Sanità: servizi e cure essenziali, la Puglia viene promossa. È la migliore regione del Sud

Sanità: servizi e cure essenziali, la Puglia viene promossa. È la migliore regione del Sud
di Vincenzo DAMIANI
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Giovedì 9 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16:26

L’unica a “salvarsi” al Sud è la Puglia. Nel 2020, nonostante la pandemia Covid-19, il sistema sanitario regionale ha retto ed è riuscito ugualmente a garantire le cure essenziali. È quanto emerge dal monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) calcolati con il nuovo sistema di valutazione: proprio per l’emergenza sanitaria che tutte le regioni hanno dovuto affrontare, il Comitato Lea del ministero della Salute ha stabilito che «il monitoraggio dell’erogazione dei Lea per l’annualità 2020 viene effettuato» attraverso il nuovo metodo solo «a scopo informativo». In sostanza, almeno per quest’anno non verrà preso in considerazione per erogare le premialità, ma si userà ancora il vecchio sistema della “Griglia Lea”, che prevede criteri meno rigidi. Se si applicasse il nuovo metodo, tutto il Sud, ad eccezione della Puglia, verrebbe bocciato e dovrebbe, di conseguenza, fare a meno di centinaia di milioni di euro legati al raggiungimento degli obiettivi. 
La nuova metodologia valuta distintamente le tre aree di assistenza (territorio, ospedali e prevenzione) e attribuisce loro un valore compreso in un range 0-100. La garanzia di erogazione dei Lea si intende raggiunta qualora, entro ciascun livello, sia raggiunto un punteggio pari o superiore a 60. Il punteggio di ogni area è determinato dalla media pesata di 22 indicatori, così suddivisi: 6 per l’area della prevenzione (copertura vaccinale pediatrica a 24 mesi per esavalente e per morbillo, parotite e rosolia, controllo animali e alimenti, stili di vita, screening oncologici); 9 per l’attività distrettuale (tasso di ospedalizzazione di adulti per diabete, broncopneumopatia ostruttiva e scompenso cardiaco e tasso di ospedalizzazione di minori per asma e gastroenterite, intervallo chiamata-arrivo mezzi di soccorso, tempi d’attesa, consumo di antibiotici, percentuale re-ricoveri in psichiatria, numero decessi da tumore assistiti da cure palliative, anziani non autosufficienti nelle Rsa); 6 per l’attività ospedaliera (tasso di ospedalizzazione standardizzato rispetto alla popolazione residente, interventi per tumore maligno al seno eseguiti in reparti con volumi di attività superiore a 150 interventi annui, ricoveri a rischio inappropriatezza, quota di colecistectomie con degenza inferiore ai 3 giorni, over 65 operati di frattura al femore entro 2 giorni; parti cesarei in strutture con più e meno di 1000 parti l’anno). 

I dati pugliesi

La Puglia, nel 2020, in tutti e tre i settori raggiunge almeno la sufficienza: infatti, ottiene 66,83 per la prevenzione; 68,13 per la medicina territoriale e 71,73 per l’area ospedaliera. Oltre alla Puglia, sarebbero state promosse anche Piemonte, Lombardia, Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche e Lazio. Bocciate: Liguria, Abruzzo, Molise e Sicilia per aver ottenuto una insufficienza in una macro area; Campania, Basilicata, Valle d’Aosta, Bolzano e Sardegna con due insufficienze su tre; Calabria, insufficiente in tutte e tre le aree. Insomma, il Mezzogiorno ha rischiato di ritrovarsi ancora con meno soldi. Raggiungere un punteggio di sufficienza garantisce alle Regioni lo sblocco di ulteriori fondi, una quota premiale pari al 3% del riparto del Fondo sanitario al netto delle entrate proprie. Parliamo, per il Mezzogiorno, di circa un miliardo di euro. Insomma, superare “l’esame Lea” significa poter ricevere più soldi. 
I nuovi parametri di valutazione, più severi, penalizzano il Sud perché prima di “inasprire” i criteri per valutare la qualità delle cure occorreva mettere fine al sottofinanziamento che il Mezzogiorno subisce da almeno 15 anni nel settore sanitario. Depauperate delle risorse economiche, le Regioni del Sud oggi si ritrovano con meno personale, meno soldi da spendere e macchinari più obsoleti. Entrando nel dettaglio delle “pagelle” al sistema sanitario pugliese, si legge nella relazione: «La valutazione finale dell’area Prevenzione collettiva e sanità pubblica per il 2020 si attesta su un punteggio pari a 66,83, che secondo l’intervallo di riferimento risulta sopra la soglia di adempienza». Però «si segnalano delle criticità per l’indicatore “Proporzione di persone che hanno effettuato il test di screening di primo livello in un programma organizzato per mammella, cervice uterina e colon retto”». Per l’area distrettuale i problemi maggiori riguardano i mezzi di soccorso e il «numero di anziani non autosufficienti in trattamento socio-sanitario residenziale in rapporto alla popolazione residente, per tipologia di trattamento». Infine, per quanto riguarda l’area ospedaliera, quella che ha incassato il punteggio più lusinghiero, le criticità segnalate riguardano gli indicatori relativi alla quota di interventi per tumore maligno della mammella eseguiti in reparti con volumetria di attività superiore a 150 interventi annui; la percentuale di parti cesarei. 
 

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