidati dal questore Gambino, attraverso il quotidiano monitoraggio della città, ma anche, nello specifico, attraverso il ricorso ad intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche. Proprio con questa attività, gli inquirenti sono riusciti ad individuare i canali, vicini e lontani, attraverso i quali gli indagati dell’inchiesta “Nettuno” sarebbero riusciti a procacciarsi rilevanti quantità di cocaina e hashish, ma anche di droghe sintetiche destinate allo spaccio in discoteca.

In questo senso tra le contestazioni evidenziate negli atti, si pone l’accento sulla capacità di importare, attraverso pacchi e corrieri, droga dalla Spagna. Un affare in cui sarebbero coinvolti diversi inquisiti colpiti dai provvedimenti restrittivi. Accanto al canale internazionale, però, sono stati individuati legami con la criminalità delle province di Bari e di Brindisi. Ma anche rapporti con trafficanti di sostanze stupefacenti nascosti nei quartieri Tamburi e Paolo VI.