Lecce, la salvezza porta la firma di mister Baroni. Tutte le scelte azzeccate

Mister Baroni abbraccia Ceesay
Mister Baroni abbraccia Ceesay
di Michele TOSSANI
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Mercoledì 31 Maggio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:55

Al termine di un campionato lungo e difficile, il Lecce è riuscito a centrare il traguardo della salvezza. Un obiettivo che pochi pronosticavano alla vigilia. A inizio stagione infatti tutte le griglie di partenza del campionato indicavano i giallorossi come l’ultima forza del torneo, destinata ad una sicura retrocessione. Nonostante queste fosche previsioni (che hanno stimolato il gruppo) Marco Baroni è riuscito a conquistare da allenatore quella salvezza già centrata A Lecce tanti anni fa da calciatore, con Sor Carletto Mazzone in panchina.
E lo ha fatto con la formazione più giovane del campionato (età media 24.5 anni), con il budget più piccolo fra tutte le venti partecipanti e con una rosa stravolta dal mercato estivo, che ha finito per cambiare i connotati della squadra che l’anno scorso aveva trionfato in B. In questo senso, la nuova compagine giallorossa è stata costruita per giocare un calcio diverso da quello messo in mostra nel torneo cadetto. Un calcio più reattivo, fatto di difesa e contropiede. Un approccio che inizialmente non pagava, con la squadra troppo passiva e alle prese con lo scotto di avere molti esordienti in categoria. 

Le cose sono migliorate quando Baroni ha proposto una fase difensiva più attiva, incentrata sull’aggressione alta volta a conquistare palloni nella metà campo avversaria per poi innescare rapide transizioni.

In quel momento il Lecce ha trovato la sua dimensione tattica. Con questo impianto l’undici salentino si è issato fino ad avere un margine cospicuo sulla terzultima. Il periodo migliore è stato quello a cavallo fra la sosta mondiale e la ripresa del campionato, quando i ragazzi di Baroni hanno inanellato tre vittorie consecutive ai danni di Atalanta, Sampdoria e Lazio.

Il rush finale

Poi il momento buio, con 9 sconfitte in undici giornate, che sembravano pregiudicare quanto di buono fatto fino ad allora. Alla fine però il rush finale, con due pareggi e la decisiva vittoria di Monza.
Dal punto di vista del gioco Baroni, una volta trovato l’approccio giusto, ha mantenuto la barra dritta, fedele a quel calcio intenso e verticale di cui sopra. Non a caso ad oggi il Lecce è l’ultima formazione della massima serie per possesso (40.9%) e la penultima sia per tempo medio ad azione offensiva (6.45sec.) che per numero di passaggi (2.41). 
Escludendo i possessi cominciati nel terzo difensivo, il Lecce è secondo per percentuale di passaggi in avanti (43%). I salentini sono primi per palle lunghe giocate dal portiere (77%).
Difensivamente i giallorossi sono fra le prime formazioni del campionato per PPDA (12.28) e per Build-up Disruption (+1.99%), indice che quantifica l’efficacia del proprio pressing sul possesso avversario. Questo modello di gioco era l’unico possibile per una formazione che ha più volte palesato limiti tecnici e decisionali con la palla fra i piedi, soprattutto nella trequarti avversaria. Il Lecce si è affidato molto ai cross (18.43 per 90 minuti a fronte di una media di 17.10 della Serie A) come arma di rifinitura privilegiata, spesso però sbagliandoli o non riempiendo a dovere l’area avversaria. A conferma di ciò c’è il dato dei tocchi negli ultimi sedici metri di campo che vede il Lecce al quartultimo posto con una media di 15.8 (p/ 90). 
Proprio per accompagnare meglio il lavoro del centravanti (ruolo nel quale sono stati alternati Ceesay e Colombo che, pur avendo dato il loro contributo, non sono esplosi come cannonieri) Baroni ha reimpostato il francese Oudin da mezzala, con buoni risultati. Quella dell’ex Bordeaux non è stata però l’unica trovata del tecnico leccese. A questa infatti va aggiunta la promozione a titolare di Gallo come terzino sinistro e l’intuizione di Baschirotto centrale a inizio stagione quando la moria dei difensori ha costretto i giallorossi a ripiegare sull’ex ascolano, formalmente arrivato in Salento come riserva di Gendrey.
In Baschirotto e Umtiti (e Pongracic finché il croato è stato disponibile) il Lecce ha trovato una coppia di centrali da far invidia a compagini più blasonate. I due infatti, aiutati da uno straordinario Falcone (ottavo portiere del torneo per gol evitati con un dato di 1.81) e da uno Hjulmand che si è confermato in categoria superiore, hanno contribuito a costruire la nona difesa per gol concessi (43) e la settima per xGA (42.08).
Su questa difesa, sempre alta per aiutare la prima pressione, il Lecce ha costruito la sua salvezza rendendo il Salento, ancora una volta, terra da Serie A.

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