«Do voce a chi lotta per la vita, il lavoro non si valuta dalle assenze»

«Do voce a chi lotta per la vita, il lavoro non si valuta dalle assenze»
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Lunedì 7 Aprile 2014, 18:25 - Ultimo aggiornamento: 18:27
BARI - Dopo una prima replica molto stringata, proprio per non voler polemizzare con il Movimento 5 stelle, l'assessore regionale Guglielmo Minervini pubblica su Facebook un post molto pi articolato dopo l'attacco dei grillini leccesi. In cui spiega: "Essere toccati profondamente della malattia significa sentire un bisogno profondo, molto più profondo della vita. Ecco, io con la mia testimonianza pubblica ho provato a dar voce a tutti coloro che a contatto con il male non hanno alcuna intenzione di dichiarare “game over” e che al contrario intendono lottare per vivere fino in fondo la propria sfida". E ancora: "Possibile che la valutazione sui risultati di un’azione amministrativa si possa fare solo col calcolo delle presenze?".



Questo il testo del post: "Non sono aduso ai polveroni. D’accordo. Ma le cose accadono spesso a prescindere dalla nostra volontà. Ovviamente sono molto turbato da questo gigantesco polverone.

Un anno fa parlai pubblicamente della mia malattia per farla uscire dall'anonimato e dal senso di vergogna che troppe volte l'accompagna nella considerazione sociale; stigma di una diversità che fa paura: sei malato uguale a sei finito. Fuori. Nasconditi.

Invece, essere toccati profondamente della malattia significa sentire un bisogno profondo, molto più profondo della vita. Ecco, io con la mia testimonianza pubblica ho provato a dar voce a tutti coloro che a contatto con il male non hanno alcuna intenzione di dichiarare “game over” e che al contrario intendono lottare per vivere fino in fondo la propria sfida.

Non buttando la spugna conquisti il senso, ma esplorando ogni attimo si risale fino alla pienezza.

Vissuta così la malattia può aiutare a crescere. In profondità. In consapevolezza. Io la sto vivendo così, bene e con buoni risultati, e come me tantissimi altri che al mattino incrocio in quel santuario oncologico che ci accoglie come una seconda casa al Policlinico di Bari. Al termine dell’attesa non c’è il miracolo, ma una pagina di vita. La nostra.



Rilevo le scuse dei cinque stelle. Speravo arrivassero non condite da polemiche ulteriori.



Eppure una considerazione politica le meritano.



Possibile che la valutazione sui risultati di un’azione amministrativa si possa fare solo col calcolo delle presenze?

Davvero che una ventina di assenze in Consiglio Regionale possano liquidare così frettolosamente il giudizio su nove anni di azione amministrativa?

Avrei trovato fisiologico un bel dibattito sull’impatto di Bollenti Spiriti, sugli effetti di Principi Attivi, sulla portata di Ritorno al Futuro, magari coinvolgendo le diverse decine di migliaia di giovani che ne sono stati toccati.



Avrei trovato stimolante un bel confronto, proprio oggi, sulle ricadute della Legge sulla Tutela delle Coste e del successivo Piano, forse troppo precoci rispetto alle emergenze di queste settimane. Oppure avrei trovato incalzante un’analisi, magari anche impietosa, sull’azione svolta dal governo per favorire la trasparenza amministrativa e per sperimentare forme innovative di partecipazione dei cittadini alle politiche pubbliche.

Sarebbe stato persino utile discutere dei risultati delle politiche di potenziamento del trasporto pubblico, della rete portuale e aeroportuale, della mobilità sostenibile e ciclistica.

O anche sarebbe stato arricchente sentire il vostro contributo rispetto all’obiettivo coraggioso di smobilitazione del “ghetto di Rignano”, che abbiamo lanciato in questi giorni e che cominciammo a incubare proprio mentre mi trovavo in una delicata fase di ospedalizzazione.

Insomma, mi sarebbe piaciuto essere sottoposto a una bella analisi di merito. Rispetto ai problemi, alle cose fatte. In uno stile “cinque stelle”, asciutto e non demagogico. Ma ridurre tutto a un pallottoliere, questo mi sembra davvero troppo poco. Troppo misero.

Una fotografia niente affatto affidabile per discriminare la buona politica da quella cattiva. Una fotografia infedele e inconcludente. Conta quello che fai, la traccia che lasci, persino il buon profumo di una testimonianza limpida, non se scaldi la sedia.

Così almeno ho sempre concepito il mio servizio pubblico".
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