Regione, schiaffo del Pd a Emiliano sul caso Cassano: rischio frattura per la maggioranza

Regione, schiaffo del Pd a Emiliano sul caso Cassano: rischio frattura per la maggioranza
di Vincenzo DAMIANI
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Giovedì 20 Ottobre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 22:25

Al quarto tentativo Pd e M5S sono riusciti a centrare l’obiettivo: defenestrare Massimo Cassano dall’Agenzia per le politiche attive del lavoro (Arpal) della quale è stato, fino a oggi, direttore generale. In Consiglio regionale, però, è stata battaglia all’ultimo emendamento tra civici e dem e ora la maggioranza di centrosinistra rischia una frattura insanabile. I tre movimenti civici legati al governatore Michele Emiliano hanno tentato di salvare Cassano in extremis, con l’assessore Sebastiano Leo e il capogruppo Saverio Tammacco pronti a replicare alle ragioni dei loro alleati, ma alla fine si sono dovuti arrendere ai numeri. Con 18 voti favorevoli, 8 contrari (quelli dei civici) e 14 astenuti, è infatti passata la proposta di legge che cambia l’assetto societario dell’Agenzia per le politiche attive del lavoro (Arpal) e, di conseguenza, provoca l’immediata decadenza di Cassano. 

Il dibattito in Aula

È stato lungo e acceso il dibattito in Aula, con il centrodestra compatto che ha scelto di astenersi per mettere la maggioranza spalle al muro e lasciare che il “problema” venisse risolto nel centrosinistra facendo emergere i dissapori e i veleni. L’esito del voto dice che il Pd ha votato quasi compatto: la presidente del Consiglio, Loredana Capone, ad esempio, ha preferito astenersi, mentre erano assenti Michele Emiliano, Anita Maurodinoia e Michele Mazzarano, ma quest’ultimo solo per altri impegni. Durante il lungo ed estenuante dibattito in Aula, i civici, per bocca dell’assessore Leo, hanno provato a far passare il concetto, sostenuto da un parere dell’Avvocatura regionale, secondo il quale prevedere per legge la decadenza di un direttore generale sarebbe stato rischioso e potrebbe aprire un contenzioso. Dall’altra parte, però, il Pd non ha mollato e Fabiano Amati ha elencato una serie di sentenze della Corte Costituzionale sullo spoil system che non avallano la tesi dei civici. 
La proposta di legge era stata firmata da Amati, Tutolo, Mazzarano e Mennea.

L’Arpal, adesso, sarà guidata da un Consiglio di amministrazione composto da un presidente e due componenti, da un direttore e da un revisore unico. Così come per il direttore e il Cda, anche il revisore unico sarà nominato dalla Giunta regionale che ne stabilirà il compenso e sarà scelto tra gli iscritti nel registro dei revisori legali. I compensi in totale non potranno superare l’attuale stipendio del direttore generale, quindi a livello economico non ci saranno costi maggiori per la Regione. Con un emendamento a firma Amati è stato stabilito che con l’entrata in vigore di questa legge decade automaticamente il direttore generale e, nel periodo transitorio tra la decadenza e la nomina del Consiglio d’amministrazione, le relative funzioni saranno svolte dal direttore del dipartimento regionale delle Politiche del lavoro, nei limiti della gestione ordinaria e senza ulteriore compenso. Questo sistema di governance si potrà applicare anche a tutte le altre Agenzia regionali strategiche, ma prima bisognerà approvare singole leggi per ogni agenzia. 

Maggioranza spaccata

Il dato politico è che la maggioranza di centrosinistra si è spaccata, mentre il centrodestra può esultare da spettatore non pagante. La decadenza di Cassano rischia di aprire una seria frattura nella maggioranza, a Emiliano il delicato compito di mantenere gli equilibri per non rischiare di andare al voto anticipato. A questo punto è difficile dire sin dove si potrà spingere l’ormai guerra aperta tra Pd e civici. «Oggi la buona amministrazione – esulta Amati - ha trovato casa nel Pd e nell’azione della maggior parte dei consiglieri regionali. Mi spiace molto del tanto tempo e del grande contrasto registrato sull’argomento, anche quello di una parte della Giunta regionale. In ogni caso, ciò che conta è il risultato, finalizzato a verificare nelle prossime settimane eventuali opacità o le ragioni di numerose coincidenze tra selezione di personale e appartenenza politica». A replicargli è il capogruppo “Per la Puglia” Saverio Tammacco: «Siamo arrivati in aula con l’idea e l’intento di discutere una legge che avrebbe dovuto rendere più efficiente l’Arpal nella realizzazione delle politiche attive del lavoro chiedendo un nuovo assetto strutturale più funzionale alle esigenze dei cittadini e ci siamo ritrovati in un contesto di discussione di una legge “contra personam”». Il M5S è stato alleato del Pd in questa battaglia: «Finalmente si mette fine a una telenovela durata per mesi. Il voto è per un cambio di passo nella governance dell’Agenzia»: dichiara il capogruppo Marco Galante assieme a Cristian Casili e Grazia Di Bari. «La riforma della governance di un’Agenzia strategica - aggiungono - non era più rinviabile, viste anche le numerose vicende che continuiamo a leggere da mesi sui giornali e per le quali auspichiamo venga fatta al più presto la massima chiarezza». Per Antonella Laricchia «il voto rappresenta la sfiducia al governo regionale da parte della maggioranza». 
Fratelli d’Italia stuzzica i dem: «Benvenuto a bordo Pd – commenta il capogruppo Francesco Ventola - dopo qualche anno, approvando una legge che prevede la decadenza, ha capito ciò che noi da anni e anni avevamo sostenuto: Massimo Cassano non doveva essere nominato prima commissario e poi direttore generale dell’Arpal, non solo perché rispetto ad altri curricula arrivati era il più debole a titoli specifici, ma perché era evidente che si trattava di una nomina che veniva data in vista delle Regionali 2020. Cassano avrebbe garantito liste civiche per far vincere il presidente Emiliano».

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