Taranta snaturata: «Una deriva antica». Ma Regione e Fondazione non replicano

Taranta snaturata: «Una deriva antica». Ma Regione e Fondazione non replicano
di Eleonora Leila MOSCARA
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Mercoledì 29 Settembre 2021, 10:56 - Ultimo aggiornamento: 15:16

Bocche cucite da parte dei destinatari della lettera aperta sottoscritta da 143 firmatari che accusano la Fondazione della Notte della Taranta e i vertici della Regione Puglia, di aver ceduto alla mercificazione del concertone andando contro ai principi originari dell'evento in balìa della deriva commerciale e televisiva. Una stoccata che arriva in tempi di bilanci quando l'unico argomento forte sembrava essere il grande riscontro in termini di consensi e di pubblico per questa edizione, più del solito, devota al pop con grandi ospiti della scena musicale del momento.
«La mia edizione della Notte della Taranta ha quasi raddoppiato gli ascolti rispetto all'edizione dell'anno scorso facendo registrare il record assoluto di questa manifestazione» aveva scritto sulla sua pagina Facebook il maestro concertatore Enrico Melozzi, ex direttore d'Orchestra dei Maneskin a Sanremo. D'altronde l'appello ai puristi era arrivato già in conferenza stampa quando, i maestri concertatori chiedevano comprensione per il lavoro svolto.
Appello che non ha sortito nessun effetto visto che, la doccia fredda è arrivata puntuale, seppur a distanza di un mese, con una nuova lettera aperta indirizzata al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e all'assessore alla Cultura Massimo Bray, l'ultima era arrivata nel 2019 quando Belén Rodriguez e Stefano De Martino erano stati confermati alla conduzione del backstage, e l'ideatore è ancora una volta il professor Andrea Carlino, storico presso l'Università di Ginevra.

Bocche cucite da Regione, sindaci e Fondazione: «Non cavalchiamo le polemiche»

La linea è quella di «non rilasciare dichiarazioni e non cavalcare la polemica» dicono i pochi che rispondono al telefono, le istituzioni regionali, i vertici della Fondazione, i sindaci della Grecìa si allineano su questo mutismo lasciando ampio respiro alla vecchia guardia da anni in attesa sulla riva del fiume.
Sergio Blasi, ex presidente della Fondazione, in maniera sibillina dichiara: «Tutto quello che ho da dire è scritto nel mio post su Facebook del 2015, quando ho lasciato la Fondazione. Io non parlo della Notte della Taranta, sarebbe come chiedere a un padre di parlare del proprio figlio».
Sta di fatto che sette anni fa Blasi non le mandò a dire in seguito alla sua decisione di dimettersi dalla Fondazione e lasciare così il Consiglio di amministrazione: «Il rischio concreto che intravedo - scrisse in quell'occasione Blasi - e che mi convince della necessità di un passo indietro, è che questo progetto possa essere sminuito nelle sue ambizioni alte, smettendo di esistere al servizio del recupero e la diffusione della musica e della cultura tradizionale salentina per servire più misere ambizioni.

Porto un esempio, semplice ma eclatante - continuava - quest'anno ricorrevano i cinquant'anni della scomparsa di Ernesto De Martino. Non si è ritenuto di organizzare non dico un convegno ma neanche un ricordo». Blasi ricordò nel suo scritto del settembre 2015 di aver tentato di avviare un confronto su questi temi, ma senza esito. «Un dibattito - spiegava - che gli attuali vertici non hanno mai ritenuto di cominciare, concentrandosi esclusivamente sull'evento».

I nodi della lettera alla Regione


Tra i punti toccati nella lettera aperta inviata ora dai 143 firmatari, compare anche la richiesta di ricostituzione un Comitato Scientifico autorevole e messo in condizione di svolgere dignitosamente i propri compiti. Ed è proprio dallo studioso Eugenio Imbriani, uno dei vecchi componenti del comitato dimessosi anch'egli nel 2015, che arrivano parole forti, sebbene il suo nome non compaia tra le firme di quest'ultimo documento.
«Questa deriva c'è da un po' di tempo - dice l'antropologo - il Covid ha accelerato queste trasformazioni, quando a comandare sono le necessità della televisione è evidente che i messaggi diventino inevitabilmente più banali o comunque vengano recepiti in maniera semplificata. Il discorso portato avanti dai firmatari, a parte la veemenza dei toni, ha una sostanza condivisibile».
«Sono convinto - continua Imbriani - che il lavoro fatto da cantanti e musicisti sia svilito da questo tipo di produzione, sarà contenta la Fondazione, probabilmente anche gli spettatori e gli artisti, io non ho più né resistenze né gravi opposizioni da fare a questo tipo di proposta, anche se non mi piace. Sono ormai completamente disamorato rispetto a questi temi. Auspico comunque che la Fondazione torni a svolgere quei compiti statutari che la impegnano nella direzione della ricerca, dello studio e della valorizzazione di questi temi».
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