Premierato, intervista alla ministra Casellati: «La riforma delle riforme. La minoranza ci ascolti»

Premierato, intervista alla ministra Casellati: «La riforma delle riforme. La minoranza ci ascolti»
di Paola ANCORA
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Martedì 12 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 13:23

Costruire fondamenta più stabili per l'architettura costituzionale dello Stato, per garantire all'Italia governi stabili e duraturi, che consentano politiche e visioni di lungo periodo. È questo il principale obiettivo che la ministra per le Riforme costituzionali, Maria Elisabetta Alberti Casellati – ieri a Bari per un incontro organizzato da Forza Italia - intende centrare con la riforma del premierato. Già accarezzata nel 1997 dalla Bicamerale D’Alema, poi più tardi dal Governo Berlusconi del 2006 e in tempi più recenti dall’esecutivo guidato da Matteo Renzi, la riforma del premierato potrebbe quindi andare in porto grazie all’ex presidente del Senato – prima donna a ricoprire l’incarico – che oggi chiama anche le minoranze a partecipare al processo di riforma del Paese, abbassando «le bandierine di partito».

Ministra, la riforma del premierato licenziata dal Consiglio dei Ministri è ora all'esame della Commissione Affari costituzionali del Senato. Su questo Forza Italia ha una posizione più laica e dialogante rispetto agli altri partiti della coalizione, in primis rispetto a Fratelli d'Italia. Tuttavia la ritiene ugualmente essenziale. Perché?
«Si tratta di una riforma fondamentale.

L’ho denominata “la riforma delle riforme” e poggia su due capisaldi. Il primo: la stabilità. Abbiamo avuto in 75 anni di storia repubblicana 68 governi con una durata media di 14 mesi ciascuno. È inaccettabile. L'altro è l'elezione diretta del presidente del Consiglio, che serve a restituire voce ai cittadini che, per troppo tempo, hanno riscontrato l'irrilevanza del loro voto, finito sistematicamente nel cestino. Tutto ciò ha provocato una diffusa sfiducia nella politica e un astensionismo galoppante, che si potrebbe tradurre in un vero e proprio vulnus alla democrazia».

Senza una modifica del bicameralismo perfetto e della legge elettorale, basterà il premierato da solo a garantire la stabilità necessaria al Paese?
«Il premierato serve sicuramente a dare stabilità. E del resto sono 40 anni che da destra e da sinistra si parla di modificare la forma di governo. Questo significa che il parlamentarismo delineato dai padri costituenti non ha funzionato perché non è riuscito a garantire la stabilità. Non è nostra intenzione modificare il sistema bicamerale, mentre per quel che riguarda la legge elettorale la riforma ne comporterà una nuova, che dovrà accompagnare il premierato. Da un lato, abbiamo previsto un premio di maggioranza del 55% dei seggi per la governabilità che intendiamo assicurare al Paese. Dall'altro, si dovrà stabilire una soglia intorno al 40% per garantire la rappresentanza».

A suo avviso, il cammino delle riforme rischia di essere “inquinato” dal vicino appuntamento elettorale delle Europee, peraltro le prime senza Silvio Berlusconi? Cosa vi aspettate dal voto dell'anno prossimo?
«Mi sento molto ottimista. Nelle varie regioni dove sono stata di recente, noto una grande voglia di Forza Italia e il nostro partito è dato in crescita anche nei sondaggi. Fra la gente si sente un rinnovato interesse. Dunque ci aspettiamo un risultato a due cifre».

Forza Italia è un partito fieramente europeista, fa parte del Ppe. La scorsa settimana qui a Lecce c'è stata la presidente Metsola e proprio in quelle ore il ministro Salvini sparava a zero contro Metsola e l'Europa. La premier Meloni e Fratelli d'Italia sono invece molto aperti e dialoganti: è felice di questo riposizionamento di FdI? Lo chiedo anche alla luce delle alleanze che dovranno profilarsi in futuro.
«Forza Italia ha sempre fondato sull'atlantismo e sull'europeismo i suoi valori, che non sono né diverranno negoziabili. Per quel che riguarda le alleanze ritengo prematuro parlarne. Andremo al voto il prossimo giugno. È ancora presto per fare previsioni di ogni tipo».

Che tempi immagina per il premierato? 
«Spero tempi rapidi. Spesso nei dibattiti pubblici l’opposizione sostiene che altre siano le priorità: il fisco, le pensioni, il lavoro, la scuola. E in effetti sono tutti temi importanti anche per noi. Ma nessuno di questi potrà raggiungere il suo obiettivo in un quadro di instabilità, in una successione di governi che cambia continuamente le regole del gioco. Parlare di riforme non è una esercitazione letteraria, ma ha riflessi concreti importanti sia personali sia economici. Per questo non è la riforma del centrodestra, ma la riforma che guarda agli interessi del Paese. Dunque non posso che augurarmi che le opposizioni abbassino le bandierine di partito – come noi abbiamo fatto rinunciando all'elezione diretta del Capo dello Stato che era parte del nostro programma – per arrivare ad un punto di condivisione».

Nei giorni scorsi si è discusso delle prerogative del Capo dello Stato, per alcuni verrebbero ridotte e sminuite. È così?
«Non vengono toccate le prerogative del Capo dello Stato. Questa è una riforma minimalista che tocca appena quattro articoli e non intacca ruolo e compiti del Capo dello Stato».

Lo precisa anche per l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta che ha dichiarato che la riforma «fatalmente» ridurrebbe i poteri del presidente della Repubblica «perché la forza che ti deriva dalla investitura popolare è certamente maggiore di quella che deriva dal Parlamento»?
«Lo preciso per tutti. La riduzione dei poteri del Capo dello Stato cui accennava Letta si riferisce a un premierato classico, che non coincide con quello che io ho battezzato “premierato all'italiana”: non abbiamo in alcun modo alterato gli equilibri costituzionali. Il presidente della Repubblica resterà garante dell'unità del Paese e conserverà tutte le prerogative che ha anche adesso».

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