Sospese dal lavoro per dei precedenti penali di decenni fa: la protesta delle dipendenti delle pulizie

Sospese dal lavoro per dei precedenti penali di decenni fa: la protesta delle dipendenti delle pulizie
di Nazareno DINOI
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Mercoledì 15 Febbraio 2023, 21:00 - Ultimo aggiornamento: 21:06

Per più di venti anni si sono occupante delle pulizie negli uffici giudiziari di Taranto. Ora lottano per difendere e riconquistare il posto di lavoro. Il motivo è che la loro fedina penale non è pulitissima. È il caso di sei donne alle dipendenze delle imprese appaltatrici dei servizi di pulizia e portierato delle sedi dove si amministra la giustizia a Taranto: Tribunale per i minorenni, tribunale di via Marche, Procura della Repubblica.

A giugno dello sorso anno le lavoratrici sono state sospese dal servizio, senza stipendio, su disposizione della presidenza della Corte d’Appello di Lecce che ha scoperto a loro carico dei precedenti penali, alcuni molto vecchi e di lieve gravità.

Abbastanza per giudicarle non più affidabili.

La protesta

Un’ingiustizia, urlano le donne che per difendere il posto di lavoro hanno iniziato una complessa battaglia legale assistite dall’avvocato Fabrizio Del Vecchio e dalle organizzazioni sindacali Cisal e Uil che hanno sposato la loro causa. «Siamo deluse e arrabbiate, ero ancora giovane quando ho iniziato questo lavoro e vedermi sbattuta fuori in questo modo mi ha fatto davvero molto male», dice una di loro che ora di anni ne ha 62 ed era una quasi ragazzina quando fu condannata per furto.

«Per un piccolo errore commesso da giovane del quale quasi non ricordavo più – si sfoga la lavoratrice -, mi trattano ora come una criminale da allontanare e isolare dopo che per 23 anni non ho fatto altro che ricevere atti di stima e di rispetto da tutti». Non da tutti, a quanto pare. Tutto è nato da una segnalazione indirizzata al presidente Lanfranco Vetrone nella quale si avvisava «che alcuni addetti al servizio di reception e pulizia avevano subito condanne».

I casi

Così è partita la verifica che ha interessato tutto il personale alle dipendenze delle imprese affidatarie di questi servizi. Dalla scrematura sono venute fuori dieci casi per i quali è stato chiesto l’allontanamento. Alcune per reati di una certa gravità, altre per piccoli furti o allacci abusivi alla rete elettrica. Un’ingiustizia anche per l’avvocato Del Vecchio che ha già impugnato i casi su cui dovranno ora esprimersi i giudici della sezione lavoro del Tribunale jonico. Le donne denunciano inoltre una disparità di trattamento perché quattro di loro che erano state sospese perché pregiudicate, sono state riammesse in servizio. «Non capiamo perché solo loro e noi no, eppure – dicono le escluse - sono quelle che hanno condanne per reati gravi anche di mafia». Nemmeno l’avvocato Del vecchio sa spiegarsi il doppio trattamento.

Il legale contesta anche il merito dei provvedimenti adottati facendo notare, ad esempio, che i reati sono stati commessi prima dell’assunzione originaria e che per tutto il tempo trascorso, anche più di vent’anni, nessuna di loro ha ricevuto contestazioni o richiami. Lavoratrici esemplari, insomma, macchiate da errori da pagare con il licenziamento. Un lavoro umile e part time per solo 18 ore settimanali che le donne non vogliono perdere così alcune hanno accettato la proposta della azienda di impiegarle in altre sedi per 8 ore settimanali. «Una miseria che accettiamo per non uscire fuori dall’organico, ma non rinunceremo a quello che ci spetta», dicono convinte le donne che ora attendono con speranza la decisione del giudice del lavoro.

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