Regione, l'imbarazzo in maggioranza e i cavilli per salvare Cassano: oggi nuova seduta del Consiglio

Regione, l'imbarazzo in maggioranza e i cavilli per salvare Cassano: oggi nuova seduta del Consiglio
di Alessandra LUPO
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 19 Ottobre 2022, 11:27 - Ultimo aggiornamento: 13:11

Questione di metodo o questione di merito? Lo spettro dell'incostituzionalità e i cavilli normativi aleggiano sulla decadenza di Massimo Cassano da direttore generale dell'Arpal Puglia. Ma il braccio di ferro sull'agenzia regionale del lavoro era e resta politico. E oggi in Aula potrebbe finalmente venire allo scoperto, facendo emergere una spaccatura in maggioranza tra chi ritiene di dover assecondare la benevolenza di Michele Emiliano nei confronti del suo ex fedelissimo, cui lo lega un rapporto di gratitudine elettorale, e chi invece vorrebbe passare un colpo di spugna sui trasversalismi in Regione e provare a rimettere in piedi una maggioranza stabile a trazione Pd.

L'incontro

Nel mezzo tra la domanda e la risposta a questo interrogativo la riunione dei civici di ieri sera in Regione, primo passo di un percorso che intende aggregare tutte le liste che sostennero l'elezione del presidente e altre sensibilità fuori dai partiti e dentro il Consiglio sotto l'egida del governatore pugliese. La tempistica non potrebbe essere più chirurgica: con il lancio del suo movimento, Emiliano avrebbe di fatto a disposizione una maggioranza diversa, in cui il Pd non sarebbe più la colonna portante. Un desiderio che il presidente accarezza da tempo e che di certo non crea un clima rilassato tra i banchi del centrosinistra, costretto a guardarsi le spalle anche dal M5s.
Riavvolgendo il nastro della seduta di ieri appare chiaro che, nonostante i proclami, parte della maggioranza opponga una certa resistenza a scontentare il presidente.

E non solo in area civica.

Al momento di far ripartire la seduta (che in quel momento stava discutendo la legge sulla Valutazione di impatto ambientale interrotta per accogliere i numerosi emendamenti presentati da Fdi) il numero legale era saltato e all'appello mancavano troppi consiglieri, compresi i dem Filippo Caracciolo, Lucia Parchitelli e Francesco Paolicelli, tutti a quanto pare assenti giustificati e che in ogni caso sostengono convintamente la proposta di legge presentata. La labilità del Consiglio però è dietro l'angolo e lo schema sottostante non sfugge: dopo anni di polemiche sulla nomina del direttore, scelto senza le qualifiche manageriali che invece oggi sono messe nere su bianco nella proposta Pd, il voto di ieri avrebbe dovuto porre fine a una situazione che imbarazza l'ente da tempo ma così non è stato e forse non sarà. In Consiglio infatti la soluzione più quotata è che alla fine si voti per la riforma Arpal ma senza decadenza. Soluzione di mezzo.
D'altronde la situazione durante le Politiche era già finita nel paradosso: Cassano prese le distanze dalla maggioranza e da Emiliano per candidarsi alla Camera nel Terzo Polo facendo decadere anche le ragioni della nomina intuitu personae. Ma nemmeno allora venne rimosso. Il Pd presentò una legge ad hoc. Ma dopo la mancata elezione, arrivò il de profundis del direttore: «Lascio la politica attiva per dedicarmi unicamente all'agenzia». Cassano non ha mai nascosto di voler restare alla guida del piccolo impero Arpal di cui nutre un orgoglio quasi paterno.

Il nodo politico

Ma intanto la questione è diventata anche il nodo chiave della tenuta della maggioranza regionale, simbolo stesso delle scelte premiali di Michele Emiliano nei confronti dei suoi sostenitori ex centrodestra, pratica criticata e malvista dai più. Almeno sino al momento di votare. Incredibilmente, infatti, lo stesso emendamento dell'assessore al Lavoro Sebastiano Leo, che avrebbe dovuto assorbire la proposta di legge Pd, è venuto meno. Una scelta strategica per non tagliare la testa al direttore? Oggi si tornerà alla proposta originale del Pd. Un azione depotenziata, dunque, ma che comunque resterebbe un atto politico.
Se tutto andrà secondo quanto stabilito, quindi, la discussione ci sarà. A quel punto potrebbe spuntare nuovamente la richiesta che il voto sia segreto.
Passaggio che potrebbe aprire a una ulteriore spaccatura nella maggioranza e anche interna ai gruppi.
Già ieri, infatti, si dice che Con fosse pronta a lasciare l'aula al momento de voto. Dal centrodestra, da sempre contrario all'agenzia, potrebbe venire fuori una contrarietà a votare la proposta Pd. E lo stesso M5s, nell'ultima riunione di ieri, aveva espresso dei dubbi tecnici sulla legge.
Sulla questione però Cristian Casili taglia corto: «Al di là dei possibili intoppi la nostra linea resta chiara: cambio della governance di Arpal e delle altre agenzie. Va dato un segnale chiaro e in questo il Movimento è compatto», ribadisce il consigliere pentastellato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA