Social, in Puglia gli adolescenti in tilt. Le conseguenze? Dipendenza, bugie e solitudine

Lo dice l'Istituto Superiore della Sanità tramite lo studio "Health Behaviour in School-aged Children Hbsc Italia" del 2022

Social, in Puglia gli adolescenti in tilt. Le conseguenze? Dipendenza, bugie e solitudine
di Giuseppe ANDRIANI
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Martedì 14 Marzo 2023, 07:13 - Ultimo aggiornamento: 21:55

In Puglia 14 adolescenti su 100 hanno un problema con i social. I ragazzi di oggi hanno una "relazione complicata" con Instagram, TikTok e Facebook sempre più spesso. Lo dice l'Istituto Superiore della Sanità tramite lo studio "Health Behaviour in School-aged Children Hbsc Italia" del 2022, che prende in esame i comportamenti dei ragazzi nella fascia d'età compresa tra gli 11 e i 15 anni.

L'indagine ha individuato nove problemi legati ai social media: l'ansia di accedere alle piattaforme, la volontà di passare sempre più tempo online, sintomi di astinenza quando offline, il mancato controllo del tempo speso sui social, il trascurare altre attività quotidiane, litigare con i genitori, avere problemi a relazionarsi, mentire a genitori e amici sul tempo effettivo speso sui social, e la necessità di essere collegati per scappare da situazioni negative.

Una delle peggiori

Per uso problematico, l'Iss intende almeno sei criteri sui nove elencati. In Puglia questo capita al 14,6% degli adolescenti. Ed è una delle regioni con un rapporto più problematico con i social: secondo il rapporto Hbsc la situazione è peggiore soltanto in Campania (16%) e Calabria (14,9%). In ogni caso, al Sud. E non c'è da sorprendersi se è evidente, nelle pieghe dello studio, che nelle zone con maggior disagio economico i ragazzi hanno più problemi con l'utilizzo dei social. Ed è così che, in alcuni casi e senza demonizzare, uno strumento importante per socializzare - appunto -, tende addirittura ad allontanare i giovani dagli altri e dalla propria famiglia.
Una tendenza rosa, per altro.

Secondo i dati nazionali, le ragazze hanno una gestione delle varie piattaforme più complessa rispetto a quella dei propri coetanei maschi. In Italia una su cinque a tredici anni ha problemi gravi nel controllare il proprio modo di approcciarsi a Instagram o TikTok. Percentuale che scende all'11,3% per i maschietti. E, come è facile capire, il dato è decisamente peggiorato (+5%) rispetto a quattro anni fa.

L'utilizzo dei social media, così, rischia di diventare quasi un'emergenza, soprattutto per gli adolescenti, più che un'enorme opportunità di restare sempre connessi. Sull'argomento si sprecano film e libri, ma i dati pubblicati dall'Istituto Superiore di Sanità fanno riflettere anche su come l'uso dei social possa essere problematico. Un esempio: il 68% delle 15enni ha dichiarato di utilizzare frequentemente Facebook, Instagram o TikTok per scappare da sentimenti negativi. È un comportamento non tipico delle dipendenze, come invece lo è l'astinenza o l'incapacità di controllare il tempo speso online ("sintomo" riscontrato in una ragazza su due dai 13 ai 15 anni), ma in ogni caso altrettanto preoccupante. Lo smartphone diventa un modo per scappare dalla realtà di tutti i giorni, dalle difficoltà, dalle emozioni. Ed ecco spiegato perché chi ha uno status socioeconomico più basso ha una più alta - invece - possibilità di sviluppare comportamenti sbagliati in rete.

I videogiochi

E tra gli adolescenti di oggi resta viva anche la problematica legata ai videogiochi. Uno su quattro, in Puglia, ha un rapporto sbagliato con i videogames, tanto da non riuscire a controllare il tempo dedicato ai videogames o da porre il gioco al di sopra delle altre attività quotidiane e di altri interessi, che nel frattempo diventano deboli o addirittura inesistenti. Anche questa tendenza è ben più accentuata al Mezzogiorno, soprattutto tra Campania e Puglia. Mentre è meno forte in Umbria, Friuli Venezia Giulia, Provincia autonoma di Trento e Valle d'Aosta. E anche qui il contesto socio-economico degli adolescenti incide non poco. Non a caso, infatti, le console sono spesso utilizzate per "ridurre un vissuto emotivo spiacevole". Servono, cioè, a compensare delusioni ed emozioni negative. Un po' come i social.
E se è vero che sarebbe un errore imperdonabile criminalizzare l'utilizzo di videogames o social, è altrettanto vero che evidentemente - lo dice l'Iss e tanto già basterebbe - un problema esiste.

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