«La Dad non è scuola»: zaini ai cancelli degli istituti, scatta la protesta in Puglia

«La Dad non è scuola»: zaini ai cancelli degli istituti, scatta la protesta in Puglia
di serena COSTA
3 Minuti di Lettura
Giovedì 29 Ottobre 2020, 12:25 - Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 14:41

Scuole chiuse, monta la protesta dei genitori, soprattutto dei piccoli studenti delle elementari. «I bambini sono scossi e piangono al pensiero che non potranno vedere i loro compagni e i maestri»: è il lamento di mamme e papà che ieri, per l'ultima volta fino al 24 novembre, sono andati a prendere i propri figli da scuola. E le proteste si sono trasformate in manifestazioni: oggi alle 9 i siti in a Lecce davanti al II Circolo De Amicis, ma anche di fronte al Diaz, durante il quale adulti e bambini hanno appeso gli zaini ai cancelli in segno di protesta esponendo striscioni con su scritto Riapri la scuola, messaggio indirizzato al governatore Emiliano.

Al Don Milani di Galatone i bambini hanno invece inscenato un girotondo di fronte all'istituto scolastico per chiedere la riapertura delle scuole.

 

Lunedì le famiglie si incontreranno in piazza Sant'Oronzo alle 9, portando in mano un filo d'erba verde, simbolo delle speranze di bambini e ragazzi.
Monotematici i discorsi dei genitori: «Come faremo a organizzarci?». Questo il sentiment all'uscita dal De Amicis: «Mia figlia, che frequenta la seconda elementare, ha lacune impressionanti perché già lo scorso anno hanno dovuto interrompere la didattica in presenza dice Roberta, mamma di una bimba di 7 anni . Proprio ora che stava recuperando, chiudono. Mi toccherà portare i miei figli in studio, perché non so a chi lasciarli. Noi genitori dobbiamo pur lavorare». «Per mio figlio, non vedere gli amichetti è una sofferenza aggiunge Sandra, mamma di un bimbo di 9 anni . Il problema sarà anche farlo studiare in casa, perché, come l'anno scorso, mi risponderà: Perché devo studiare? Tanto domani non c'è scuola. E poi, le spiegazioni di noi genitori non valgono come quelle dei maestri».
La chiusura è definita come «il fallimento nella gestione del rapporto scuola-Covid da parte di chi ci governa» da Marzia Fiorentino, il cui figlio frequenta la quarta elementare. «Perché nella scuola pubblica non misurano la temperatura a bambini e docenti, come fanno nella privata? Mio figlio ha accolto male questa decisione, io malissimo: la dad non è adatta alla sua età e il 90% del lavoro è svolto da noi genitori. Non perché i maestri non siano bravi, ma perché è materialmente impossibile tenere i bambini attenti da casa».
Decisione «surreale», quella della Regione, per Eliano Martina, padre di una bimba di 7 anni: «Nel Nord non hanno chiuso tutte le regioni, a Lecce invece sì, nonostante non ci siano tanti contagi come nelle altre città. Fortunatamente, io e mia moglie ci siamo attrezzati acquistando pc e tablet per i nostri figli, perché prevedevamo che avrebbero chiuso nuovamente tutto. Capisco che per tutelare la salute di mia figlia sia stata presa questa decisione, ma allora che lo facciano in tutta Italia. Nella sfortuna Martina ha purtroppo chiuso pochi mesi fa il proprio negozio di artigianato nel centro storico leccese, proprio a causa del primo lockdown posso restare al fianco dei miei figli mentre fanno la didattica a distanza. Ma mia figlia si è messa a piangere, perché non potrà fare più pattinaggio: le manca la socialità».
E anche quando i genitori fanno smart working, come nel caso di papà Alessandro, non è detto che abbiano il tempo e la concentrazione per seguire i figli durante le lezioni: «Sto pensando di prendere un congedo parentale, che però mi costerebbe metà dello stipendio racconta il genitore .

Le scuole non sono la causa della diffusione del contagio, la misura presa è fuori luogo: nella scuola di mio figlio 3 classi sono state messe in quarantena, ma l'Asl ha spiegato che la carica virale dei bimbi è così bassa da non essere contagiosa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA