Si spalancano le porte delle scuole di ogni ordine e grado in Puglia, e molte hanno deciso di anticipare ad oggi l’inizio delle lezioni fissato a livello regionale per il 14 settembre.
In questi giorni sulla cronaca domina il dibattito sulla criminalità dei giovani, sulle misure annunciate dal governo contro il disagio giovanile e la povertà educativa e sul ruolo della scuola. Il governo Meloni ha messo in campo un pacchetto di norme che sta per arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri. Tra le varie ipotesi si prevede la reclusione fino a 2 anni per il genitore che non manda alla scuola dell’obbligo il proprio figlio.
Il garante dei minori
Un annuncio forte che ha mobilitato il garante regionale dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Puglia, Ludovico Abbaticchio intervenuto per bocciare la proposta e chiedere un’alternativa programmatica: «Giù le mani dai nostri ragazzi! Inasprire il sistema sociale con pene devianti, non porta ad una efficace e autorevole soluzione del problema - ha scritto il garante dei Minori in un comunicato -. Non si cura lo star bene della società minorile e delle loro famiglie con spot demagogici. Bisogna cambiare verso nella individuazione di finanziamenti idonei che favoriscano investimenti dei Comuni a favore del welfare inclusivo e solidale, per una scuola a tempo pieno con attività didattiche attraenti e formative, includendo educazione civica e alla salute come materie fondamentali insieme alle attività sportive pubbliche».
I presidi
Nelle scuole, i presidi prendono atto della proposta ma sulla previsione della reclusione c’è chi, come la dirigente scolastica Loredana Di Cuonzo del liceo “Palmieri” di Lecce, non condivide e avanza una idea di riforma: «L’ipotesi del carcere non la vedo come una soluzione alla dispersione scolastica che è sicuramente un fatto da combattere andando a capire alla radice da dove nasce, di solito si segnala nelle famiglie destrutturate con una condizione economica non florida, è lì forte il rischio della dispersione. Per questo dobbiamo trovare altre metodologie, una didattica alternativa, un recupero reale, perché la didattica tradizionale può non andar bene a tutte le tipologie di ragazzi. In generale, il problema non è dei ragazzi ma è dei grandi che devono saper prendere i ragazzi e portarli dalla loro parte, dalla parte della cultura, della consapevolezza, dell’amore per la lettura. In Italia non si legge e occorre trovare una soluzione».
Secondo la preside Di Cuonzo, l’introduzione da quest’anno della figura degli orientatori «è già un primo passo per una riforma strutturale della scuola che preveda una guida costante che dia competenze e poi man mano competenze specifiche. Una riforma potrebbe prevedere i primi due anni della scuola superiore uguale per tutti in modo tale che lo studente arriva a 15-16 anni ed è nelle condizioni di scegliere come proseguire secondo la sua inclinazione. A quel punto ci potrebbe essere l’introduzione di un obbligo formativo e scolastico che può essere per tutti esteso a 18 anni.
Patrizia Arzeni dirigente scolastica del Liceo scientifico “Battaglini” di Taranto, si atterrà «alle indicazioni ministeriali.
La dirigente scolastica Paola Petruzzelli dell’Istituto superiore “Ettore Majorana” di Bari condivide «la linea dura visto che tutto quello che è stato fatto fino ad ora non è servito molto e quindi occorre responsabilizzare ulteriormente i genitori: penso sia una cosa molto importante. Secondo me bisognerebbe avviare una formazione diversa per i genitori perché è vero che taluni genitori non hanno mai ricevuto nessun tipo di formazione, nessuno insegna loro come educare un figlio, quindi, è anche giusto che possano essere affiancati in un progetto di formazione e possano essere aiutati da psicologi e da pedagogisti, credo che sia la soluzione migliore. Come scuola applicheremo quello che è previsto dal ministero ma poi avvieremo uno sportello di ascolto per i genitori, con gli psicologi. In realtà noi lo facciamo già da un po’ di anni e devo dire con discreto successo».
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