Lavoro, in Puglia col Pnrr più opportunità ma anche difficoltà di reperimento: un terzo dei posti vacante

Lavoro, in Puglia col Pnrr più opportunità ma anche difficoltà di reperimento: un terzo dei posti vacante
Lavoro, in Puglia col Pnrr più opportunità ma anche difficoltà di reperimento: ​un terzo dei posti vacante
di Alessio PIGNATELLI
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Domenica 24 Ottobre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20:47

Il bivio per la svolta del Mezzogiorno e della Puglia potrebbe rivelarsi una beffa. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza offre opportunità e occupazione ma il punto è proprio questo: mancano le professionalità per avviare cantieri e non solo. Secondo Unioncamere, nella nostra regione il fabbisogno in entrata delle imprese nel mese di ottobre 2021 è di 27.120 unità. Nell’ultimo trimestre di quest’anno si prevedono 71.590 opportunità di lavoro con una variazione del +33.110 rispetto allo scorso anno e +18.830 a due anni fa. La maggior parte riguarderà i servizi (oltre 50 mila), la restante l’industria. Ed è la difficoltà di reperimento e l’esperienza richiesta a preoccupare - per mancanza di candidati o di preparazione inadeguata - nella nostra regione: tra le professionalità più complesse da trovare ci sono gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche, i tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione, gli operai specializzati nelle industrie del legno e della carta e il personale non qualificato nelle attività industriali e assimilati.

La difficoltà di reperimento

In media per la Puglia si stima una difficoltà di reperimento pari al 31,4% mentre per le province è così distribuita: a Bari il 29,9%, a Lecce il 30,6%, a Taranto il 35,5%, a Brindisi il 36,7% e a Foggia il 30,5%.

Come immaginabile, per il mese di ottobre la grande maggioranza delle opportunità è la fetta riguardante la provincia di Bari (12.560), poi quella leccese (5.260), foggiana (3.830), tarantina (3.220) e infine brindisina (2.250). Una platea così ripartita: 8.900 nell’industria e 18.220 nei servizi. Il livello d’istruzione richiesto in termini percentuali sarà così diviso: 14,2% laureati, 1,3% istruzione tecnica superiore, 33,4% diplomati, 18,1% con qualifica professionale e ben il 32,9% senza titolo di studio.

Insomma, uno scenario variegato che abbraccia personale con alte qualifiche ma non solo. Il quadro è interessante e aiuta a comprendere il momento molto delicato. Cresce l’offerta ma la risposta latita. Un imbuto paradossale. Una situazione che coinvolge l’intero Paese e diversi comparti produttivi. In primis, l’edilizia che dovrà sostenere la ripresa fondata sulle infrastrutture e sulle grandi opere. Assorbirà circa la metà delle risorse in arrivo con il Piano nazionale di ripresa e resilienza e a livello nazionale ci sono 265 mila posti da coprire. Gabriele Buia, presidente dell’Ance, ha ricordato che le costruzioni e i settori collegati valgono nel complesso più di 20 punti di prodotto interno lordo.

«A luglio il 52,3% degli addetti specializzati nelle rifiniture risultava di difficile reperimento, mentre la media per tutti i settori si attestava al 31%», ha ricordato il numero uno dell’Ance. «Per il 2022, immaginando un rafforzamento della crescita osservata nel 2021, è possibile stimare un fabbisogno occupazionale aggiuntivo diretto nel settore delle costruzioni di circa 170mila unità, a cui si sommano 95mila unità nei settori collegati, per un totale di 265mila posti di lavoro». In Puglia, nel settore delle costruzioni, sono 3.550 i lavoratori previsti in entrata dalle imprese nel mese di ottobre 2021 e 8.540 nell’ultimo trimestre dell’anno.

Il report Unioncamere

Ma l’indagine di Unioncamere abbraccia trasversalmente i diversi settori economici ed è molto interessante capire la tipologia contrattuale che potrà concretizzarsi con gli ingressi nel mondo del lavoro. Principalmente potrà essere costituita da personale dipendente sia nell’industria (92%), sia nei servizi (84%). Ma, entra nel dettaglio il documento, queste entrate saranno principalmente a tempo determinato in particolare in alcuni settori come turismo (88%), costruzioni (79%) e servizi alle persone (78%). Altra particolarità riguarda i lavoratori previsti in entrata per grande gruppo professionale: di quei 27mila, la maggioranza si indirizza in operai specializzati e conduttori di impianti e macchine (10.220 il 37,7%), poi impiegati, professioni commerciali e nei servizi (9.130 con il 33,7%) e infine dirigenti, professioni con elevata specializzazione e tecnici (4.820 unità 17,8%).

«Mi chiedete se il Pnrr sarà l’architrave del futuro ecosostenibile? L’obiettivo è questo - è stato l’auspicio del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, a Taranto ieri per partecipare alla Settimana Sociale dei Cattolici Italiani - Naturalmente dipende da come sapremo gestire le risorse. Io considero molto importante che tutti i progetti del Pnrr siano attuati anche con un grado forte di partecipazione, di co-progettazione e co-programmazione con i soggetti dell’associazionismo e del terzo settore, soprattutto nell’ambito delle infrastrutture sociali».

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