Sono giovanissimi, giocano on line e scommettono prettamente di notte. È questo l’identikit tracciato ieri dagli esperti del Dipartimento dipendenze patologiche dell’Asl di Taranto. Una situazione molto preoccupante è emersa durante la conferenza sulla dipendenza dal gioco d’azzardo a cura della stessa Asl in collaborazione con l’’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche GAP e Cyberbullismo (Di.Te.).
I dati
Secondo l’ultima analisi condotta dal sistema di sorveglianza Hbsc Italia, gli adolescenti che hanno scommesso o giocato del denaro almeno una volta sono il 42,2% e circa 700mila minorenni hanno giocato d’azzardo almeno una volta nell’ultimo anno. Di questi, quasi 70mila sono già giocatori problematici, ovvero che assumono comportamenti che sconfinano nella patologia. «Il servizio per le dipendenze comportamentali attualmente ha in carico 204 persone e, di queste, 54 dall’inizio dell’anno – ha dichiarato la direttrice del Dipartimento dipendenze patologiche Vincenza Ariano – circa in un terzo di questi casi, si tratta di persone molto giovani, con un’età compresa tra i 18 e i 25 anni, che giocano prevalentemente online e che sono collegati più che altro di notte. Rappresentano un fenomeno al quale dobbiamo dare delle risposte».
Un allarme che anche il direttore generale dell’Asl di Taranto Gregorio Colacicco ha rimarcato. «La dipendenza da gioco d’azzardo è una patologia preoccupante – ha affermato il direttore – tanto più perché, attraverso le nuove tecnologie, riesce a colpire i più giovani. La nostra responsabilità è quella di formarci per fornire risposte tempestive e, quindi, ben vengano gli interventi di professionisti di così alto livello come quelli intervenuti qui oggi». Con l’intervento del divulgatore scientifico Gianluigi Bonanomi si è fatto il punto anche sull’ intelligenza artificiale generativa. «Molti hanno paura per la potenza straordinaria di queste macchine, degli algoritmi – ha detto - ma il messaggio dovrebbe invece essere questo: non è l’intelligenza artificiale che potrà rubarci il lavoro ma, probabilmente, sarà chi è in grado di utilizzarla che potrebbe costituire una minaccia». La mattinata è proseguita con gli psicoterapeuti Giuseppe Lavenia e Riccardo Marco Scognamiglio sull’esigenza di puntare valorizzare l’educazione digitale e riconoscere i cambiamenti che ormai, si sono verificati nelle relazioni ma anche nella mente e nelle strutture neurali delle persone. La chiusura della giornata è stata a cura della psicologa criminologa Roberta Bruzzone che ha evidenziato il lato oscuro del web. Proseguirà dunque, in maniera serrata il lavoro del dipartimento Dipendenze dell’Asl di Taranto coordinato dalla dottoressa Katia Pierri, psicologa e psicoterapeuta, e che comprende, oltre a lei, uno psicologo psicoterapeuta, un medico, due assistenti sociali, un educatore professionale e un sociologo.
«Per quel che riguarda i nostri utenti a Taranto e provincia, la fascia d’età si è notevolmente abbassata e ha un approccio a queste condotte patologiche molto differente rispetto all’utenza degli anni passati – ha precisato Pierri – i nativi digitali utilizzano principalmente quei device che fanno già parte della vita di tutti noi.
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