Emiliano frena sul congresso: «Ascoltiamo gli alleati». E pone la questione alleanze: «Mai con Renzi e Calenda»

Emiliano frena sul congresso: «Ascoltiamo gli alleati». E pone la questione alleanze: «Mai con Renzi e Calenda»
di Alessandra LUPO
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Sabato 10 Dicembre 2022, 05:25

Una frenata brusca ma non un dietrofront. Nell’incontro di ieri con parlamentari, consiglieri e “big” del Partito democratico (ma anche in arrivo dalle civiche pugliesi), Michele Emiliano è stato costretto a rivedere la sua posizione rispetto al congresso nazionale e prendere ancora del tempo prima di dare il suo endorsement al presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, che oggi pomeriggio arriverà a Bari per la prima tappa del suo tour “elettorale” per l’Italia.

I dubbi nella riunione con i "big"


La base emilianiana insomma non sembra più di tanto convinta che lo smussamento degli angoli sull’Autonomia differenziata, arrivata nei giorni scorsi da entrambe le parti, basti a rimettere il Mezzogiorno al centro dell’agenda del partito democratico. Emiliano lo ha ribadito anche ieri: «La questione meridionale deve essere centrale, il documento che stiamo preparando con il presidente De Luca riprende il programma del Pd nelle ultime elezioni, la carta di Taranto, chiamiamola così». 
Ma sul tavolo c’è anche la questione del metodo, che passa dal consueto refrain “prima i contenuti e dopo i nomi”. Mai come in questo caso trascurata. Ecco perché dalla sede di via Re David il presidente pugliese è uscito con meno certezze sul da farsi ma convito di mantenere un atteggiamento ecumenico nei confronti delle sensibilità pugliesi, una scelta più che mai appropriata in questo momento storico di passaggio in cui i salti in avanti potrebbero costare molto cari.
«Il congresso del Pd non può essere la somma di posizionamenti, deve fare scelte politiche, quindi adesso sentiremo il parere di tutti. Bisogna parlarsi, domani (oggi, ndr) saluteremo Bonaccini con Antonio Decaro e sentiremo cosa ha da dire e in che modo cercherà di dare una svolta al Pd», conferma infatti a fine incontro Michele Emiliano. La riunione, che avrebbe dovuto dare al presidente il lasciapassare per un endorsement pubblico al collega governatore è servito invece a mettere Emiliano di fronte a punti di vista compositi, che chiedono anzitutto un confronto. «Bisogna sentire cosa hanno da dire i candidati - ha concluso Emiliano - e come pensano di dare finalmente peso a una storia che in Puglia è prestigiosa e importante e che deve proseguire». Nel partito, insomma, esistono resistenze che vanno al di là delle correnti e delle aree. Un esempio è stato l’intervento di Loredana Capone. Benché in arrivo dall’area Franceschini e quindi ritenuta una possibile sostenitrice di Elly Schlein, la presidente del Consiglio pugliese è anche molto vicina a Emiliano. Eppure non ha esitato a criticare le tempistiche: «Dovevamo riconnetterci con un popolo che in questi anni è stato lasciato da molti per strada, e invece torniamo a parlare di candidati al congresso. Senza peraltro avere ben chiare le proposte rispetto ai temi che per me restano la vera grande sfida di questa rinascita del Partito Democratico - ha detto Loredana Capone -, perché sono i problemi dell’Italia: lavoro, giovani, donne, sud. Ossia la lotta contro i divari più gravi che appesantiscono gli Italiani. E l’impegno a superare questi divari con proposte concrete e realizzabili. Per questo ai candidati chiedo di parlare chiaramente, soprattutto qui in Puglia: abbiamo bisogno di sapere che c’è un interesse e una volontà concreta per risolvere i divari».
E la stessa posizione arriva anche dall’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, tra le anime critiche del partito e sinora dato per Bonaccini: «Aspetto di valutare la parte congressuale e deciderò il da farsi, perché quello che sento al momento non mi appassiona», dice Pentassuglia. A chi gli chiede se stia pensando di abbandonare il partito, dopo le frizioni degli ultimi tempi ma soprattutto dopo che parte del vecchio gruppo in Regione ha scelto Calenda, Pentassuglia replica: «Rispetto il voto degli elettori, non sono un unto del signore e ho sempre pagatola mia coerenza: Resto, poi è ovvio che se il partito andrà in una direzione che non condivido farò le mie scelte. Ma di certo non in questa fase». E «sui programmi, prima che sui nomi,» si concentra anche Lucia Parchitelli.

La consigliera regionale dem si rivolge ai candidati: «In questa fase - spiega Parchitelli - il Pd ha bisogno di individuare rappresentati riconoscibili dai cittadini per competenze, impegno e capacità organizzativa e di aggregazione al fine di sostenere un progetto che deve recuperare spazi di credibilità all’interno di una cultura politica della sinistra, con un programma che sia solidale con la storia che abbiamo sempre rappresentato». 

L'aut-aut sulle alleanze


A Emiliano la scelta attendista dei suoi fa comunque gioco, soprattutto se oltre all’aut-aut sull’autononia ci sono da mettere vari paletti. Anche sulle alleanze. «In Puglia abbiamo un rapporto solido e leale e anche di amicizia con i militanti del M5S, su questo punto bisogna essere chiari: gli unici alleati possibili in questa fase sono quelli del M5S», ha detto Emiliano, che poi ha mirato agli ex compagni di partito: «Abbiamo subito di recente un attacco molto violento da parte dei soliti Calenda e Renzi. La storia di queste due persone si è formata dentro il Pd, si sono fatti eleggere con il Pd, dopodiché hanno creato l’avversario principale del Pd. I candidati al Congresso del Pd «devono chiarire che con queste persone non possiamo avere nulla a che fare, né ora né mai. Questo elemento è centrale».
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