Un adolescente su sette è a rischio ludopatia

Un adolescente su sette è a rischio ludopatia
di Giuseppe ANDRIANI
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Martedì 17 Ottobre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 13:55

In Puglia tra gli studenti quindicenni in quattro su dieci hanno scommesso o giocato denaro almeno una volta nella propria - seppur breve fin qui - vita. I giocatori di poker, slot e scommesse sportive a rischio di dipendenza rappresentano il 9% del totale degli adolescenti italiani, ma al Sud la percentuale arriva al 15. Numeri, che emergono da due punti d’osservazione differenti, quello dell’Istituto Superiore della Sanità sulla salute mentale dei 15enni e quello di Nomisma sul gioco d’azzardo, ma che vanno in una stessa direzione: il problema del gioco è sempre più frequente tra i giovani. 

Il fenomeno


Non è un caso che l’inchiesta che riguarda alcuni calciatori italiani, indagati per aver scommesso (non si tratta, però, di alterazione di risultati delle partite delle proprie squadre, almeno secondo quanto emerso), abbia coinvolto soprattutto giovani. Nicolò Zaniolo ha 24 anni, Nicolò Fagioli ne ha 22, Sandro Tonali 23. Sono ragazzi, ancor prima che calciatori. Persone vicine a Fagioli hanno parlato apertamente di ludopatia. Umberto Calcagno, presidente dell’Assocalciatori, ieri ha sottolineato come «il problema sia più ampio». Lo scandalo venuto fuori anche grazie alle anticipazioni dell’ex re dei paparazzi Fabrizio Corona, apre uno squarcio su due aspetti: le scommesse dei tesserati all’interno del mondo del calcio e il problema del gioco d’azzardo che investe i ragazzi. Fabrizio Baranca, presidente della Federbet, un ente che controlla la regolarità dei campionati relativamente al problema del match fixing, ha dato una propria lettura del fenomeno: «I calciatori hanno molto tempo libero, amano l’adrenalina, hanno spirito di competitività e hanno tanti soldi. E questo li rende molto inclini al gioco d’azzardo, Il profilo del calciatore è il più simile a quello di un ludopatico e ora c’è bisogno di parlarne apertamente e di cambiare mentalità».

I dati


Dall’altra parte del problema c’è la tendenza al gioco degli adolescenti. Un fenomeno in crescita anche per il proliferare delle piattaforme online, quindi facilmente raggiungibili da chiunque. Con la doverosa premessa che il gioco legale non può essere demonizzato (rappresenta, del resto, un settore produttivo importante per il Paese) e che scommettere non vuol dire cadere nella ludopatia, è bene anche ricordare i numeri di un’emergenza sociale sempre più sentita, anche per via della fragilità mentale e sociale della cosiddetta generazione Z. 
In Puglia il 37,5% dei quindicenni ha scommesso o giocato almeno una volta nel corso della propria vita. Le percentuali più alte si registrano in Campania, Abruzzo, Provincia Autonoma di Bolzano, Calabria e Lazio. La media italiana è inferiore (34,7%). Ma quanti tra coloro che giocano poi rischiano di finire nel baratro della dipendenza? Secondo un report dell’osservatorio di Nomisma (dati riferiti a un’indagine condotta nel 2020) la propensione alla scommessa d’azzardo è più frequente al Sud, dove i giocatori tra i residenti tra i 14 e i 19 anni rappresentano il 47% del totale. Sono a rischio, secondo il report, maggiormente i ragazzi maschi del Mezzogiorno, in particolare quelli che frequentano un istituto professionale o tecnico e con una life satisfaction bassa. Il 39% dei ragazzi che hanno giocato almeno una volta sostiene di averlo fatto per “curiosità”, ma c’è un 12% che invece dice di aver giocato perché era convinto «di vincere denaro facilmente». L’identikit è disegnato dal report e tiene conto anche delle condizioni socio-economiche degli intervistati. 
La vicenda delle scommesse dei calciatori apre uno squarcio sulla vita dei ragazzi e non soltanto su quella di ricchi e facoltosi professionisti del mondo del calcio.

Al Sud il 15% dei ragazzi risulta essere a rischio di dipendenza da gioco d’azzardo. E non c’è da scommetterci, almeno su questo.

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