Il ministero della Salute lancia l'allarme sul rischio di una carenza, entro un mese, di posti letto nelle terapie intensive della Puglia e la Regione risponde tornando ad allargare la sua rete di ospedali Covid. Da ieri, infatti, sono attivi nuovamente, come durante la prima fase, anche il Miulli di Acquaviva delle Fonti e la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, complessivamente 200 posti letto in più, cento a struttura. Da Foggia a Lecce, attualmente sono 26 i pazienti Covid ricoverati nelle Rianimazioni a fronte di 305 posti disponibili, ma il ministero della Salute e l'Istituto superiore della sanità inseriscono anche la Puglia tra le dieci regioni italiane considerate ad alto rischio per la tenuta delle terapie intensive.
È quanto emerge dal monitoraggio effettuato nell'ultima settimana: nel prossimo mese, la Puglia è tra le regioni che hanno una probabilità da alta a massima di superare la soglia del 30% delle terapie intensive occupate da pazienti Covid. Il livello di rischio più alto, rispetto a questo parametro, è segnalato per Lombardia e Liguria, le altre sono Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d'Aosta.
Anche l'indice Rt, quello che misura il livello di contagiosità, è sopra la soglia di allerta: 1,14 contro il limite fissato a uno. Ma il presidente Michele Emiliano è prudente nella lettura dei numeri: «Io - ha detto - non vedo il sistema sanitario in una situazione di difficoltà, è un po' in affanno come è normale che sia perché sta giocando una partita che è come la finale di Coppa del mondo. In Puglia ci sono 345 ricoverati e solo 23 in terapia intensiva, abbiamo un problema legato alla gestione dei tamponi e la trasmissione delle informazioni conseguenti». E ha annunciato: «In Puglia aumenteremo i drive-through e le persone, con criterio ovviamente, potranno decidere di andare a fare il tampone perché noi non siamo più in grado con il contact tracing, abbiamo più di 100 richieste in sospeso. Questo non significa che dobbiamo andare tutti a fare il tampone, perché è un Lea e deve esserci una indicazione».
Il governatore pensa anche di concedere ai pugliesi la possibilità di sottoporsi ai test anche senza un reale sospetto: «Se non c'è una indicazione sanitaria è giusto che il cittadino, comunque, possa andare dal privato e paghi il tampone.
«L'utilizzo di queste strutture - spiega l'assessore alla Sanità in pectore, Pier Luigi Lopalco - rientra nella nostra strategia di progressivo allargamento della rete di posti letto dedicati al Covid». «Ringraziamo i due enti ecclesiastici dichiara il direttore del dipartimento Politiche per la Salute, Vito Montanaro per la disponibilità e la collaborazione, certi che il sistema sanitario pugliese è uno solo e funziona insieme al Miulli e a Casa Sollievo».
Intanto si riaffaccia anche l'incubo della mancanza di mascherine tra i sanitari, che incide sulla prevenzione dei pazienti: le dosi di vaccino antinfluenzale «sono nella disponibilità della maggioranza dei medici di famiglia (che hanno chiesto agli italiani di mettersi in autolockdown) e sono arrivate nelle Asl, ma molti medici non le stanno acquisendo e dunque non stanno procedendo alla vaccinazione delle fasce di popolazione a rischio poiché stanno scarseggiando i dispositivi di protezione individuale dpi come mascherine, guanti e camici monouso», denunciano dalla Fimmg.