Ex Ilva, dipendente licenziato via mail durante il corteo di protesta. L'annuncio al megafono

L’iniziativa è indetta dai sindacati Fim, Fiom, Uilm e Usb e alcune associazioni delle imprese vi partecipano direttamente. Anche il Pd, gli Ordini e i Collegi professionali sostengono la protesta odierna

Ex Ilva, la protesta dell'indotto: operai, sindacati e associazioni in corteo
​Ex Ilva, la protesta dell'indotto: operai, sindacati e associazioni in corteo
di Domenico PALMIOTTI
5 Minuti di Lettura
Lunedì 29 Gennaio 2024, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 11:35

Uno al momento, ma potrebbero esserne altri: un lavoratore dell'ex Ilva è stato licenziato via mail durante il corteo di protesta in atto da questa mattina. L'annuncio dei sindacati al megafono. Il motivo?  Una piccola azienda subappaltatrice dell'indotto di Acciaierie d'Italia ha "interrotto drasticamente tutti i lavori di manutenzione al proprio interno". 

Il licenziamento. cosa è successo

I licenziamenti per una piccola ditta subappaltatrice dell’indotto ex Ilva di Taranto arrivano via mail, proprio mentre è in corso la protesta di lavoratori, imprenditori e trasportatori, e vengono comunicati in diretta ai manifestanti in corteo (circa 6.000) quando sono sulla statale Appia non distanti dalla direzione dello stabilimento. È stato un delegato della Uilm a leggere dallo smartphone a tutti gli altri il contenuto della lettera che un lavoratore licenziato dall’impresa gli ha inviato.

Sarebbero circa 15 i licenziati ma il contenuto della missiva aziendale è uguale per tutti. I licenziamenti decorrono da dopodomani.

L’impresa in questione comunica che Acciaierie ha “interrotto drasticamente tutti i lavori di manutenzione al proprio interno”. Pertanto dice l’impresa al dipendente, “il suo rapporto di lavoro viene risolto per giustificato motivo oggettivo e pertanto dovrà ritenersi licenziato in data 31 gennaio 2024. Le sue spettanze, unicamente ai suoi documenti di lavoro, saranno a disposizione presso i nostri uffici”. Da fonti sindacali si apprende che l’azienda sinora ha preso il lavoro da altre imprese appaltatrici di Acciaierie ed ha avuto già problemi nella corresponsione di stipendi e tredicesima.

La protesta

Dalle 7 di oggi c'è a Taranto la protesta comune dei lavoratori dell’indotto di Acciaierie d’Italia, sindacalisti, trasportatori, titolari delle imprese appaltatrici e rappresentanti di alcune associazioni di categoria come Aigi, Confapi e Casartigiani. L’iniziativa è indetta dai sindacati Fim, Fiom, Uilm e Usb e alcune associazioni delle imprese vi partecipano direttamente. Anche il Pd, gli Ordini e i Collegi professionali sostengono la protesta odierna.

 

Le associazioni datoriali Aigi, Confapi e Casartigiani, che partecipano alla manifestazione unitaria davanti all'ex Ilva di Taranto, insieme a lavoratori e sindacati, parlano di «data storica per la città». Per la prima volta a manifestare con le stesse medesime rivendicazioni sono imprenditori e organizzazioni sindacali che scendono per strada in difesa della città. Manifestano per l'ex Ilva, la madre di tutte le vertenze mentre Taranto si è trasformata «nella città delle vertenze». Le aziende dell'indotto temono di perdere i propri crediti, che secondo Aigi ammonterebbero ad almeno 180 milioni di euro, in caso di ricorso all'amministrazione straordinaria per l'ex Ilva, così come accaduto nel 2015. Le imprese, che da diversi giorni hanno fermato ogni attività garantendo solo il pronto intervento per le emergenze e la messa in sicurezza, hanno già chiesto la cassa integrazione per oltre 2.600 lavoratori. Per le associazioni datoriali «a rischio è la tenuta economica dell'intero territorio perché il default delle imprese e la chiusura della fabbrica si riverbererà sul reddito pro capite di ogni singolo cittadino».

Mittal via da Taranto

Al grido "Morselli e Mittal via da Taranto" operai, sindacati e imprenditori stanno sfilando attorno al perimetro dello stabilimento ex Ilva di Taranto per chiedere al governo di estromettere la multinazionale dalla compagine societaria di Acciaierie d'Italia e assumere il controllo dello stabilimento. ArcelorMittal detiene il 62% delle quote, mentre lnvitalia è in minoranza con il 38%. Tra i soci non c'è accordo sulla ricapitalizzazione e l'acquisto degli asset e diventa sempre più probabile il ricorso all'amministrazione straordinaria. La mobilitazione è organizzata dalle sigle metalmeccaniche, che denunciano il progressivo spegnimento degli impianti. I manifestanti chiedono a "Meloni di cacciare via i franco-indiani. L'amministratore delegato Lucia Morselli - sostengono - sta portando lo stabilimento alla chiusura. ArcelorMittal è pregata di andare via immediatamente". Il corteo si snoda attorno alla fabbrica con in testa operai e sindacati che mostrano bandiere e striscioni, scandendo slogan contro la multinazionale e lanciando appelli al governo. A seguire la colonna di tir degli autotrasportatori che, al pari delle altre ditte dell'indotto, chiedono il ristoro delle fatture scadute, temendo di perdere i propri crediti con la messa in amministrazione straordinaria di Acciaierie d'Italia.

La crisi

Al centro c’è la crisi, sempre più complessa, di Acciaierie, ma ora a preoccupare e ad allarmare sono i crediti che le imprese avanzano proprio da Acciaierie - che Aigi e Casartigiani valutano complessivamente in quasi 180 milioni -, il lavoro che nel siderurgico non c’è, la cassa integrazione sinora chiesta per circa 2.600 persone, la metà della forza dell’indotto, e l’impatto dell’amministrazione straordinaria verso la quale Acciaierie è ormai incamminata.

Il concentramento è nell’area della portineria imprese e da qui si snoderà il corteo che sfilerà tutt’intorno al perimetro esterno siderurgico approdando infine sull’Appia, la strada che da Taranto va a Bari, dove é la sede della direzione di stabilimento. A Taranto città i cartelli luminosi di infomobilità segnalano blocchi stradali per manifestazione sulle arterie per Bari, Statte, comune alle porte del capoluogo, e Brindisi-Taranto per Bari. Analogo avviso ha lanciato anche la Questura.

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