In Puglia un adolescente su tre è obeso: i numeri

In Puglia un adolescente su tre è obeso: i numeri
di Giuseppe ANDRIANI
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Lunedì 17 Aprile 2023, 05:00

La pandemia ha aggravato i problemi degli adolescenti. Sono più soli, sempre più spesso soffrono di ansia. E sono anche - si perdonerà il termine - più grassi. La media nazionale dei bambini italiani tra 3 e 10 anni che hanno problemi di peso è cresciuta dal 2019 al 2021. Lo certifica lo studio di Save The Children sull’obesità, inserito nell’atlante dell’infanzia pubblicato qualche settimana fa. “La pandemia - si legge tra le pagine prodotte dall’associazione - ha avuto un effetto anche su obesità e sovrappeso”. E i grafici di confronto sono piuttosto eloquenti. Nel 2018/19 i bambini con problemi di peso rappresentavano il 32,6% del totale, ad oggi invece raggiungono il 34,5%. La crescita è costante sia tra i maschi (+2,1%) che tra le femmine (+1,7%). In termini assoluti però è più probabile che sviluppi un problema di obesità un maschietto piuttosto che una femminuccia e questo accade ovunque. 
Save The Children, poi, parla anche di “una netta differenza regionale, con il Mezzogiorno al di sopra della media”. E questo è l’altro grande tema dell’obesità made in Italy tra i ragazzini. Qui il dato si allarga a tutti i minorenni, quelli di età compresa tra 3 e 17 anni. Se nel Nord Ovest sono in sovrappeso o obesi 23 ragazzi su 100, al Sud lo sono 34 su 100. E tra i maschi del Mezzogiorno la percentuale sfiora il 39% (30,2% tra le femmine). Le regioni nelle quali i problemi di obesità si sentono di più sono Calabria, Basilicata e Campania, che superano il 34% di ragazzi in difficoltà. Subito dopo Puglia, Sicilia, Molise, Abruzzo, Umbria e Sicilia, con percentuali che oscillano tra il 28 e il 31,5. In sintesi: qui un ragazzo su tre è in sovrappeso o è obeso. 

Ma perché parlare di divari territoriali? Semplice, perché in Valle d’Aosta o in Friuli Venezia Giulia la percentuale di minorenni con qualche chilo di troppo non supera neppure il 18%.

Di fatto per ogni bambino di Aosta con un problema di peso, ce ne sono due di Taranto. Tanto per rendere l’idea di come anche qui il gap tra Mezzogiorno e resto del Paese è piuttosto evidente. 

L'importanza del contesto

Un problema, questo, legato anche al contesto socioeconomico. Ed ecco che ritorna prepotente il gap territoriale: al Sud si vive, spesso, in contesti più fragili. “I bambini appartenenti a famiglie più povere sono più esposti a una serie di fattori “obesogenici” come l’obesità materna, una dieta sbilanciata, difficoltà di accesso ai servizi sportivi. I dati europei mostrano anche evidenti disparità nel tempo passato davanti allo schermo e nella partecipazione a circoli sportivi e ad attività extra­scolastiche tra i bambini di età compresa tra 6 e 9 anni. Nelle famiglie in condizione socioeconomica svantaggiata aumenta l’uso di dispositivi elettronici e della televisione e diminuisce la partecipazione alle attività sportive”, scrive l’Organizzazione Mondiale della Sanità in un rapporto sull’obesità in Europa (“Who European Regional Obesity Report 2022”). 
Nello studio di Save The Children vengono anche messi in evidenza i rischi dei minorenni in difficoltà con il peso: “Un bambino in sovrappeso o obeso ha anche maggiori probabilità di avere la pressione alta sin da piccolo. Per i ricercatori dell’Università di Napoli Federico II che hanno firmato un consensus paper sull’European Heart Journal in nove casi su dieci l’ipertensione nei bambini e negli adolescenti, un problema sempre più diffuso, è dovuta a uno stile di vita non salutare che porta al sovrappeso. Si stima infatti che meno del 2% dei bambini normopeso sia iperteso, rispetto al 5% dei bambini sovrappeso e il 15% dei bambini obesi. E quando si parla di stile di vita scorretto ci si riferisce a due fattori di rischio ben noti: cattiva alimentazione e scarsa attività fisica. L’ago della bilancia sale soprattutto per quei due motivi. È tutto ben documentato nel rapporto di OKkio alla salute. Il 35,6% dei bambini mangia poco e male a colazione e il 55,2% compensa la fame con merende troppo sostanziose a metà mattina. Il 24,3% non consuma quotidianamente frutta e verdura”. E al Sud è ancora peggio. Un po’ come sempre.
 

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