Più cari anche i mutui: al Sud gli aumenti maggiori

Più cari anche i mutui: al Sud gli aumenti maggiori
3 Minuti di Lettura
Venerdì 18 Agosto 2023, 05:00

Aumenti dei tassi sui mutui attesi per settembre, ottobre e dicembre. Mentre gli economisti si interrogano sull’efficacia della politica monetaria decisa dalla Bce, la stessa Banca centrale europea si prepara a ritoccare ancora al rialzo i tassi con un effetto finale che, per il Mezzogiorno - Puglia compresa - sarà più pesante che altrove. Già oggi, infatti, secondo le rilevazioni effettuate dalla Federazione autonoma bancari italiani (Fabi), i tassi medi praticati dalle banche sono più cari per le famiglie italiane che vivono in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Puglia (4,18%) e per quelle che risiedono in Sardegna e Sicilia (4,23%) rispetto alla media nazionale del 4,1%. Nelle regioni settentrionali, le condizioni di accesso al credito per acquistare immobili sono più favorevoli rispetto al resto del Paese: 4,09% nel Nord Ovest (Liguria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta) e 3,99% nel Nord Est (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto). A pesare sono alcuni fattori di rischio, più marcati nel Mezzogiorno e nelle isole. 

"Uno choc finanziario"

Dunque quello profilato dalla Bce, ovvero un tasso d’interesse del 4,25%, si rivelerà secondo gli esperti come un vero e proprio choc finanziario per le famiglie portando il peso dei debiti sul reddito disponibile delle famiglie dal 9,5% del 2019 al 10,5% del 2023. Oggi – spiega Assoutenti – un mutuo a tasso variabile dell’importo medio di 125mila euro a 25 anni – il tipo di finanziamento per acquisto prima casa più diffuso – costa in media il 60% in più rispetto a inizio 2022, con la rata mensile salita in media di circa 270 euro.
Ipotizzando un ritocco dei tassi dello 0,25% in tutte e tre le riunioni Bce di settembre, ottobre e novembre, la spesa per le rate mensili del periodo settembre-dicembre risulterebbe più cara complessivamente di circa +1.170 euro rispetto al 2022. Secondo l’osservatorio nazionale Federconsumatori chi, per acquistare la casa, ha preso in prestito dalle banche 115mila euro, spalmati su 25 anni, con un tasso variabile, ha subito un aumento del 44% rispetto al 2022 e del 64% rispetto al 2021, con una stangata da 2.500 euro l’anno. Aumenti insostenibili per le famiglie, alle quali l’Abi, l’Associazione nazionale delle banche, con un memorandum in cinque punti ha dato alcuni suggerimenti utili. 
Si può, per esempio, concordare con la propria banca l’allungamento della durata del mutuo; chiedere una revisione anche di altre condizioni contrattuali, oltre a quelle del mutuo; effettuare la surroga dei mutui, cioè sfruttare la possibilità di trasferire senza spese e costi il proprio mutuo ipotecario ad un’altra banca, modificandone le relative condizioni contrattuali. Ancora. Si può ricorrere al Fondo di solidarietà per i mutui prima casa, il cosiddetto “Fondo Gasparrini”, che permette di sospendere il pagamento della rata del mutuo ipotecario per l’acquisto dell’abitazione principale, fino a 18 mesi, allungando il piano di ammortamento per il periodo della sospensione, in caso di eventi, quali ad esempio la perdita del posto di lavoro, la cassa integrazione o la riduzione del fatturato per i lavoratori autonomi. Infine, si può trasformare il mutuo da tasso variabile a tasso fisso, come previsto dalla legge di bilancio del 2023: le banche sono obbligate alla trasformazione, in caso di richiesta del mutuatario con Isee non superiore ai 35mila euro e che non sia in ritardo nei rimborsi, per i mutui di importo fino a 200mila euro.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA