«Dal libro al cinema, si fa così», a lezione dalla sceneggiatrice Gambaro che firma la serie tv "Lolita Lobosco"

«Dal libro al cinema, si fa così», a lezione dalla sceneggiatrice Gambaro che firma la serie tv "Lolita Lobosco"
di Eleonora Leila MOSCARA
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Giovedì 19 Maggio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 19:35

Un’opportunità di alta formazione quella che stanno vivendo in questi giorni i ragazzi dell’Accademia Mediterranea dell’Attore di Franco Ungaro, in collaborazione con il Polo biblio-museale di Lecce. Si tratta di un corso di sceneggiatura e scrittura cinematografica condotto dalla sceneggiatrice e scrittrice veneta Daniela Gambaro. «Mi sono trovata davanti dei ragazzi in gamba, molto curiosi e partecipi. – dichiara entusiasta la scrittrice – In questo corso trattiamo vari aspetti della scrittura cinematografica ma anche narrativa».

La Gambaro ha scritto storie per il cinema e per la televisione collaborando, tra gli altri, con i registi Matteo Garrone, Francesca Archibugi e Luca Miniero e, per la televisione, alle sceneggiature della nota serie “Le indagini di Lolita Lobosco” con Luisa Ranieri, de “I liceali”, e di “Summertime”.

Qual è il programma affrontato nel corso base di sceneggiatura?

«Abbiamo trattato la drammaturgia nel senso più esteso, in modo da capire come è strutturato il film e come si costruisce un personaggio. Nel caso del mio lavoro a chi mi ispiro, cosa tengo e cosa elimino Il corso prevede anche una parte più pratica, come ad esempio passare da un racconto ad una prova di scalettatura, le varie fasi di scrittura e la trasformazione di testi in scene».

Che tipo di confine esiste tra il mondo della scrittura e quello della sceneggiatura?

«Il confine tra questi due mondi è abbastanza sottile, nel corso parliamo anche di queste differenze. Per quanto riguarda me rappresentano parti diverse della mia vita, uno è il mondo del mio lavoro mentre l’altro è un momento di piacere. La scrittura per me è libertà, è una pausa che mi prendo dove condurre la storia in totale autonomia, il lavoro dello sceneggiatore invece è molto dialettico, necessita di confronti continui con i vari tasselli che compongono un film».

Con Dieci storie quasi vere la scrittrice si è aggiudicata la menzione speciale della giuria al termine della 32° edizione del Premio Italo Calvino per poi vincere anche il Premio Campiello Opera Prima 2021. Quali temi preferisce trattare nei suoi testi? È lei che va alla ricerca della storia o sono le storie ad arrivare con la vita che scorre?

«Sono sempre le storie ad arrivare, io cerco solo di mettermi in una posizione di accoglienza e ascolto per poi assecondarne forma, suono e respiro.

Nel mio ultimo lavoro con il quale ho vinto il premio Campiello, mi sono concentrata sul mondo femminile e sulla maternità vista però con un senso più ampio rispetto al classico significato. Non solo legame di sangue ma anche senso di profondo legame e accudimento, a volte reciproco e a volte no».

Lei, insieme a Gaudioso e Reale, è la firma di soggetto di puntata e sceneggiatura della serie tv “Le indagini di Lolita Lobosco”, per la cui seconda stagione le riprese sono cominciate proprio in questi giorni in Puglia. La serie è liberamente tratta dai romanzi di Gabriella Genisi; com’è lavorare sulla sceneggiatura di un altro scrittore?

«È molto interessante perché vanno prese delle decisioni, il testo è già ricco di spunti ma noi sceneggiatori dobbiamo coprire un minutaggio molto ampio quindi, abbiamo la necessità di ampliare la trama e, a volte, cambiarla per adattarla al formato televisivo. È importante essere fedeli al cuore di chi ha creato il testo di partenza ma, è necessario anche un tradimento per rendere un buon servizio al cambiamento di formato».

Qual è il rapporto con la scrittrice Genisi e con i suoi personaggi?

«Sento spesso Gabriella, ci confrontiamo e ci parliamo, lei è molto rispettosa del nostro lavoro. Basandomi sui romanzi e parlando con lei entro nel personaggio. Ad esempio per esprimere al meglio il legame che Lolita ha con la sua terra ho utilizzato il suo sentire, l’amore per la città del personaggio che ritorna, mette in discussione il suo vissuto e viene pian piano riconquistato dalla bellezza della sua terra fino a riconnettersi con le origini».
 

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