Condannato per le molestie a una minore. ll prete non parlò, va a giudizio

Il tribunale di Taranto
Il tribunale di Taranto
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Giovedì 18 Aprile 2024, 23:04 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 07:56

Si è concluso con la condanna a sette anni di reclusione il procedimento con il rito abbreviato che ha visto alla sbarra un 47enne originario della provincia di Taranto, finito nei guai con la pesantissima accusa di aver abusato sessualmente di una minore. La vittima, all’epoca dei fatti contestati, era ospite di una casa alloggio situata nel territorio jonico. Una vicenda per la quale sotto processo è finito anche un sacerdote accusato di non aver riferito al pm quello che sapeva di questa brutta storia, opponendo il segreto confessionale. Con queste decisioni, quindi, il gup ha definito lo sconcertante vicenda sulla quale si sono accese le luci della procura.

La sentenza 

La sentenza di condanna è stata pronunciata dal giudice Fulvia Misserini al termine del giudizio abbreviato che ha visto imputato il 47enne. Lo stesso magistrato ha decretato il rinvio a giudizio per il secondo imputato del procedimento, un sacerdote della stessa comunità alloggio che è finito sotto accusa con la contestazione di false informazioni. Accuse formulate dal pubblico ministero, Vittoria Petronella, titolare dell’inchiesta che aveva definito la sua indagine con la richiesta di processo per entrambi gli imputati. La pm Petronella, al termine della sua requisitoria in camera di consiglio, aveva chiesto nove anni di reclusione per il presunto pedofilo che grazie al rito alternativo si è assicurato la riduzione di un terzo della pena. L’inchiesta è partita da una querela presentata dai genitori della minore, all’epoca dei fatti tredicenne, che denunciavano le attenzioni morbose di un adulto anche lui ospite dello stesso centro.

I fatti raccontati e confermati da altri volontari e dagli stessi dirigenti della comunità che avevano chiesto l’allontanamento dell’inquisito, si sarebbero verificati nel dicembre del 2021. 

Le accuse

Gli episodi per i quali il pubblico ministero aveva chiesto il rinvio a giudizio, consistevano nell’insistenza dell’uomo il quale, abusando dell’inferiorità fisica della ragazzina, l’avrebbe costretta «a subire atti sessuali – si legge nei capi d’imputazione a suo carico -, consistenti in palpeggiamenti sul sedere». In un’occasione, durante una visita di gruppo nel centro di Taranto, era accusato di aver fotografato e toccato il sedere della vittima. Questi ed altri atteggiamenti espliciti avevano convinto il magistrato inquirente a chiedere il processo per il 47enne difeso dall’avvocato Rita Ciccarese e per il sacerdote rinviato poi a giudizio. Quest’ultimo che ha affidato la sua difesa all’avvocato Martino Rosato, si sarebbe rifiutato di fornire informazioni opponendo il segreto confessionale riconosciuto ai ministri del culto cattolico. Secondo l’accusa, però, le informazioni apprese dall’uomo di chiesa che nell’organizzazione ricopriva il compito di assistente spirituale, non li avrebbe appresi in qualità di confessore del sospettato, ma nell’esercizio di un’attività di volontariato durante la quale sarebbe stato più volte messo al corrente degli atteggiamenti dell’indagato. Per l’avvocato Rosato che aveva chiesto il proscioglimento, il suo assistito avrebbe invece esercitato il suo ministero secondo precise regole del diritto canonico. 
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