Adolescenti e minori, l'allarme degli psicologi: «Autolesionismo, casi triplicati»

Adolescenti e minori, l'allarme degli psicologi: «Autolesionismo, casi triplicati»
di Adalisa MEI
4 Minuti di Lettura
Sabato 17 Dicembre 2022, 06:55

Nel nostro mondo globalizzato, dove la comunicazione è sempre più virtuale, la solitudine sta diventando una vera e propria epidemia sociale e, secondo gli esperti, sta facendo ammalare soprattutto i più giovani. Fa ancora più preoccupare il mondo degli adolescenti quando gli psicologi parlano di vere proprie dipendenze e astinenze nel descrivere il rapporto tra i giovani e il loro cellulare. Sono tante le storie di ragazzi soli e di quel loro senso di vergogna che gli stessi provano per la loro condizione.

Tante le storie di ragazzi che fanno fatica ad esprimere le loro emozioni, chiusi in un senso di solitudine che li spinge a sentirsi difettosi e diversi. Gli ultimi due casi, quelli di una mamma di Carrassi che ha chiesto l'aiuto di altri genitori per la propria figlia incapace di socializzare; e poi la storia del cantante Potes, della provincia di Bari, che ha comunicato il suo senso di solitudine e la sua mancanza di amici, tramite un video su Tik Tok, al quale hanno poi risposto in tanti.

I genitori raccontano di adolescenti che ammettono di essere e sentirsi soli.

Il parere degli esperti

Senza amici, ma sempre con il loro telefono in mano. Alcune famiglie spiegano di come è stata la pandemia a creare l'isolamento dei propri figli. Tesi quest'ultima ampiamente confermata dagli esperti. «Dopo la famiglia - chiarisce infatti Vincenzo Gesualdo, direttore dell'Accademia di psicoterapia della famiglia di Roma - il gruppo dei pari è la maggiore fonte di alimentazione di identità del ragazzo o della ragazza. Venuto meno questa fonte di costruzione di identità, il ragazzo si è sentito incredibilmente isolato. Ne tantomeno i collegamenti Internet hanno potuto sopperire a quello che è la naturale disposizione degli adolescenti a costruirsi un gruppo, a stare insieme, a confrontarsi e anche a scontrarsi. Azioni che servono a trovare la loro dimensione esistenziale, grazie alla presenza dell'altro. Tutto questo durante il lockdown è venuto a mancare».

Le famiglie impotenti difronte alla dramma dei loro figli parlano quindi di una generazione di adesso persa, dove c'è molta razzia e bullismo. E a subirne le conseguenze sono soprattutto i ragazzi più fragili, che non sanno come reagire. «Il cellulare ha rovinato le loro vite - raccontano i genitori - preferiscono stare in chat e quindi vivere in un mondo virtuale e non in quello reale». Un modo quest'ultimo, chiarisce Gesualdo, «dove i ragazzi possano immaginare quello che si può essere, piuttosto che quello che si è. Le aspettative degli altri sono preminenti rispetto alle aspettative del sé».

«Quello dei nostri adolescenti e preadolescenti - spiega ancora il direttore dell'Accademia di psicoterapia della famiglia di Roma - è infatti una condizione abbastanza paradossale. Sono circondati da un mondo social, ma che di fatto non costruisce legami, ma soltanto vincoli o dipendenze da Internet. Quello che è venuto a mancare è proprio il legame fisico ed emotivo che non può essere sicuramente surrogato dagli emoticon o da un qualsiasi messaggio social». Quindi si può parlare anche di una dipendenza vera e propria. «Togliere un cellulare ad un ragazzo è come toglierli un polmone. Quando parliamo di dipendenza parliamo di qualcosa che ci provoca astinenza. Ed è quella che determina il bisogno».

Ma come si possono aiutare questi ragazzi?

«L'unica cosa da fare - spiega Gesualdo - è chiedere aiuto ai servizi pubblici e ai consultori familiari con l'assistenza dei neuropsichiatri infantili che sono i medici più idonei per gli adolescenti. Poi ci sono i centri privati ai quali si può accendere anche con il bonus psicologo. Da soli - dice chiaramente il medico - non è possibile aiutarsi e aiutare. Quando si tratta di situazioni di isolamento legati anche a problematiche di bullismo, per quanto possa essere presente o meno una dipendenza dai social, è bene sempre rivolgersi ad un esperto». La solitudine degli adolescenti è quindi un problema molto diffuso. Tanti i genitori assistono inermi alle difficoltà dei figli. «Non è facile capire i motivi che ci sono dietro i silenzi di mia figlia», racconta infatti Francesco la cui figlia ha anche comportamenti autolesionisti. Tali atti, ci dice Gesualdo, «sono quasi triplicati durante e dopo la pandemia. La risposta dei ragazzi al loro malessere è di solito auto-curativa: gli atti autolesionistici sono tentativi di cura infatti che ovviamente falliscono».

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