Oudin si sposta a centrocampo: una risorsa in più per Baroni

Il Lecce si morde ancora le mani per la vittoria sfumata

Rémy Oudin
Rémy Oudin
di Michele TOSSANI
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Martedì 18 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:37

Il Lecce si morde ancora le mani per la vittoria sfumata nello scontro-salvezza contro la Sampdoria. A mancare domenica è stata soprattutto la finalizzazione. La squadra di Baroni ha effettuato ben 30 tiri, dei quali 11 nello specchio della porta difesa da Ravaglia. I giallorossi hanno prodotto un dato complessivo di ben 2.92 in termini di expected goals (xG). Mai in questo campionato il Lecce era arrivato a produrne di più in una singola partita.
Anche la qualità delle occasioni è stata importante, come dimostra il dato medio di xG per tiro (0.10). A venir meno quindi è stata la bravura nelle conclusioni effettuate. In pratica i giocatori salentini hanno sbagliato troppo al tiro. Contro la Samp, il Lecce cinico visto in altre giornate di campionato ha lasciato spazio ad un undici che ha prodotto molto ma che ha sbagliato ancora di più. All’interno di questo quadro (negativo per quanto concerne il risultato finale) è da sottolineare la prestazione offerta dalla squadra, soprattutto nei primi quarantacinque minuti di gioco. Il Lecce si è presentato con un baricentro alto (55.43m nella prima frazione), andando a pressare in avanti e recuperando diversi palloni trasformati poi in transizioni brevi, il marchio di fabbrica dell’undici di Baroni quest’anno.
A risaltare positivamente è stata anche la prestazione di Oudin.

Il francese è stato schierato a sorpresa dal tecnico leccese nell’inedita veste di mezz'ala ibrida, col compito di aiutare la prima pressione giallorossa e di supportare la fase di possesso.

L’ex Bordeaux ha svolto egregiamente i compiti, andando ad appaiarsi ad un dinamico Ceesay per formare la prima difesa del Lecce sul possesso blucerchiato. Quanto invece alla fase offensiva, Oudin ha portato dinamismo, andando ad occupare la zona di rifinitura e producendosi anche al tiro in prima battuta. La squadra forse avrebbe potuto servirlo maggiormente. Il francese ha giocato 31 palloni nei 73’ nei quali è rimasto in campo, prima di venir sostituito da Maleh. 

L'analisi

Nella fase iniziale del secondo tempo il Lecce si è abbassato, non riuscendo più ad esprimere quell’intensità e quella pressione ammirate a inizio gara. Così facendo la compagine giallorossa ha fatto rientrare in partita una Samp che Stankovic aveva stravolto all’intervallo (a riprova delle difficoltà incontrate) inserendo Murillo, Sabiri, Cuisance e Jesé. Proprio quest’ultimo è riuscito a trovare il gol del pareggio in una delle rare disattenzioni difensive dei padroni di casa. Subito il pareggio il Lecce si è riversato nuovamente in avanti rialzando il proprio baricentro (59.66m la media nel secondo tempo) senza tuttavia cambiare l’esito della partita e nonostante il fatto che la squadra di casa abbia registrato il 64% del proprio possesso totale (41%) nella metà campo offensiva.
In definitiva, il Lecce ha pagato i troppi errori: in fase di conclusione, di rifinitura (appena il 72% di passaggi riusciti) e di scelta dei modi e tempi di giocata. In questo senso è stata disarmante la gestione di alcuni contropiedi, come quello orchestrato da Ceesay e Gallo nel primo tempo o quello di Di Francesco nel secondo. E così il Lecce si ritrova con due punti in meno di quelli che la prestazione avrebbe meritato.

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