Il caso sulla mancata riapertura delle discoteche scuote il Salento e la Puglia, da sempre oltre che meta ambita dai flussi turistici internazionale, anche tra le prime regioni nelle speciali classifiche di tendenza del “night life” del popolo della movida notturna. Il nuovo slittamento di una decisione sulla riapertura delle discoteche, nonostante il via libera di venerdì scorso del Cts, sta facendo discutere e non poco, gli addetti ai lavori. Imprenditori e operatori di settore scettici pure di fronte all’ipotesi “ristori” del Consiglio dei ministri e pronti a dare battaglia. E parte proprio da questi presupposti lo sfogo del presidente del Silb-Fipe, il salentino Maurizio Pasca, che in una nota si sfoga e chiede immediate soluzioni.
Il sindacato
«Abbiamo aspettato senza protestare, con educazione. Abbiamo assistito quasi tutte le sere, da quando in Italia è cessato il coprifuoco, ad assembramenti senza regole, feste abusive, giovani e meno giovani bere alcool senza nessun controllo. Abbiamo proposto in tutte le sedi istituzionali e politiche, di responsabilizzare la nostra categoria che da sempre svolge questo compito. Abbiamo suggerito un’apertura in sicurezza con il “green pass”, così da consentire a tutti di sentirsi accolti ed al sicuro in location super controllate. Ma non siamo stati ascoltati neppure quando abbiamo suggerito un esperimento pilota per le riaperture dei club in sicurezza», attacca Pasca, che chiede chiarezza e unità d’intenti. «Ora però bisogna agire e risolvere la questione per evitare un estate di party abusivi, di assembramenti fuori controllo e di giovani in preda al nomadismo alcolico».
I gestori
Francesco Susca (“Musica e parole”) annuncia: «A breve andremo a Roma davanti a Palazzo Chigi per un presidio permanente, giorno e notte, finché la politica non ci darà una data per la riapertura del nostro settore. Devono spiegarci il perché le nostre attività debbano rimanere chiuse, quando tutta Italia lavora in qualsiasi settore, anche senza regola alcuna. Gli esempi sono di fronte a tutti. E sono continui. Un affronto verso chi vorrebbe fare onestamente il proprio lavoro, ed invece è impossibilitato a farlo».
Amareggiati e stanchi della situazione si sono detti nelle ultime ore anche Pierpaolo Paradiso, del Praia di Gallipoli, e Paolo Pastore, del Riobò. «Siamo allo stremo e qui si continua a vaneggiare sulla nostra riapertura», affermano Paradiso e Pastore. «Due sottosegretari avevano garantito la riapertura al 10 luglio ma nulla di tutto questo si vede all’orizzonte, anzi l’unica cosa certa è il rischio del nostro default, altro che ristori. Numeri, i nostri, che fanno paura a tutti: spese di preapertura tra i 100 ed i 120mila euro, hub vaccinali pronti, tapponi acquistati, programmazioni artistiche fatte, caparre già inoltrate e soprattutto tutti i lavoratori a discoteca a casa senza stipendio né ammortizzatori sociali, perché lavoratori stagionali. Una questione, quella legata alla riapertura delle discoteche ed ai locali notturni - concludono i due imprenditori - che definire assurda e irrispettosa può sembrare persino riduttiva, se considerato che tutto questo avviene in una Repubblica che dice essere fondata sul lavoro».
Il dibattito si infiamma anche all’interno della politica regionale. Il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, Ignazio Zullo, afferma: «In questa estate rovente si balla dappertutto tranne che in discoteca. Per questo consideriamo legittimo il grido d’allarme degli imprenditori del settore, di fatto gli unici ad aver subito uno stop così categorico. Sollecitiamo gli assessori regionali al Turismo e allo Sviluppo Economico perché facciano pressioni sul loro governo perché il settore possa riaprire, chiaramente in sicurezza, entro pochi giorni».