Verso la sfida al Milan. Bigon, assist a Baroni: «Il Lecce è squadra in salute»

Verso la sfida al Milan. Bigon, assist a Baroni: «Il Lecce è squadra in salute»
di Antonio IMPERIALE
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Venerdì 21 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:24

Le emozioni rimbalzano sul filo dei ricordi. Storie di squadre, il Napoli, il Milan, il Lecce, storie di uomini. Albertino Bigon allenava il Napoli che vinse lo scudetto nel 1990. In quel Napoli c’era Marco Baroni. «Lasciò il segno con il gol alla Lazio, su assist di Maradona, che ci valse la vittoria del campionato, con una città impazzita di gioia, come sta accadendo quest’anno. Marco fu artefice di una stagione semplicemente straordinaria - dice il tecnico veneto, settantacinque anni nell’ottobre scorso-. Non fu solo un grande giocatore, Baroni, il suo contributo a quello scudetto fu determinante anche sul piano umano. Soffriva quando facevo qualche scelta diversa. Mi accadde di non mandarlo in campo una volta per un motivo tattico deciso all’ultimo momento e se ne fece un cruccio, del quale mi dispiacque. Ci teneva ad esserci sempre. Capì che avevo fatto solo una scelta tattica e tutto rientrò subito. Lo seguo con attenzione e quasi da tifoso in questa sua carriera da allenatore. Gli voglio bene. È una persona intelligente, che sa dialogare con i calciatori, sa fare scelte, sa leggere le partite. Ha tutto per essere un ottimo allenatore. E mi piace come sia stato capace di dare un volto al Lecce, anche se gli ultimi risultati non sono stati felici. Ma la squadra salentina avrebbe meritato la vittoria contro la Sampdoria per l’alto numero delle opportunità prodotte».

Milan-Lecce che arriva domenica lo vedrà nelle vesti di doppio ex. Nove anni da calciatore all’ombra della Madonnina, 218 partite, 56 gol, scudetto, tre volte la Coppa Italia, una Coppa delle Coppe. Da allenatore ha allenato il Lecce nella stagione 1991-92, in serie B. Diciotto partite e poi l’esonero. «Lecce ce l’ho sempre nell’animo. Ho ricordi bellissimi, una città fantastica. L’esonero? Lo vissi ricordando ciò che diceva il mio grande maestro, il professore Franco Scoglio: l’esonero può essere una medaglia d’oro. Mi richiamarono alla ventiquattresima giornata, arrivammo ottavi. Era il Lecce di Terraneo, di Garzia, di Moriero, di Carannante, di Levanto, Pasculli e Virdis ed era il Lecce di Conte. Mi sarebbe bastato tenere Conte sino al termine del campionato. E invece il campione andò alla Juve a gennaio. E ci mancò tanto. Io stesso lo avevo consigliato a Trapattoni. Prendilo, è un grande, sembrava dovesse prenderlo a giugno, invece lo portò subito via a gennaio». Milan-Lecce arriva dopo la semifinale Champions guadagnata dai rossoneri, che sembra siano tornati al meglio, e il pareggio del Lecce al quale ha fatto seguito l’accorato appello del presidente Saverio Sticchi Damiani ai tifosi. «Il Milan per me significa stagioni indimenticabili, gli anni della crescita, quelli giovanili, vissuti a Milanello, lunghe stagioni sulla grande scena del calcio. Il mio Milan era quello di Baresi, Maldini, Ancelotti, Donadoni, e tanti altri grandissimi campioni italiani. Il Milan di oggi io l’ho visto al meglio a Bologna, una grande prestazione. Si tratterà di vedere quale Milan Pioli manderà in campo, dopo la gara che è valsa la semifinale europea nel derby milanese con l’Inter, match che si veste di valori e significati speciali. Incontrare quel Milan sarà certamente un lavoro improbo per il Lecce. Gente come Leao o Calabria lascia il segno. Se Pioli manda il Milan B per il Lecce ci sono altre possibilità di contrastarlo. Mi piace sottolineare però che il Lecce ha il merito di credere in se stesso, grazie a Baroni, grazie alla società, grazie all’ambiente salentino che ama la propria squadra, che vive la serie A come occasione di grande orgoglio».

Da milanista nel cuore, Bigon si aspetta che il giovane Colombo esploda e magari l’anno prossimo vesta la maglia rossonera. «È un ragazzo che mi piace, che ha numeri, ha qualità, sta crescendo bene e contro il Milan vorrebbe mettersi in vetrina, fare qualcosa di grande a casa sua. Io credo ampiamente nella salvezza del Lecce. Il calo? Forse il fatto di essere arrivato, ad un certo punto, quasi a metà classifica può aver portato ad una deconcentrazione dalla quale però è sembrato riprendersi. Adesso i punti non sono più tanti e cinque lunghezze di vantaggio sulla zona proibita sono importanti ma non sono una garanzia. Contro il Milan, psicologicamente, al Lecce può essere utile ripensare a quanto di buono è stato capace di fare contro le grandi, nella fase migliore. E comunque la salvezza può metterla al sicuro negli scontri diretti che giocherà al Via del Mare».

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