Puglia, troppo elevata la mobilità sanitaria: saldo negativo 131,4 milioni

La mobilità sanitaria
La mobilità sanitaria
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Mercoledì 17 Gennaio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Gennaio, 13:49

Pugliesi costretti a cercare altrove cure e assistenza migliori rispetto a quelle offerte dalla propria regione. Mentre la sanità in Puglia prova a venire fuori dai conti in rosso e dalla carenza di medici e personale sanitario, i viaggi della speranza verso il Centro-Nord Italia continuano a crescere, un po' per ritardi nell’erogazione delle prestazioni, complici le lunghe liste d’attesa, e in parte anche per sfiducia dei cittadini verso il sistema. Il quadro è rilevato dalla fondazione Gimbe, che per il 2021 ha visto la Puglia registrare un saldo negativo per la mobilità sanitaria pari a 131,4 milioni di euro.

Il report Gimbe


Nel dettaglio del report, la Puglia ha incassato circa 150 milioni per i pazienti provenienti da altre regioni, collocandosi all’ottavo posto nella classifica nazionale; però ha dovuto sborsare 281 milioni per i pugliesi che sono andati a curarsi fuori dai confini regionali, posizionandosi in questo caso al quinto posto. Le tre regioni con maggiore indice di fuga che generano debiti per oltre 300 milioni ciascuna sono invece Lazio (12%), Lombardia (10,9%) e Campania (9,3%). Il restante 67,9% della mobilità passiva si distribuisce nelle rimanenti 18 Regioni e Province autonome. 
Un dato, quello sulla mobilità passiva, che per il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta «documenta differenze più sfumate tra Nord e Sud. In particolare, se quasi tutte le Regioni meridionali hanno elevati indici di fuga, questi sono rilevanti anche in quattro grandi Regioni del Nord che presentano un’elevata mobilità attiva.

Una conseguenza della cosiddetta mobilità di prossimità, determinata da pazienti che preferiscono spostarsi in Regioni vicine con elevata qualità dei servizi sanitari».

Il settore privato


Dal report Gimbe emerge poi il ruolo predominante della sanità privata, soprattutto quella accredita, rispetto al servizio sanitario pubblico nell’erogazione di prestazioni specialistiche, con le regioni del sud, inclusa la Puglia, che fanno segnare una mobilità attiva nel privato superiore al 70 per cento. «Il volume dell'erogazione - si legge nel report Gimbe - di ricoveri e prestazioni specialistiche da parte di strutture private è un indicatore della presenza e della capacità attrattiva del privato accreditato. La Regione si colloca in seconda posizione con le strutture private che erogano il 73,1% del valore totale della mobilità sanitaria attiva regionale (media Italia 54,7%)». A livello nazionale, oltre 1 euro su 2 speso per ricoveri e prestazioni specialistiche, finisce infatti nelle casse del privato: esattamente 1.727,5 milioni di euro (54,6%), rispetto a 1.433,4 milioni (45,4%) delle strutture pubbliche. In particolare, per i ricoveri ordinari e in day hospital le strutture private hanno incassato 1.426,2 milioni, mentre quelle pubbliche 1.132,8 milioni. Per le prestazioni di specialistica ambulatoriale in mobilità, il valore erogato dal privato è di 301,3 milioni di euro, quello pubblico di 300,6 milioni. 


«Il volume dell’erogazione di ricoveri e prestazioni specialistiche da parte di strutture private - spiega il presidente Cartabellotta - varia notevolmente tra le Regioni ed è un indicatore della presenza e della capacità attrattiva delle strutture private accreditate, oltre che dell'indebolimento di quelle pubbliche». 
Infatti, accanto a Regioni dove la sanità privata eroga oltre il 60 per cento del valore totale della mobilità attiva - Molise (90,5%), Puglia (73,1%), Lombardia (71,2%) e Lazio (64,1%) - ci sono Regioni dove le strutture private erogano meno del 20% del valore totale della mobilità: Valle D’Aosta (19,1%), Umbria (17,6%), Sardegna (16,4%), Liguria (10%), Provincia autonoma di Bolzano (9,7%) e Basilicata (8,6%). «Questi dati, insieme a quelli sull’esigibilità dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) - spiega ancora Cartabellotta - confermano un gap enorme tra il Nord e il Sud del Paese, inevitabilmente destinato ad aumentare se verranno concesse maggiori autonomie alle più ricche Regioni settentrionali». 

L'assessore Palese


I numeri negativi relativi alla mobilità sanitaria pugliese richiedono dunque una riflessione in più sui motivi che spingono alla fuga i pugliesi e sulle attuali risorse messe in campo. Tutti fattori su cui è intervenuto l’assessore regionale alla Sanità, Rocco Palese: «I dati raccolti dalla Gimbe - commenta Palese - rappresentano una situazione sanitaria che vede tutte le regioni del Sud in sofferenza rispetto a quelle del Nord. In Puglia lavoriamo per migliorare il trend, ma senza un intervento strutturale del Governo centrale a salvaguardia del sistema sanitario nazionale sarà difficile ridurre il gap tra regioni».


Rocco Palese poi nega lo sfogo sulle lunghe liste d’attesa che giustificherebbero la mobilità fuori regione, precisando che «la sanità pugliese ha capacità per assistere al meglio i suoi cittadini, e qualora il settore pubblico fosse in difficoltà nell’effettuare tempestivamente le prestazioni, dovrà cercare la collaborazione del privato accreditato». Infine, il giudizio positivo sull’opera degli ospedali ecclesiastici in termini di mobilità attiva. «Il Miulli di Acquaviva delle Fonti, la Casa Divina della Provvidenza di San Giovanni Rotondo di Foggia e l’ospedale Cardinale Panico di Tricase sono tre eccellenze del nostro territorio che meritano apprezzamento e i riconoscimenti per la qualità e il livello delle prestazioni ad alta complessità eseguite».

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