Puglia, turismo verso la ripresa. Roma: «Dopo il Covid, prevale la voglia di normalità»

Puglia, turismo verso la ripresa. Roma: «Dopo il Covid, prevale la voglia di normalità»
di Alessio PIGNATELLI
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Domenica 27 Marzo 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17:50

«Se dovessi scegliere tra ottimismo e pessimismo propenderei per la prima opzione. Almeno per quanto riguarda il turismo, ho buone sensazioni. Già in questi giorni in cui il tempo ci sta regalando i primi veri sprazzi di primavera, nelle città si vedono più turisti e, in generale, più persone in giro. E credo che questo trend possa migliorare sempre di più». A parlare è il sociologo Giuseppe Roma, ex direttore generale della Fondazione Censis e ora presidente di Rur – Rete urbana delle rappresentanze - il centro di ricerca economica e territoriale attivo da quasi 30 anni. Dal suo osservatorio, Roma guarda con speranza a questa stagione di riaperture che rappresentano per la Puglia e l’intero Paese un banco di prova importante.

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Presidente, si diluiscono le restrizioni anti Covid ma sulla stagione turistica incombe la paura della guerra in Ucraina. Come mai così ottimista?
«Partiamo da un presupposto: è ben evidente che tutti questi fenomeni che ci stanno rovinando la vita hanno un effetto oggettivo e uno soggettivo.

Se guardiamo ai numeri, la situazione della pandemia non è molto diversa rispetto ad alcuni mesi critici. Solo che da qualche settimana si è verificato un evento ancora più emotivamente coinvolgente e quindi il Covid è quasi passato in secondo piano. È vero che queste varianti sono meno letali ma è la psiche che incide maggiormente. Il nodo riguarda sempre la psicologia di massa e ora ci stiamo convincendo che la pandemia è diventata endemica, ci lascia a casa qualche giorno e non ci manda in ospedale».

I precedenti inducono a ipotizzare che un clima migliore favorirà questa tendenza “aperturista”.
«Sì e anche in Puglia, con questa stagione bellissima che sta arrivando, penso che ci sarà una forte espansione. Man mano che andiamo avanti, come spesso succede dappertutto e in Italia a maggior ragione, l’effetto della guerra svanirà. Non ci sarà più una diretta al giorno dai teatri del conflitto, si affievolirà questa percezione con l’auspicio, naturalmente, che possa chiudersi definitivamente. Sarò un po’ cinico ma è così: la voglia di vivere è tanta dopo questi anni di restrizioni».

A questo punto, non c’è un rischio di un “liberi tutti”?
«Farei, a questo proposito, un appello a continuare a essere prudenti. La mascherina non è da abbandonare. Per quanto riguarda il Green pass, chi non si è vaccinato non lo farà certamente adesso. Il certificato verde ha dato più sicurezza nella percezione di chi cenava in un ristorante o era in un cinema a vedere un film. Abbiamo avuto ottimi numeri con le terze dosi di vaccino. E sembra quasi che questa contaminazione abbia funzionato come una sorta di quarta dose. Detto questo, io sarei prudente, ripeto. Ma mi rendo conto che un po’ di liberalizzazione sia necessaria. Riaprire tutti i luoghi di convivialità è positivo ma non passerei a uno stato in cui non è successo nulla, diciamo così».

Le cito un dato: nel 2019 gli arrivi dei turisti russi in Puglia erano incrementati del 44,9% rispetto all’anno precedente, superando la soglia delle 100mila presenze e, addirittura, raddoppiando i valori del 2017. Queste quote perse incideranno pesantemente sui flussi turistici?
«Per quanto riguarda i russi, più che i numeri è un altro aspetto che viene meno: sono altospendenti. Proveniamo da un 2020 in cui il turismo straniero in generale è stato tagliato e persino nel 2021 è diminuito del 34% rispetto all’anno precedente. Per questo 2022 magari non verranno i russi ma ci saranno più europei».

Quali sono i nostri mercati di riferimento principali?
«Olanda, Germania, Svizzera, Francia, Spagna e Gran Bretagna. La Puglia è talmente attrattiva che non ha il problema della domanda: è la regione emergente nel campo del turismo ma il problema è come organizzare l’offerta. Non devono interessare tanto i numeri ma un concetto: gli stranieri devono innamorarsi del nostro cibo, comprare il nostro vino, i fischietti di Ostuni o le ceramiche di Grottaglie. Questo funziona. Non deve essere un turismo di massa ma di qualità e, in questa direzione, c’è una domanda pressoché infinita». 

C’è un target da poter sfruttare maggiormente?
«Gli americani senza dubbio. Se ci fosse un volo diretto New York-Bari o Brindisi sarebbe una svolta. Ogni due settimane sui giornali statunitensi c’è un articolo su una località della Puglia per esaltarne le bellezze. Il Sud è tutto bello ma la Puglia ha un pregio: è rassicurante. Il mare da entrambi i lati, Occidente e Oriente che si incontrano, l’assenza di grandi concentrazioni che intimoriscono come Napoli in Campania per esempio. Questo è un grande vantaggio agli occhi degli stranieri. E poi c’è un’altra carta in più».

Cioè?
«La grande vitalità dei tessuti intermedi. La Puglia ha partecipato al bando destinato ai piccoli borghi in maniera entusiasmante: più del 55% di questi comuni ha presentato un progetto di rivitalizzazione e rilancio in campo culturale e turistico. Dalla Daunia al Salento ci sono tutte le carte per cavalcare questa ripresa nel migliore dei modi».

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