Xylella e ricostruzione del paesaggio, «Salento abbandonato. Non esiste una visione»

Xylella e ricostruzione del paesaggio, «Salento abbandonato. Non esiste una visione»
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Giovedì 31 Agosto 2023, 12:43 - Ultimo aggiornamento: 16:11


Gli alberi non votano. E sarà forse per questo che alla politica sembra non interessare la ricostruzione del paesaggio del Salento. Il mondo delle imprese, i cittadini, i sindaci - prima linea democratica e di ascolto delle comunità private di un paesaggio che era memoria e famiglia, croce e delizia - sono tutti concordi: «Ci hanno semplicemente abbandonati a noi stessi». Il sale sulla ferite. 

Ugento


«Non hanno fatto nulla per impedire la diffusione della Xylella e ora non dicono né fanno nulla su come risollevarci» si sfoga Damiano Reale, imprenditore vitivinicolo e turistico di successo, titolare del Vivosa resort di Ugento. Perché il paesaggio, tutelato dalla Costituzione, è sinonimo di agricoltura, ma anche di turismo di qualità e il mare - l'estate 2023 insegna - non è più sufficiente a reggere la concorrenza di Grecia, Albania, Montenegro. «Come si può pensare di rinaturalizzare un territorio così ampio, colpito da una calamità naturale così devastante senza una strategia di medio periodo? Se ognuno fa quello che vuole, come sta avvenendo - prosegue Reale - le risorse per risollevarci non saranno mai sufficienti».

Non solo. Chi dovrebbe occuparsi di seminare nel deserto? «Non ci sono più i contadini di un tempo, il tessuto sociale è cambiato come è cambiata la terra, dove oggi non si potrebbero più piantare ulivi a perdita d'occhio. Se si lasciano i cittadini da soli, ciascuno a pensare per sé, finirà tutto nell'abbandono» avvisa Reale, che è anche presidente del Consorzio della Doc Salice salentino. «In tanti anni, sul territorio non è mai stata aperta una discussione. Il Consorzio - conclude - conta nove Comuni e non sono mai stati interpellati, ma siamo noi il territorio, siamo noi la ricostruzione».

Tra Maglie e Scorrano

 
Basta spostarsi di pochi chilometri a Est, fra Maglie e Scorrano, per incrociare lo scoramento di Giovanni Guarini, imprenditore olivicolo che sui 250 ettari devastati da Xylella ha scelto di ripiantare la cultivar resistente Favolosa. «Probabilmente - racconta - l'anno prossimo potrò cominciare a vedere qualche frutto. Ma è già un altro mondo». Un mondo dove nessuno pensa più, come un tempo, a produrre olio lampante: «Non c'è più quel mercato, quell'idea insostenibile di olivicoltura, ora chi coltiva olivi deve farlo con vera passione e per motivazioni economicamente concrete. Prima in tanti lo facevano per ottenere i contributi dell'Europa». Xylella ha cancellato anche questo sottobosco di utilità spicciole che, a lungo andare, hanno condannato un territorio intero. Di olio oggi - spiega Guarini - «ce n'è pochissimo e costa tanto». Come il paesaggio: non esiste più e ricostruirlo costerà tanto tempo e notevole dispendio di risorse. «Per avere un paesaggio curato, serve un agricoltore che lo curi. La sfida - riflette Guarini - è riportare le persone in campagna. Noi, insieme ad altre aziende, abbiamo messo in piedi una filiera per accedere ai finanziamenti del Pnrr immaginando di piantare carrubi e fichi d'india, soluzioni sostenibili ed economicamente interessanti». Iniziative private, di piccoli gruppi di imprenditori o di associazioni, stanchi di vivere nel deserto. «Quattro anni fa ho avuto accesso ai fondi del Psr - prosegue - e ancora oggi aspetto una parte di quei soldi. Ho fatto domanda anche per le risorse destinate alla ricostruzione, ma non ne ho saputo più nulla. Siamo abbandonati completamente ed è tragico, mi creda. Perché sono passati tanti anni, il disastro ambientale è sotto gli occhi di tutti ed è tutto fermo». 

Caprarica


Caprarica, piccolo comune del Salento, era "Città dell'Olio". Ora di alberi vivi ne sono rimasti pochissimi e il sindaco Paolo Greco sa che «il processo di ricostruzione del patrimonio olivicolo è molto lungo, ma questi tempi non hanno ragioni agricole. Hanno ragioni burocratiche». Di più. «Parliamo peraltro - prosegue - di un percorso che non è stato in alcun modo organizzato, lo abbiamo fatto presente alla Regione in tutte le salse, ma credo che il tema della ricostruzione post Xylella non sia di interesse politico». Anche perché «nessuno ha il coraggio di dire ai tantissimi proprietari dei piccoli appezzamenti salentini che a loro non arriverà mai un euro perché non sono agricoltori. Né sono stati pensati strumenti per riunire queste persone in cooperative, organizzazioni in grado di intercettare i fondi disponibili». Per Greco, «l'unica opzione possibile è la nomina di un commissario o di una task force, perché una situazione così compromessa non può essere affrontata con leggi ordinarie. Equivarrebbe a combattere a mani nude». Qualcuno, fra Bari e Roma, resti in ascolto.

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