Lo uccise e nascose il cadavere: dopo 26 anni chiede perdono alla madre del ragazzo

Lo uccise e nascose il cadavere: dopo 26 anni chiede perdono alla madre del ragazzo
di Erasmo Marinazzo
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Martedì 14 Luglio 2020, 22:41 - Ultimo aggiornamento: 15 Luglio, 08:32
Le ha ucciso il figlio. Ed ora, 26 anni dopo, chiede perdono a mamma Corrada. Consapevole di quando sia difficile ottenerlo: «Capisco che sia quasi impossibile perdonare chi ha tolto la vita al proprio figlio». Perdono anche per averla privata del diritto di piangere sulla sua tomba. L’ergastolano Angelo Salvatore Vacca, 53 anni, di Racale, ha scritto una lettera alla madre, e l’ha indirizzata anche al fratello ed alle due sorelle di Claudio Giorgino, il ragazzo di Taviano che ammazzò il pomeriggio del 24 agosto del 1994 al culmine - scrive così nella lettera fatta recapitare al legale della famiglia, l’avvocato Biagio Palamà - di una lite.

«Ho portato questo peso per tutti questi anni ed avrei potuto continuare a tacere», si giustifica così. «Negli ultimi anni però qualcosa è accaduto in me, mi sono avvicinato alla fede, ho letto la bibbia e sono diventato uomo. Tante volte mi sono chiesto cosa avrei provato io se qualcuno mi avesse portato via mio figlio senza sapere nulla e senza avere un posto dove portargli un fiore. E questo mi ha portato a fare l’unica scelta che ormai era inevitabile. Cioè quella di assumermi le mie responsabilità e fare sapere a voi quello che era un vostro sacro santo diritto di sapere, cioè che fine avesse fatto Claudio».

Tre pagine e poche altre righe che sono uno spaccato della ascesa negli anni 90 della Sacra corona unita. Della considerazione del valore della vita che dava allora la criminalità organizzata. E di un codice malavitoso che avrebbe rischiato di ramificarsi in gran parte del Salento se intanto non fossero arrivati uno dopo l’altro i blitz e le condanne: Vacca ha richiamato quel Luciano Stefanelli ammazzato a colpi di kalashinikov nel 1995 e che lo vede scontare l’ergastolo perché accusato di essere stato uno dei mandanti. Ha scritto che quel pomeriggio Stefanelli avrebbe dovuto incontrare Giorgino dopo avergli strappato la promessa di punirlo con non più di un paio di ceffoni per il furto di 600 grammi di cocaina. Tuttavia Vacca si portò dietro un paio di pistole temendo una reazione ben più veemente di Stefanelli. Ma alla vista delle armi Giorgino gli sarebbe saltato alla gola. Ed alla fine Vacca avrebbe sparato per difendersi.

Una ricostruzione di quel delitto che al momento è univoca perché non ha riscontri. Una ricostruzione parziale. Intanto Vacca ha fatto un ulteriore passo in avanti sulla via del perdono, dopo la confessione dell’anno scorso che ha consentito il ritrovamento delle ossa di Claudio Giorgino in un pozzo di contrada Lazzarello, a Matino.
Un altro passo in avanti per conoscere la verità rimasta celata nei segreti della Scu per un quarto di secolo. A 92 anni mamma Corrada non ha perso la speranza di conoscere le sorti del figlio scomparso a 32 anni. Il tempo è come se si fosse fermato: la stanza del suo ragazzo è rimasta uguale a come l’aveva lasciata quel pomeriggio del 24 agosto del 1994. Non è stato toccato nulla. Come se potesse tornare da un momento all’altro. «Mi sembra doveroso che voi dobbiate sapere ciò che è successo quel giorno che può sembrare così lontano, ma che è talmente vivido il ricordo in me che mi opprime e mi schiaccia ogni istante della mia esistenza», ancora uno stralcio di quella lettera.

C’è un fascicolo che contesta l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e l’occultamento di cadavere. Se ne stanno occupando il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia, Guglielmo Cataldi, memoria storica di quegli anni, ed i carabinieri del Nucleo investigativo. A breve le ossa saranno restituite alla famiglia ora che il medico legale Alberto Tortorella e il professore Francesco Introna, direttore dell’Istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari, hanno consegnato la consulenza che tuttavia sostiene che quei reperti siano troppo vecchi per fornire la certezza di appartenere a Claudio Giorgino. C’è la parola del reoconfesso. Potrebbe bastare per dare una degna sepoltura. Il perdono è un’altra storia.
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