Xylella, parla Michele Emiliano: «Piano di rigenerazione già attuato per il 60%. Ma ora il Governo ci aiuti»

Xylella, parla Michele Emiliano: «Piano di rigenerazione già attuato per il 60%. Ma ora il Governo ci aiuti»
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Giovedì 31 Agosto 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16:11

Difende l’operato della Regione, il lavoro difficile svolto per sbrogliare lacci e lacciuoli burocratici che hanno impedito di procedere speditamente nelle attività di contenimento dell’epidemia da Xylella. E butta il pallone nel campo avversario, perché «le risorse e le capacità di una Regione sono limitate per far fronte a quella che è una emergenza nazionale. Abbiamo le nostre idee su come procedere - spiega il presidente Michele Emiliano - e la macchina amministrativa è pronta ad affrontare l’auspicato cambio di passo per ripristinare l’equilibrio economico, ambientale e paesaggistico del Salento. Ma attendiamo che il Governo batta un colpo e certamente questo non consiste nella nomina di un commissario, strumento già sperimentato senza successo».

Presidente Michele Emiliano, a Ceglie messapica, nei giorni scorsi, lei si è detto contrario alla nomina di un commissario per la gestione dell’epidemia di Xylella e della riforestazione delle zone devastate dal batterio. Perché è contrario?
«Lo stesso ministro Lollobrigida, in visita in Puglia, ha comunicato che la nomina di un commissario non è in agenda. D’altra parte, per convenire sull’opportunità di nominare un commissario, bisognerebbe prima intendersi sulle sue funzioni e sulle risorse umane e finanziarie da attribuirgli. La discussione non può prescindere da una corretta analisi delle criticità da affrontare sia nel contenimento dell’epidemia sia nel ripristino delle zone devastate dal batterio».

Ha avuto un confronto con il ministro Lollobrigida? Nei mesi scorsi è stato lui a paventare la nomina di un commissario, annunciando poi una iniezione di investimenti per la ricerca finalizzata a combattere Xylella. 
«Nel confronto bilaterale chiesto al ministro, sostituito per l’occasione dal sottosegretario con delega La Pietra, la Regione Puglia ha potuto dimostrare, dati alla mano, che l’attività di contrasto alla diffusione del batterio è condotta in maniera più che adeguata, tanto da far sperare nella definitiva archiviazione della procedura di infrazione aperta dalla Commissione Europea nei confronti dell’Italia nel dicembre del 2015, quando le attività erano proprio guidate da un commissario governativo. L’attività messa in campo dalla Regione certamente non potrà eliminare il batterio né impedire che lo stesso avanzi sia pure molto più lentamente che in passato ma senza dubbio, come sottolineato dagli ispettori europei, la Puglia sta applicando a partire dal 2017 rigorosamente i protocolli di difesa messi a punto dalla comunità scientifica internazionale».

E se il commissario prescelto fosse lei, le andrebbe bene?
«Non si può nominare un commissario senza dimostrare che queste spese per l’incarico siano giustificate dalla inefficienza del sistema ordinario che invece ha funzionato meglio del commissario che già era stato nominato nel 2014 dal governo Renzi su richiesta del presidente Vendola. E nominare commissario il presidente della Regione che secondo l’Unione Europea sta già facendo il possibile contro questo mostro, dopo anni di incertezze e omissioni prima che io diventassi presidente, non credo abbia senso. Ricordo a tutti che la diagnosi certa della presenza della Xylella in Salento risale al 2013 e quindi ben due anni prima che io diventassi presidente e che per quasi un anno dopo la mia elezione a gestire la malattia è stato proprio un commissario di governo. La questione riguarda prioritariamente le funzioni e le risorse, non se le debba gestire un commissario o la Regione».

La sensazione diffusa sul territorio, fra gli imprenditori agricoli, quelli turistici, i sindaci e anche fra i “semplici vacanzieri”, come l’ex presidente del CdA di Enel Michele Crisostomo - che ha scritto al nostro giornale - è tuttavia che si proceda a rilento con la riforestazione del Salento. Crisostomo ha invitato persino alla mobilitazione, a uno scatto di dignità. Cosa risponde?
«Siamo pieni di dolore nel vedere gli alberi morenti e i meno informati semplificano pensando che basti “uno scatto”. In realtà in questi anni sono stati risolti dalla Regione Puglia e dai Governi nazionali tantissimi problemi giuridici e burocratici che frenavano il reimpianto.

Ciononostante nel corso della riunione bilaterale, l’assessore Pentassuglia ha presentato lo stato di attuazione del Piano di rigenerazione del Salento. I dati indicano che l’avanzamento del Piano è al 60% in quanto la Regione Puglia ha erogato agli agricoltori 91 milioni di euro ed ha autorizzato altre imprese a reimpiantare per altri 42 milioni di euro su un totale di risorse assegnate alla Regione di 230 milioni. Tutto ciò pur considerando che le risorse nazionali sono state messe completamente a disposizione dallo Stato - tra legge, decreto interministeriale e decreti attuativi - solo nel 2023 e che diverse misure, per tali motivi, non sono ancora potute partire. Tutto ciò premesso, sono il primo ad auspicare che l’operazione di ricostruzione proceda sempre più speditamente e per ottenere l’accelerazione desiderata c’è bisogno di ulteriori semplificazioni legislative finora ostacolate».

La Regione ha sostenuto un progetto integrato di paesaggio, elaborato dalle Università, che affronterà fra qualche mese la sua fase sperimentale, in campo aperto, con “Terre pioniere”, primo test di riforestazione nell’area interna del basso Salento. Mandorlo, fichi, pistacchi e melograni potranno contribuire a riforestare. Finanziamento iniziale di 1 milione e 145mila euro di fondi Fesr Fse. Quante risorse la sua Giunta metterà sul piatto per restituire alla Puglia ferita il suo paesaggio? Ci ha pensato?
«Il progetto è sperimentale e riguarda una superficie limitata. Per poterlo estendere a un territorio più vasto servono risorse nazionali più consistenti. Per questo spero che l’annuncio del ministro di nuovi investimenti per la ricerca possa essere integrato da un analogo impegno a finanziare il rimboschimento generale delle aree di Taranto, Brindisi e Lecce colpite dalla Xylella».

Denaro e tempo sono le due variabili decisive per ricostruire quello che Xylella ha distrutto. Del denaro si è detto. Sul tempo, invece, cosa può dirci? Quanto ci vorrà? La professoressa Barbanente ha evidenziato le incertezze che si sono fino a oggi accumulate sul fronte della lotta al batterio, sottolineando che ora sarà la volontà politica a dettare i tempi della ricostruzione.
«Il ritardo che ha provocato l’infezione di milioni di alberi fu quello tra l’individuazione dei primi disseccamenti nel 2008, la diagnosi avvenuta nel 2013 e l’inizio della applicazione rigorosa delle misure di contenimento dell’UE che cominciò solo nel 2016 alla scadenza del commissario di governo e del dissequestro degli alberi da parte della Procura di Lecce. Ai fini della riforestazione le risorse economiche non sono l’unico vincolo. Anche la semplice operazione di espianto di una superficie di ben 130mila ettari richiede uno sforzo enorme che necessariamente non potrà avere dei tempi brevi. Occorrerà capire con che macchinari si procederà e che tempi serviranno con la migliore tecnologia disponibile che dovrà essere accompagnata dai tempi necessari allo smaltimento del legname espiantato».

Accanto al paesaggio c’è l’emergenza della produzione olivicola, ridotta ormai ai minimi termini. Cosa pensate di fare per aiutare i produttori?
«Abbiamo affrontato prima di tutto il problema delle aziende che svolgono attività economica, privilegiando la vocazione olivicola del Salento per offrire una prospettiva alle centinaia di frantoi che da anni non trovano materia prima per lavorare. Un percorso non semplice perché abbiamo dovuto attendere che venissero riconosciute dalla comunità scientifica delle varietà di olivo resistenti per poter eliminare il blocco al reimpianto imposto dall’Europa. Poi abbiamo dovuto promuovere un emendamento che consentisse di aggirare i vincoli paesaggistici per l’estirpazione e ancora dopo per consentire il reimpianto. In tutto ciò, considerando anche i primi 50 milioni messi a disposizione direttamente dalla nostra Regione, oggi possiamo contare su settemila ettari di oliveto ripristinati e su altri settemila ettari per i quali le aziende hanno già le autorizzazioni e le risorse per il reimpianto. Parliamo, però, di una superficie pari a poco meno del 20% circa di quella olivetata della sola provincia di Lecce. Servono soldi, tecnologie e determinazione da parte dei proprietari che vanno sostenuti e accompagnati in questa battaglia di interesse anche pubblico».

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