Da Dema Dar a Minermix: a Brindisi 150 i posti di lavoro a rischio

Il sito produttivo di Minermix
Il sito produttivo di Minermix
di Lucia PEZZUTO
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Sabato 28 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:21

Continua a destare grande preoccupazione la decisione di Dema di voler chiudere i due stabilimenti di Brindisi del gruppo (Dema e Dar). Un fronte caldo che insieme alla vertenza Minermix rappresenta un forte campanello d’allarme, segnale di una crisi economico industriale che va allargandosi a macchia d’olio. Dall’aeronautica al comparto metalmeccanico per arrivare alla chiusura delle centrali a carbone e la riconversione green si prospettano tempi duri per le maestranze anche per le piccole aziende degli indotti senza una giusta pianificazione.

La punta dell'iceberg

Della società  Dema è solo l’ultimo caso, in ordine di tempo, dove la grande azienda con la perdita delle commesse e l’aumento dei costi tra materie prime e carburante, decide di tirare il freno a mano e tagliare. Sono 150 i posti a rischio, tutti sul territorio brindisino. Tanto i sindacati, quanto il mondo della politica è in allarme. «Sarebbe un altro schiaffo al Sud, un ulteriore segmento di territorio conquistato dalla desertificazione industriale», dice Antonio Spera, segretario nazionale Ugl Metalmeccanici. «Esprimiamo pepr questo tutta la nostra contrarietà all’intenzione del Gruppo Dema di chiudere due stabilimenti brindisini, mettendo a rischio 150 posti di lavoro».

Ugl definisce «inaccettabili» le dichiarazioni espresse, durante l’incontro presso il Mimit, dell’amministratore delegato del gruppo Dema che illustrando la situazione finanziaria del gruppo ha parlato del calo delle commesse e delle difficoltà nel mantenere attivi gli stabilimenti brindisini. Le dichiarazioni di Rodolfi hanno immediatamente allertato i rappresentanti del territorio brindisino. «Dimostrano prima di tutto scarsa responsabilità nei confronti del territorio di Brindisi- ha proseguito Spera- Pur a fronte di un calo di commesse, occorre salvaguardare un territorio che ha sempre dato tanto in termini di produzione e di qualità. Invece di tentare la strada del rilancio, il gruppo Dema avrebbe intenzione di chiudere i due stabilimenti di Brindisi, uno della Dema e l’altro della controllata Dar, e di ridimensionare quelli campani di Somma Vesuviana e Paolisi, Benevento». 

La politica chiama in causa il governo

Alla luce di ciò l’Ugl ma anche lo stesso commissario regionale di Forza Italia, l’on Mauro D’Attis e Fratelli d’Italia, nella persona del consigliere comunale di Brindisi, Massimiliano Oggiano, hanno tirato in ballo il governo. «Chiediamo un incontro urgente al ministro delle Imprese Adolfo Urso», ha detto il numero uno dell’Ugl Metalmeccanici. «È necessario fare piena luce sulla vicenda, dopo anni di gestione fallimentare, nonostante l’utilizzo di finanziamenti pubblici, portata avanti da manager nominati dal Fondo di investimenti e scaricando sul personale il prezzo di tutti gli errori. Con la chiusura degli stabilimenti Dema e Dar, l’Italia perderebbe una parte importante del suo patrimonio industriale di eccellenza, che ancora oggi possiede una capacità produttiva molto superiore a quella in discussione, senza neanche tentare la strada della continuità e del rilancio industriale e quindi la salvaguardia dell’occupazione». Anche le altre organizzazioni sindacali hanno preso atto negativamente di quanto dichiarato dai vertici aziendali. Hanno sottolineato che le linee guida illustrate sono inadeguate al confronto, non prevedendo né continuità e rilancio industriale, né salvaguardia dell’occupazione. Hanno aggiunto che l’immediata dismissione dei siti di Brindisi riguarda attività previste per essere integrate e sinergiche rispetto a quelle del gruppo svolte negli stabilimenti campani. Hanno rilevato che la soluzione prospettata comporterà la perdita di un patrimonio industriale di eccellenza progettato e realizzato negli anni, ovvero la disgregazione di un complesso industriale strategico e con una capacità produttiva molto superiore a quella in discussione. 

Non solo il settore aeronautico

Ma se la perdita dei 150 posti di lavoro nel settore aeronautico preoccupano non sono da meno neppure i 59 dipendenti a rischio della Minermix che annuncia, con le stesse motivazioni di Dema, la chiusura dello stabilimento di Fasano e Galatina. «Abbiamo respinto al mittente tali provvedimenti, chiedendo la revoca dei licenziamenti e la valutazione di percorsi alternativi che possano dare maggiori garanzie ai lavoratori», hano detto a questo proposito Antonio Macchia (segretario provimnciale della Cgil di Brindisi) e Giuseppe Maggiore (segretario della Fillea Cgil Brindisi). Il prossimo 6 febbraio ci sarà un altro Tavolo regionale, dove necessariamente dovranno essere valutate altre ipotesi per questi lavoratori, come l’utilizzo degli ammortizzatori sociali previsti dalle normative, in particolare della cassa integrazione straordinaria. «Come Cgil di Brindisi e Fillea Cgil di Brindisi daremo il massimo impegno affinchè vengano attuati tutti gli strumenti per scongiurare la perdita di questi posti di lavoro». Dopo due anni di pandemia il caro energia, il calo delle commesse e il ridimensionamento delle produzioni industriali accompagnati dall’aumento dei costi, rappresentano solo l’inizio di una lunga stagione di crisi

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