In Puglia il fenomeno dei Neet è superiore alla media nazionale. Le motivazioni? Difficoltà di natura scolastica e formativa, di tipo lavorativo e familiari. E poi ancora demotivazione e disorientamento giovanile. La definizione viene dall’acronimo inglese di “Not in education, employment or training”: in altre parole, ci si riferisce a quella fetta di giovani che non studia, non frequenta corsi di formazione e non lavora. Uno sconvolgimento della realtà sociale che da qualche anno sta colpendo la nostra regione in particolare: in Puglia la percentuale è pari al 30,5% della popolazione compresa tra i 15 e i 34 anni rispetto ad una media nazionale del 23,1%.
Per scandagliare cause ed effetti, la Cisl Puglia ha affidato la ricerca “Cisl Puglia e fenomeno Neet. Quali azioni?” all’università Aldo Moro di Bari, in particolare ad Alberto Fornasari e Matteo Conte.
La ricerca
Come detto, dalla ricerca emerge che il fenomeno dei Neet dipende dalle difficoltà di natura scolastica e formativa (24,2%), di tipo lavorativo (23,5%), familiari (17,4%), dalla demotivazione e dal disorientamento (13,4%), da problemi economici (1,5%) e di socializzazione 1,5%). Per l’80% del campione il sindacato può incidere sul fenomeno rilanciando il territorio e ascoltando e orientando i giovani attraverso gli sportelli lavoro, ritenuti utili dal 69,8%. Lo studio evidenzia anche tre proposte concrete: attuazione di corsi di formazione interni al sindacato, maggiore strutturazione degli sportelli lavoro e implementazione delle attività di orientamento. Quanto ai giovani intervistati, la maggior parte evidenzia problemi quali le aziende che chiudono e che non assumono, oltre che la peggiore condizione generale gravata dalla crisi.
«Per analizzare e contrastare il fenomeno, c’è necessità di un tavolo istituzionale per affrontare obiettivi precisi, sapendo verso quale orizzonte tendere per muoversi insieme nel mondo del lavoro e della formazione recuperando un’idea di sviluppo - ha spiegato Antonio Castellucci, segretario della Cisl regionale economica - Importanti sono gli sportelli lavoro istituiti, in sinergia con le federazioni e Cisl Territoriali, per offrire un ulteriore servizio di orientamento per accompagnare giovani, donne, uomini nella compilazione dei curricula, informazioni su politiche attive e passive del lavoro, provando ad evitare di farli sentire abbandonati a sé stessi». La condizione di questi giovani, la visione del mondo, la percezione delle difficoltà non è omogenea e ciò, dunque, richiede la progettazione di politiche di supporto differenti e che tengano conto dei diversi percorsi. Servono politiche effettivamente attive per spingere chi si trova in cerca di occupazione, non studia e non si forma e ancor di più chi non si impegna a cercare lavoro perché disamorato e scoraggiato, a ritrovare il senso del lavoro, il gusto del sentirsi utili agli altri attraverso il proprio impegno quotidiano.
«La problematica si aggiunge ad una situazione complicata nel mondo del lavoro - ha chiosato il segretario confederale nazionale, Giulio Romani - Inoltre c’è una mancata crescita e un altissimo tasso di lavoro sommerso e irregolare. Il fenomeno dei Neet sta dentro un meccanismo che scoraggia i più giovani, i soggetti meno formati, meno orientati al lavoro durante la loro vita scolastica e la vita successiva; evidentemente c’è un problema strutturale del mercato del lavoro italiano che non è soltanto imputabile a situazioni contingenti e individuali delle singole persone scoraggiate, svogliate o disorientate, ma che dovrebbe essere affrontato nel complesso, mettendo sotto attenzione anche il lavoro irregolare».