Turismo, Bit 2024 in bilico. La Regione spiega: «Fondi bloccati»

Turismo, Bit 2024 in bilico. La Regione spiega: «Fondi bloccati»
di Alessandra LUPO
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Giovedì 14 Settembre 2023, 05:00

La coda dell’estate porta con sé il brivido della paura per il settore turistico pugliese. Dopo le polemiche sul caro vacanze e il nodo legato alla bolla degli affitti, la Puglia rischia di perdere la sua principale vetrina internazionale, ossia la Bit 2024 dove la regina del turismo quest’anno rischia di non essere nemmeno presente. 
Il rischio è concreto e riguarda da una parte le risorse per la nuova programmazione ancora bloccate e dall’altra il criterio di spesa dei Fondi di sviluppo e coesione che il governo intende destinare ai soli investimenti, tagliando fuori le attività considerate alla stregua di spese corrente, come la Bit. Le risorse necessarie non potranno quindi essere attinte dai fondi europei, perché quelli stanziati per il periodo 2021-2027 non potranno essere spesi per turismo e cultura. Né per l’appunto si potrà attingere dai fondi di sviluppo e coesione (Fsc) per i vincoli imposti dal governo. 

Il commento di Lopane

Dalla Regione lanciano l’allarme: «La partecipazione alla Borsa Italiana del Turismo, che si terrà dal 4 al 6 febbraio a Milano, potrebbe saltare», ha dichiarato apertamente l’assessore regionale Gianfranco Lopane. «Si è esclusa, con una scelta che non condividiamo, la possibilità di finanziare infrastrutture immateriali e iniziative legate alla spesa corrente, così restiamo bloccati - ha spiegato il titolare della delega al Turismo  -. E il tempo per la programmazione sta per scadere». L’allarme più volte lanciato da Michele Emiliano e dall’esecutivo, in primis dall’assessore allo Sviluppo Economico Alessandro Delli Noci, sembra quindi sul punto di mietere la prima vittima: il sistema turistico pugliese, che insieme alla Bit potrebbe veder saltare una lunga serie di analoghe iniziative di promozione. Fieristica e non. 
La conferma arriva anche da Luca Scandale,  direttore generale di Puglia Promozione. «Posso confermare che senza una soluzione non saremo in grado di programmare l’annualità 2024, inclusa la partecipazione alla Bit che si terrà a febbraio 2024 – spiega il numero uno dell’agenzia regionale per il Turismo –. Tutte le attività di Puglia Promozione, dalla comunicazione alla promozione, passando per l’accoglienza, il prodotto turistico e l’innovazione sono senza fondi per il 2024. E questo ci impedisce di fare la programmazione del prossimo futuro». 
In discussione infatti c’è l’intero programma di promozione. «Per il 2023 abbiamo stanziato circa 20 milioni: per le fiere, per gli infopoint della prima accoglienza, per il piano strategico “Puglia365”: iniziative per sostenere il turismo durante tutto l’arco dei dodici mesi», prosegue Lopane che chiede al governo di «sbloccare subito i fondi di coesione dando immediata indicazione di poter utilizzare le risorse per iniziative che abbiamo consolidato negli anni e di cui una destinazione come la Puglia non può pensare di fare a meno». 
E gli effetti pratici del blocco, come aveva già anticipato a giugno Alessandro Delli Noci, rischiano di desertificare l’intero comparto degli investimenti, non solo sul fronte turistico. L’assessore aveva infatti spiegato che con il blocco «non saranno più finanziati investimenti infrastrutturali per le grandi imprese, che invece sono stati per noi un attrattore importante per la Puglia. Per questo – ribadiva Delli Noci -, immaginavamo di mantenere quel canale di finanziamento grazie ai Fondi Fsc anziché con i Fesr. Ma alla luce di questa indisponibilità del Governo a sbloccare le somme, il rischio concreto è che le imprese vadano a investire altrove».
La paralisi, quindi, sembra al momento destinata a interessare vari settori, congelando anche i processi in essere. Nel frattempo la giunta sta cercando di rastrellare quanto possibile attraverso i Poc, programma operativo complementare. È il contenitore nel quale sono finiti circa due miliardi dei sette relativi alla precedente programmazione europea in arrivo da cofinanziamento nazionale, la cui spesa potrà avvenire entro il 2025. Ma si tratta di rimanenze, che per ora non sembrano in grado di dare troppe risposte.
 

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