Sud Est, parla Viero: «Fuori dal tunnel in 18 mesi»

Sud Est, parla Viero: «Fuori dal tunnel in 18 mesi»
di Vincenzo DAMIANI
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Venerdì 25 Marzo 2016, 06:34 - Ultimo aggiornamento: 20:48

«Il passato è sotto gli occhi di tutti, adesso il nostro obbligo è concentrarci sul futuro di Ferrovie Sud Est per rilanciare questa azienda». Con la consegna della relazione alla Procura e alla Corte dei Conti, per il commissario Andrea Viero – chiamato dal ministero dei Trasporti a risanare una società sull’orlo del fallimento – la gestione Fiorillo è un capitolo chiuso. «Quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto, ora lasciamo che siano le autorità competenti a trarre le loro conclusioni. Quel che conta per noi è rilanciare Fse, le potenzialità ci sono».

Quali sono le prossime scadenze?
«Entro la seconda settimana di aprile vogliamo e dobbiamo chiudere il piano industriale, che dovrà essere approvato entro la fine di aprile. In questa maniera avremo le idee più chiare su cosa fare e come e dal primo maggio, con i fondi messi a disposizione dal ministero, potremo anche cominciare a pagare i debiti con i fornitori, punto cruciale per il risanamento dell’azienda».
 
Saranno utilizzati i 70 milioni di euro arrivati da Roma?

«A questa domanda potrò rispondere solamente dopo l’approvazione del piano industriale».

I pendolari pugliesi continuano a lamentarsi di un servizio di qualità scadente: treni fatiscenti, ritardi su ritardi, bus che saltano le corse. Avete un piano per migliorare la situazione?
«Abbiamo già programmato delle azioni urgenti per ridare dignità al servizio, che è il nostro core business».

Da dove pensare di iniziare?
«Dal 4 aprile saranno attivati due nuovi bus a due piani sulla linea Bari-Taranto. Questo era un intervento urgentissimo, ma ce ne sono altri in programma. Ad esempio, abbiamo quasi finito di preparare un bando di gara per l’acquisto di 10 nuovi autobus, entro la prima metà di aprile saranno a disposizione. Per la fine del 2016 contiamo di comprare, complessivamente, 60 bus affidabili e comodi per i nostri viaggiatori».

A soffrire maggiormente, però, è il trasporto ferroviario. Quali interventi avete programmato?
«Devo essere onesto, la situazione è molto più complessa rispetto al trasporto su gomma. Ci sono problemi più grossi che non si possono risolvere nel breve periodo. Questo non vuol dire che non stiamo facendo nulla, dico solo che i risultati e i miglioramenti si vedranno in un lasso di tempo più lungo, purtroppo. Abbiamo già stanziato 9 milioni di euro, soldi del ministero, per opere da eseguire subito sulla linea ferroviaria che ci permetteranno di ridurre i ritardi nelle corse».

Di che tipo di lavori si tratta?
«Parliamo di manutenzione straordinaria per l’armamento, andremo ad intervenire fisicamente, ad esempio, sui binari e i passaggi a livello. Però, i benefici non si noteranno prima di settembre inoltrato».

A proposito di treni, ci sono molti vagoni fermi sui binari ad accumulare polvere.
«È vero, è un problema di manutenzione. Per questo prima dicevo che cominciare a pagare i debiti con officine e fornitori è indispensabile, direi cruciale. Comunque, posso annunciare con una certa sicurezza che entro la fine di maggio riusciremo a rimettere in moto 8 o forse anche 10 Atr attualmente inutilizzati. A questi si aggiungeranno 5 elettrotreni, ma per la loro attivazione bisognerà attendere il prossimo autunno».

I dipendenti sono inferociti, non sono disponibili ad ulteriori sacrifici in busta paga. A che punto sono le trattative?
«Qualche novità potrebbe esserci dopo Pasqua, per ora è tutto fermo. Ma per salvare questa azienda tutti siamo chiamati a fare dei sacrifici, sono inevitabili».

Entro quanto tempo Ferrovie Sud Est potrà tornare ad essere competitiva?
«In 18 mesi noi possiamo essere fuori dal tunnel e tornare a correre. Passata questa difficile fase, dalla fine del 2017 credo che possa iniziare un percorso di sviluppo».

Nello scrivere la relazione depositata anche in Procura cosa l’ha scandalizzato maggiormente?
«Gli importi di molte consulenze e contratti sono stupefacenti, è sotto gli occhi di tutti. Ma la vicenda che mi ha colpito di più è quella dell’archivio: una storia sbalorditiva. E poi il fatto che in maniera sistematica non siano state rispettate le procedure che garantiscono la vita di un’azienda pubblica»

Non crede che chi avrebbe dovuto controllare non l’ha fatto, chiudendo più di un occhio?
«È una valutazione che non spetta a me, ma una cosa è certa: il sistema di controlli non è stato adeguatamente applicato all'interno dell'azienda e di questo credo che in parte l'organo amministrativo ne porti la responsabilità, in parte il contesto complessivo non è riuscito ad essere sufficientemente incisivo su operazioni o situazioni che, in qualche misura, potevano essere intuite. Quindi il sistema dei controlli sicuramente non ha funzionato».
 

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