«La crisi energetica è destinata ad avere profonde ripercussioni sui costi operativi di tutte le imprese energivore, compreso Acquedotto Pugliese, che è il secondo consumatore di energia della Puglia». Il caro bollette vale per tutti, anche e soprattutto per una delle aziende più importanti a livello europeo. A lanciare l’allarme è il presidente di Acquedotto Pugliese, Domenico Laforgia. Al momento non ci sono rischi o conseguenze immediate per i consumatori ma in prospettiva l’allerta è alta.
La prospettiva
Escludere razionamenti dell’acqua in futuro non è così scontato. Pompe di spinta, impianti di sollevamento, potabilizzatori, tutto quanto serve per immettere l’acqua nella rete idrica e fornire alla comunità un bene così prezioso e irrinunciabile ha un costo che dovrà necessariamente essere coperto senza incidere sulla capacità delle imprese di ammodernarsi per affrontare la transizione energetica.
«La bolletta dei consumi elettrici – spiega il presidente Laforgia – è la nostra prima voce di costo: è una voce che non possiamo tagliare e con i costi così alti i margini di manovra si riducono sempre più. Operiamo in un mercato regolato e svolgiamo un servizio pubblico essenziale, senza poter intervenire sui prezzi. Di fatto oggi siamo costretti a lavorare in perdita e in prospettiva, dovesse perdurare a lungo la situazione, sarà la capacità di spesa a risentirne».
Insomma, per adesso si riesce ad attutire il colpo grazie anche alla struttura dell’impresa.
Le dichiarazioni
«Abbiamo deciso di incrementare la nostra autoproduzione a 91 gigawattora che corrisponde al 20 per cento del nostro consumo di energia - annuncia nel dettaglio Laforgia - Dobbiamo renderci autonomi per abbassare i costi. AqP sfrutta già oggi tutte le potenziali fonti a disposizione: acqua, utilizzando i salti motori disponibili lungo la rete acquedottistica di trasporto, sole e biogas da digestione anaerobica dei fanghi di depurazione. Implementeremo il più possibile il parco rinnovabile che oggi può contare su 7 centrali idroelettriche con una potenza di 4,4 MW, 5 impianti fotovoltaici per complessivi 1,2 MWp e 1 impianto di cogenerazione a biogas da fanghi di depurazione di potenza pari a 0,4 MW».
Infine, una riflessione sulle possibili soluzioni a un quadro che sembra nascondere anche effetti speculative: «Le mie conoscenze accademiche mi impongono una riflessione: perché nel Paese non introduciamo il price cap per fonte? Qual è la ragione per permettere gli extrautili, per esempio pagando molto di più la produzione di energia elettrica dalle fonti rinnovabili che non hanno subito alcun incremento? La speculazione deve essere fermata prima che improverisca la nostra popolazione».