Il procuratore Piacente: «Saremo deboli e indifesi senza intelligence unica»

Il procuratore Piacente: «Saremo deboli e indifesi senza intelligence unica»
di Nicola Quaranta
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Venerdì 25 Marzo 2016, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 20:48
LECCE - Sono ancora alte le misure di sicurezza negli aeroporti italiani dopo gli attentati terroristici che hanno colpito Bruxelles, costato la vita a 32 persone: un bilancio destinato purtroppo ad essere aggiornato tanto alla luce dei dispersi (tra questi anche la 48enne funzionaria italiana di origini siciliane, Patricia Rizzo) quanto in forza delle condizioni dei sessantuno dei 300 feriti, alcuni ricoverati in gravi condizioni. Le ferite più gravi sono le ustioni provocate dalla forte esplosione e dalle schegge di metallo. 
Massima vigilanza, dunque, in previsione del week end di Pasqua. Negli aeroporti di Bari e Brindisi, in previsione di un maggiore transito di passeggeri dei voli internazionali, le forze dell'ordine, con l'aiuto dei cani anti-esplosivo, hanno intensificato i controlli sui bagagli e sui passeggeri. Le verifiche vengono eseguite sia in prossimità dei banchi di check in che nelle altre aree degli scali, dove ci sono passeggeri con bagagli in attesa della partenza. Anche ieri i voli previsti da e per Bruxelles sono stati cancellati. L'aeroporto Zaventem di Bruxelles, devastato dall'attentato suicida di martedì scorso, resterà chiuso almeno fino a sabato.
 
Controlli con cani antiesplosivo su persone e bagagli interessano anche le metropolitane e le principale stazioni ferroviarie del Paese. Sul fronte delle indagini, intanto, è emerso che Khalid El Bakraoui - il kamikaze che si è fatto esplodere nella metropolitana di Bruxelles uccidendo almeno 20 persone e che era ricercato dalla polizia sin dallo scorso dicembre – non era da solo. Pubblicato, infatti, l'identikit dell'uomo che si trovava con il terrorista suicida: è stato ripreso dalla telecamera di sorveglianza mentre trasportava una grossa borsa. Ora sarebbe attivamente ricercato. Chi prende le distanze, invece, dall'attentato di Bruxelles è Salah Abdeslam: il terrorista della strage di Parigi arrestato in Belgio la settimana scorsa dopo tre mesi di latitanza e che passò da Bari nell’estate del 2015 per imbarcarsi per la Grecia.
Lo jihadista raggiunse il capoluogo in auto con un amico per imbarcarsi verso Patrasso il primo agosto scorso, poi fece perdere le sue tracce per cinque giorni, trascorsi probabilmente in Siria. L’uomo ricomparve il 5 agosto, per il viaggio di ritorno: salpò da Patrasso e sbarcò ancora a Bari, dove riprese il suo cammino per il Belgio, destinazione Molenbeck, attraversando quindi tutta l'Italia.
Il suo legale, l'avvocato Sven Mary, a margine della prima udienza al tribunale di Bruxelles per la carneficina di Parigi, avrebbe riferito anche la disponibilità di Salah ad essere estradato in Francia. La necessità che si proceda quanto prima a un cambio di passo e strategia nel piano investigativo antiterrorismo è stata evidenziata anche dall’ex pm brindisino Nicola Piacente, attuale procuratore capo di Como e componente del Codexter, il comitato permanente sul terrorismo interno al Consiglio d'Europa.
«C'è poco tempo e bisogna spingere sugli strumenti di cooperazione investigativa già esistenti. Quindi dico: da subito bypassiamo certe forme di rogatoria e troviamo un modo per rendere punibile il viaggio di ritorno dei foreign fighter, quando si abbia certezza granitica che il fine del rientro non è riabbracciare i propri familiari. So che alcuni miei colleghi storceranno il naso». Piacente fa esempi concreti circa le difficoltà attuali: «Se io sto conducendo a Roma l'indagine su una cellula che in Italia potrebbe compiere attentati, ma uno dei suoi componenti per un periodo vive in Francia, dovrei avere un collegamento in tempo reale con l'autorità giudiziaria francese, che mi permetta altrettanto rapidamente di far installare cimici o eseguire perquisizioni. Oggi non posso, serve la rogatoria».
A livello preventivo, inoltre si può «allargare le soglie di punibilità dei cosiddetti reati spia, in primis l'utilizzo dei documenti falsi e l'apologia della violenza. Al di là dei luoghi comuni, il nostro Paese lo sta facendo». Quanto alla procura europea, chiesta dal governo italiano, a suo avviso, «ci si può arrivare in parallelo», nel frattempo «possiamo però avvicinarci molto a un modello di condivisione investigativa accelerando su quello che già è a disposizione». 
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