Loredana Capone: «Sarò al fianco di Schlein, dobbiamo parlare a tutti». L'intervista

Loredana Capone: «Sarò al fianco di Schlein, dobbiamo parlare a tutti». L'intervista
di Massimiliano IAIA
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Giovedì 29 Dicembre 2022, 05:00

La presidente del Consiglio regionale Loredana Capone scioglie la riserva e si schiera al fianco di Elly Schlein per il congresso nazionale del Pd. È la stessa Capone a rivelarlo, spiegando che Schlein «è giovane, è coraggiosa, e mi riconosco molto nel suo entusiasmo, nelle sue idee, nelle sue battaglie. Bisogna tornare a parlare con i giovani, con le donne, con gli anziani, e nelle strade, non solo dentro ai palazzi».

Presidente Capone, su quale nome ha orientato la sua scelta per il prossimo congresso nazionale del partito?
«È importante dire che, dopo le politiche, il Partito Democratico ha aperto una fase costituente. Tante cose sono cambiate, infatti, dal 2007, da quando cioè il Pd è nato, adesso bisogna guardare alle innovazioni culturali, sociali ed economiche che ci sono state, ai nuovi bisogni, alle fragilità, senza perdere il bagaglio delle culture riformiste del cattolicesimo democratico e della sinistra sociale, che sono state il fondamento della nascita del Pd. Lo stiamo facendo nel comitato nazionale, di cui faccio parte, stimolando anche una discussione della nostra base. Ecco perché non dobbiamo guardare solo ai nomi che sono in campo ma alle proposte per il presente e per il futuro. A me piace Elly Schlein. Perché è una donna, è giovane, è coraggiosa, e perché mi riconosco molto nel suo entusiasmo, nelle sue idee, nelle sue battaglie. Il Pd che sarà ha bisogno di queste energie, ha bisogno di dare un segnale forte, anche di rottura, di tornare parlare a tutti e con tutti e farlo con parole semplici, messaggi chiari, diretti, senza compromessi a ribasso».
In che modo?
«Bisogna tornare a parlare con i giovani, con le donne, con gli anziani, e nelle strade, non solo dentro ai palazzi. L’obiettivo della politica non è attraversare corridoi che portano alla poltrona sicura ma dare risposte concrete ai cittadini, e contemporaneamente, saper offrire loro il sogno di una vita migliore. Ecco, io credo che Elly Schlein apra a questa possibilità. E noi pugliesi sappiamo bene che cosa significa, con Nichi Vendola abbiamo vissuto una stagione di piazze piene, di comitati spontanei, insieme, con il sorriso sulle labbra e la gioia nel cuore, abbiamo fatto della nostra Puglia un posto migliore e tutte e tutti ci siamo sentiti madri e padri di quel cambiamento. È cambiata, eccome se è cambiata la Puglia, con Nichi Vendola prima e Michele Emiliano poi abbiamo raggiunto traguardi inimmaginabili. Oggi, più che mai, dopo una terribile pandemia e nel bel mezzo di una guerra assurda, ora che si stanno modificando tutti i punti di riferimento attorno a noi, dai rapporti tra gli Stati e tra i mercati, all’economia, ora che persino i diritti umani si stanno evolvendo per adeguarsi alle nuove esigenze sociali, abbiamo bisogno di ricostruire quel partito riformista che ci crede, che fa della sintesi di tutte le voci la sua più grande forza, che vive e resiste perché vuole fare stare meglio tutti, sapendo bene che se ripartirà da chi soffre di più potrà esperimentate al meglio le sue potenzialità».
Come mai questa scelta in controtendenza rispetto a gran parte del Pd pugliese?
«Non è una scelta in controtendenza ma una scelta di coerenza, di futuro, frutto delle affinità che ho potuto riscontrare con la proposta politica di Elly. La biografia di Elly Shlein, nonostante la sua giovane età, è fatta di impegno civile e battaglie per i diritti umani, l’ambiente, la pace. Nello stesso tempo Elly ha saputo tradurre l’impegno politico nella concretezza della gestione dell’assessorato al Welfare in Emilia Romagna. Questo si chiede oggi alla politica: visione e concretezza. Queste due qualità Elly ha dimostrato di possedere».
Oggi su cosa si misura differenza tra sinistra e destra?
«Sulle tre grandi sfide che la destra non cita mai: diseguaglianze, clima e precarietà.

Il lavoro, che le attraversa tutte. Serve una proposta politica nuova capace di coniugare i problemi economici della quotidianità delle persone, del lavoro, della salute, dell’inclusione sociale, con la sopravvivenza stessa del pianeta, con la pace, la giustizia sociale, le migrazioni, l’equilibrio nord sud dell’Italia e del mondo. Insomma servono idee nuove. E se queste idee camminano sulle gambe di una giovane donna di 37 anni bene, anzi meglio. Viene accusata di essere radicale. Più di lei lo è sicuramente Papa Francesco quando invoca l’esigenza di un cambiamento epocale. Abbiamo bisogno di una radicalità dei valori. Non è più il tempo delle infinite mediazioni che non cambiano nulla e allontanano la gente dalla politica».

Con Schlein c’è il rischio di un Pd troppo spostato a sinistra?
«Penso che il problema non è se ci sposta a sinistra ma cosa si vuole fare. Senza una scelta coraggiosa, visionaria e radicata, il vero rischio è che il Pd possa condannarsi all’irrilevanza. Perché un cittadino dovrebbe motivarsi ad aderire al Pd? Io penso che dalle risposte a questa domanda emerge la natura del partito e questo richiede proposte chiare e scelte non contraddittorie. La forma del partito, la natura e la rilevanza dei circoli come luoghi di discussione e decisione, per esempio, possono essere importanti per una cittadina o un cittadino per decidere, perché mancano luoghi di formazione e confronto politico e se ne sente il bisogno. Gli amministratori, soprattutto i più giovani, si sentono orfani di una casa in cui affrontare seriamente i temi che andranno a decidere nelle amministrazioni locali, e privi di qualsiasi confronto coi parlamentari peraltro eletti senza le preferenze. Ecco io non vedo il rischio di un partito troppo a sinistra, semmai di un partito fuori dalla Costituzione e dai principi ispiratori. E non mi pare proprio che questo rischio lo crei una giovane entusiasta come Elly Schlein. D’altra parte in pochissimi giorni la sua piattaforma “Parte da noi” ha raccolto oltre 18mila adesioni. Sono donne, uomini, giovani e meno giovani pronti a dare il loro contributo, pronti a mettere a disposizione le loro energie fresche e vitali. È questo forse un male? Io credo proprio di no».
Cosa non la convince della mozione Bonaccini? 
«Bonaccini è un ottimo amministratore e un politico lungimirante, l’Emilia Romagna è una regione all’avanguardia grazie alla visione e agli investimenti che lui e tutta la sua squadra hanno saputo mettere in campo. Ma voglio citare anche gli altri candidati alla segreteria, Paola De Micheli e Gianni Cuperlo. Ciascuno di loro è la dimostrazione che il Partito Democratico ha una classe dirigente di qualità e di grande spessore. È chiaro, però, che dovevo fare la mia scelta ed Elly mi è più vicina nei sogni e nei progetti. D’altra parte è sbagliato vedere questo congresso come un’occasione ulteriore per frammentarsi o affilare i coltelli, questo è il tempo della pace, il tempo della dialettica utile a interrogarci su cosa vogliamo e possiamo essere insieme. Ogni posizione è legittima e va tutelata e alla fine ci ritroveremo gli uni al fianco delle altre. Non ci saranno deleghe in bianco al leader di turno ma una comunità democratica compatta sulle priorità per il Paese».
Per quanto riguarda invece la corsa alla segreteria regionale, esiste una “Schlein” pugliese?
«Spero si faccia avanti».

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