Studenti in fuga dagli atenei pugliesi: il 33% sceglie il Nord

Studenti in fuga dagli atenei pugliesi: il 33% sceglie il Nord
di Maria Claudia MINERVA
3 Minuti di Lettura
Domenica 2 Novembre 2014, 22:44 - Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 11:24
Cervelli sempre più in fuga dalla Puglia. Secondo lo studio condotto di Almalaurea per conto del Consorzio Interuniversitario Regionale Pugliese, s’ingrossa il numero di giovani che sceglie di studiare in altre regioni d’Italia. Esattamente, il 33 per cento dei ragazzi con residenza in Puglia, vale a dire 6.691 su 20.235, ha preferito andare via per laurearsi altrove. Le regioni che risultano più gettonate in quanto alla scelta degli studenti sono l’Emilia Romagna, al primo posto con il 26% delle preferenze, seguita dal Lazio, preferito dal 21%, dall’Abruzzo (18%), e dal Piemonte (2,6%).



A scegliere di lasciare la Puglia sono soprattutto le donne (esattamente il 57%). E i corsi che attraggono maggiormente sono quelli legati alle materie economiche, politiche, sociali e psicologiche. La ricerca, curata da Silvia Ghiselli, responsabile indagini per Almalaurea, ha analizzato anche i perché del trasferimento, attraverso una rivelazione online. Ne è risultato che il 38 per cento è partito grazie a una borsa di studio. Di quelli che hanno lasciato la Puglia, il 68 per cento rifarebbe la stessa scelta avendo riscontrato un effetto positivo sulla carriera.



Lo studio dice anche che il 70 per cento dei laureati pugliesi trasferiti non è rientrato al termine del percorso universitario. A circa due anni dalla laurea, la metà lavora. I ragazzi denunciano soprattutto la carenza di servizi e lo scarso rapporto tra Atenei e mondo occupazionale in Puglia.

C’è una parte del rapproto che è, invece, dedicata ai risultati occupazionali che per gli Atenei pugliesi non sono comunque negativi: il 45% riesce a trovare un impiego a un anno dalla laurea e il 71% a cinque anni, anche se con dieci punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale. Le professioni con maggiori sbocchi sono Medicina, Ingegneria, Economia. Il lavoro stabile (contratti a tempo indeterminato e attività autonome effettive) riguarda il 35 per cento degli occupati, ad un anno, laureati in Atenei pugliesi. Con un valore inferiore alla media nazionale, pari al 73 per cento. Le retribuzioni mensili nette dei laureati in Atenei pugliesi, occupati a tempo pieno, risultano inferiori an quelle rilevate per il complesso delle università del Sud e a livello complessivo, sia a uno che a cinque anni dal titolo. Si attestano infatti tra i 1200 e 1400 euro mensili.



In un momento di crisi come quello che si sta attraversando avere un figlio che studia a Bologna, Roma o Milano è un costo che non tutti riescono a sostenere, motivo per cui la mancata offerta formativa causa inevitabilmente ai giovani pugliesi una disparità di accesso al lavoro, che si ripercuote anche sulle borse di studio: quelle pugliesi non superano i tremila euro, contro una media nazionale di 400 euro in più e contro una regione come l’Emilia Romagna che rispetto agli Atenei pugliesi è in grado di offrire borse di studio di 3.700 euro.

La presentazione dei dati del rapporto Almalaurea rappresenta l’occasione per interrogarsi non solo sulle performance occupazionali e formative, ma anche sulle motivazioni alla mobilità dei laureati delle Università pugliesi.



«Dall’indagine - ha commentato il presidente del Cirp, Luigino Binanti – risulta la necessità da parte delle istituzioni di fare sistema e di creare territori adatti ad accogliere i ragazzi, offrendo servizi migliori, al momento non esistenti».