Turismo, in Puglia servono 20mila addetti: «Difficile riuscire a reperirli tutti»

Turismo, in Puglia servono 20mila addetti: «Difficile riuscire a reperirli tutti»
di Valeria BLANCO
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Domenica 10 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:19

Primavera alle porte: ristoranti, lidi e hotel si preparano alla stagione turistica e, vista la cronica carenza di personale (soprattutto di quello stagionale) sofferta negli anni passati, quest’anno sono partiti per tempo applicando, forse per la prima volta, il principio della destagionalizzazione proprio alla ricerca di camerieri, chef, pizzaioli, receptionist, addetti alle pulizie e bagnini, solo per citare alcune delle categorie professionali più ricercate da qui ad aprile. Del resto, proprio negli anni in cui alcune attività non sono riuscite nemmeno ad aprire battenti perché non sono riuscite ad avere un numero congruo di addetti, si è finalmente compreso che il personale è l’elemento fondamentale per affrontare la stagione con serenità.

I numeri delle assunzioni

Per chi cerca lavoro nel settore del turismo o della ristorazione in Puglia, il momento non è mai stato così propizio: se il 2023 si è chiuso con un tasso di occupazione pari al 51% (dieci punti in meno rispetto alla media nazionale del 61,6%), da febbraio ad aprile le imprese pugliesi prevedono di assumere 66.060 risorse, l’11,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2023 (superiore alla media nazionale). A livello territoriale - secondo i dati di Unioncamere-Excelsior - la provincia con il più alto numero di nuovi ingressi previsti, nel trimestre, è Bari con 29.280 assunzioni, seguita da Lecce (13.900), Foggia (8.550), Taranto (7.380) e Brindisi (6.940). Le province più dinamiche per crescita rispetto allo stesso periodo del 2023 sono Taranto (+17%) e Brindisi (+13%). Sono i settori del commercio e del turismo (inteso come servizi di alloggio e ristorazione) a farla da padrona, prevedendo di assorbire in Puglia circa 20mila addetti, cioè circa un terzo di tutte le nuove assunzioni previste nel trimestre.

Le figure ricercate

A livello nazionale, secondo i dati Fipe-Confcommercio, le imprese turistiche sono alla ricerca di circa 246mila addetti in tutta Italia e la prima campagna di recruiting tra febbraio e aprile prevede che la ristorazione assuma più di 172mila lavoratori, con un +13% rispetto l’anno scorso. Le figure più ricercate, in Italia e, per riflesso anche in Puglia, si confermano quelle dei camerieri (ne servono 65mila su tutto il territorio nazionale), seguiti da cuochi (41.720 assunzioni) e baristi (23.900 profili).

Anche in Puglia, in vista di arrivi che promettono di superare anche quelli dello scorso anno di una stagione che, grazie alla Pasqua “bassa”, partirà con qualche settimana di anticipo, le campagne di recruiting specifiche per il personale dei settori ristorazione e turismo sono partite per tempo. Un migliaio le figure ricercate nel solo Salento, con i colloqui che si sono già svolti alla fine di febbraio.

«Anche quest’anno - commenta Nicola Pertuso, presidente regionale di Fipe-Confcommercio - siamo partiti con le assunzioni e grazie ai “talent day” organizzati da Arpal e ad altri strumenti messi a disposizione della Regione, la campagna di reclutamento sta andando un po’ meglio. Le ricerche, al momento, si rivolgono per lo più a personale che lavorerà nei fine settimana, mentre i veri contratti stagionali tipicamente vanno dall’1 maggio fino al 30 ottobre e per queste figure le ricerche partiranno a breve».

A fronte di numeri incoraggianti sul fronte del personale “desiderato”, però, il settore deve fare i conti con una carenza di addetti diventata ormai strutturale: un’azienda su due (il 49,2%) dichiara di avere difficoltà a reperire dipendenti. E, secondo gli addetti ai lavori, la rimodulazione del reddito di cittadinanza ha migliorato, ma solo di pochissimo, la situazione.

«Ci si trova - prosegue Pertuso - davanti alla necessità di reperire un numero elevatissimo di addetti che sarà impossibile da colmare, sebbene rispetto allo scorso anno si avverte un piccolo miglioramento dovuto alla rimodulazione del reddito di cittadinanza. Ma il problema è principalmente demografico: rispetto agli anni ‘90 abbiamo circa il 60% di giovani in meno e questo si avverte in tutti i settori lavorativi. La previsione è infatti che anche quest’anno che non tutte le aziende riusciranno a coprire il fabbisogno al 100 per cento, per questo alcune non riusciranno ad aprire».

E allora è stato necessario predisporre un piano B. «Intanto - spiega Pertuso - a giorni si aprirà il decreto flussi a cui faremo affidamento per assumere una quota di lavoratori non comunitari. Stiamo poi valutando insieme alle scuole una formula di tirocnio di primo livello che consenta ai giovanissimi, non ancora maggiorenni, di fare esperienza e di imparare, per un massimo di quattro ore al giorno da concludere entro le 22, e di essere retribuiti. Su questi tirocini sono previsti anche sgravi fiscali che faranno bene alle aziende».

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