“Finti” incidenti stradali per truffare le assicurazioni: rischio processo per 94. Ci sono anche medici e avvocati

“Finti” incidenti stradali per truffare le assicurazioni: rischio processo per 94. Ci sono anche medici e avvocati
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Martedì 21 Febbraio 2023, 20:51 - Ultimo aggiornamento: 21:39

Una lista di 94 imputati. E dieci compagnie di assicurazione individuate come parti lese. 
Sono questi i numeri finali dell’indagine con la quale la Polizia Stradale ha inquadrato le manovre di una presunta organizzazione che avrebbe lucrato sul “business” degli incidenti falsi. Per gli imputati infatti, è giunta la richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pubblico ministero Remo Epifani e il prossimo 17 aprile tutti dovranno presentarsi nell’aula bunker del quartiere Paolo VI per il primo appello dell’ udienza preliminare dinanzi al giudice Gianna Martino. 

Le richieste della Procura

Sarà il magistrato a vagliare la richiesta di rinvio a giudizio con la quale il pm Epifani ha definito la maxi indagine. A carico di tredici imputati il pm ha ipotizzato la contestazione di associazione per delinquere. Oltre ai due presunti promotori, nella presunta organizzazione figurano quattro legali e due medici. Secondo gli investigatori della Polizia Stradale, il gruppo costituirebbe l’apice dell’associazione per delinquere, con base a Taranto, che si sarebbe specializzata nel fabbricare incidenti stradali a tavolino con lo scopo di raggirare le assicurazioni, spillando risarcimenti non dovuti grazie alla presentazione di documenti falsificati. Carte fabbricate appositamente, secondo la tesi degli inquirenti, per sostenere danni a mezzi e a persone in sinistri mai avvenuti. 
L’indagine della Polizia Stradale esplose ad aprile dello scorso anno con la notifica delle misure cautelari disposte dal gip Giovanni Caroli su richiesta del pm Epifani. 
Quel giorno ai domiciliari finirono i presunti promotori della “stangata, due uomini e una donna, tutti tarantini, mentre per gli avvocati e i medici ritenuti complici del raggiro, il gip dispose la misura interdittiva della sospensione dall’attività professionale. 
I legali, stando alle contestazioni, avrebbero gestito le pratiche di risarcimento, mentre i medici avrebbero fornito le certificazioni prodotte a sostegno delle istanze, ritenute indispensabili per trarre in inganno le compagnie e ottenere i risarcimenti ritenuti “indebiti”, attraverso la presentazione di denunce alle dieci compagnie individuate come parte offesa del procedimento. 
Per loro l’accusa, come si è detto, è rimasta quella iniziale di associazione per delinquere finalizzata alla truffa assicurativa. 
Gli altri imputati per i quali è stato richiesto il rinvio a giudizio, invece, già all’epoca vennero denunciati a piede libero, con le accuse, contestate a varo titolo, di frode assicurativa, falsa testimonianza e falso in atto pubblico.

Ipotesi per le quali ora rischiano di finire sotto processo. Primo appuntamento in aula in udienza preliminare a metà aprile. 

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