«Non è un tema di oggi, continuiamo a dire le stesse cose da anni. Se siamo a questo punto significa che c’è un’incapacità nella programmazione e soprattutto una disinvoltura nella gestione della sanità. Questi due elementi hanno come conseguenza meno servizi ai cittadini e personale che si riduce sempre di più». Le bordate arrivano dal pugliese Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri. Nel mirino ci sono indistintamente Regione e governo, al di là dei vessilli politici. Perché, spiega il presidente, la sanità non può essere gestita guardando solo alla spesa.
«Si fa la guerra ai professionisti ritenuti responsabili dell’aumento della spesa ma non è così - attacca Anelli - La giunta regionale dovrebbe fare un’operazione di trasparenza dicendo perché ci sono 450 milioni di splafonamento e di tagli oltre al dovuto.
Il caso Brindisi
Tema rovente, poi, quello dei medici esterni pagati anche 1.600 euro per un turno di 12 ore per sopperire alle carenze croniche grazie a una convenzione fra la Asl di Brindisi, bisognosa di medici per l’Utin e il Policlinico di Bari. «Ma in Veneto vengono pagati fino a 2mila euro - osserva Anelli - il tema dei gettonisti lo abbiamo più volte sollevato e risponde alla poca attrattività del nostro sistema sanitario. Mettiamocelo in testa: avremo sempre più dimissioni dei colleghi dagli ospedali. La sensazione di non essere considerati come professionisti che danno più del dovuto porta poi alla fine a fare una considerazione molto semplice: “ma chi me la fa fare?”». Caso Brindisi che continua a suscitare l’indignazione a causa della chiusura di punti nascita e la Chirurgia al collasso. Su questo argomento, l’assessore Rocco Palese proprio a Quotidiano - nell’intervista pubblicata domenica - ha ricordato che venerdì ci sarà un tavolo tecnico e non ha risparmiato frecciatine ai sindacati “che hanno impedito venisse approvata la norma per consentire al personale medico di restare in servizio fino a 72 anni”, scelta definita “davvero incomprensibile”.
Inevitabile la reazione sindacale. Aldo Gemma, segretario generale Fp Cisl Puglia, controbatte che gli strumenti necessari «si trovano dal confronto, sarebbe sufficiente applicare appieno i protocolli sottoscritti con i sindacati, a partire da quello siglato lo scorso 2 maggio 2023 in Regione Puglia, per affrontare e trovare soluzioni che diano risposte al fabbisogno di salute che perviene dai cittadini». E, rimarca il sindacalista, si tratta di protocolli «da riferimento sull’intero panorama nazionale, non possono rimanere inapplicati a causa delle “dimenticanze” dei Direttori generali: che la politica faccia il suo».
Scenario assai complesso, dunque. A tratti esasperato. E le aggressioni ai medici in Puglia ne sono la testimonianza. «Guardiamo però a 360 gradi il problema - chiosa Anelli - se uno ha un figlio che magari non ha un codice rosso ma è sofferente e non riceve risposte perché i medici sono impegnati, è chiaro che salti tutto. Senza giustificare la violenza, sia chiaro. Allora serve che il sistema torni a essere umano: non significa pittare di giallo le pareti ma dare risposte ai cittadini, confrontarsi e mettere i medici nelle condizioni migliori per lavorare».