Puglia, dopo il terremoto Azione è maggioranza risicata. M5s: «Noi preferiti a Calenda»

Amati (Azione): «Staremo all'opposizione» Casili: «La squadra ha scelto il Movimento»

Puglia, dopo il terremoto Azione è maggioranza risicata. M5s: «Noi preferiti a Calenda»
di Alessandra LUPO
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Venerdì 9 Dicembre 2022, 07:27 - Ultimo aggiornamento: 12:40

Con l'assottigliamento della maggioranza dovuto all'addio degli ex Pd Fabiano Amati e Ruggiero Mennea e dell'ex civico Massimiliano Stellato (da ieri nel nuovo gruppo consigliare di Azione insieme a Sergio Clemente), i numeri di Michele Emiliano si fanno più risicati. Tenuto conto dello scacchiere dei gruppi consiliari, infatti, la maggioranza può contare su 29 consiglieri sui 50 totali.

Il gruppo Pd (che comprende anche la Presidente del Consiglio Capone) passa da 15 a 13 consiglieri e resta il più nutrito.

Quello dei Popolari con Emiliano passa invece da 3 a 2. A questi 15 vanno aggiunti i 5 consiglieri della lista Con, i 3 di Per la Puglia, i 2 del Misto e 4 dei cinque totali del gruppo pentastellato (visto che Antonella Laricchia ha già preso da tempo le distanze e vota con l'opposizione). Dall'altra parte ci sono infatti il 15 consiglieri del centrodestra più i 4 di Azione e Antonella Laricchia, in tutto 20. La maggioranza è ancora schiacciante, anche se è ovvio che il ruolo del M5s ha ormai un peso decisamente più consistente.

Il ruolo del M5s

Se infatti il Movimento decidesse in blocco di voltare le spalle al presidente, i due schieramenti avrebbero un peso pericolosamente vicino. E in ballo non c'è solo il voto dell'Aula ma anche l'appoggio su cui un domani dovrà contare Antonio Decaro come candidato alle Regionali, che potrebbe vedersi costretto a scegliere tra i calendiani che gli mandano messaggi di stima (la vicinanza politica con Amati non è certo un segreto) e il M5s. Per ora il Movimento 5 Stelle non batte cassa, ma si limita a sottolineare l'incompatibilità con Calenda («impossibile convivere con chi ogni giorno denigra Giuseppe Conte» avevano detto ieri i parlamentari Mario Turco e Leonardo Donno).

Tuttavia gli occhi restano puntati su quel rafforzamento chiesto del movimento all'interno del governo regionale qualche tempo fa e che per ora non si è concretizzato in altre deleghe o altri incarichi di peso. «Non poteva esserci una strada comune con una maggioranza che avesse all'interno Azione e Italia Viva - conferma dal gruppo pentastellato Cristian Casili - per una netta discordanza dei programmi politici. Abbiamo tracciato una linea molto netta che ha portato subito a chiarire la posizione della maggioranza, estromettendoli. La dimostrazione del nostro peso sta tutta qui». Ma ovviamente Emiliano dovrà dare un segnale o almeno questo è quello che in tanti si aspettano.

Le mosse di Emiliano

Il governatore, che sinora ha rimandato il rimpasto, non ha gioco facile. Da una parte deve blindare l'accordo con il M5s, dall'altra i gruppi sono in equilibrio di rappresentanza e anche il Pd che aveva delle mire in più oggi si vede colpito e ridimensionato. Toccare l'assessorato di Anna Grazia Maraschio farebbe cadere l'accordo con Sinistra Italiana e l'unico numericamente sacrificabile sarebbe Gianni Stea, essendo i Popolari ormai rimasti in due. Ma se Emiliano avesse voluto togliere all'assessore la sua delega al Personale avrebbe potuto farlo a cavallo della sospensione per incompatibilità (poi rientrata) e così non è stato. Come farà allora a trovare la quadra? Restano ovviamente da capire ancora le deleghe consiliari promesse e mai assegnate, così come i ruoli nei futuri Cda delle agenzie. Nonché le caselle liberate dai transfughi, come la presidenza della Commissione Bilancio di Fabiano Amati.

I tre di Azione

La decadenza non è automatica dopo la cacciata dalla maggioranza con annessa scomunica da parte degli esponenti della coalizione, il clima è ormai di guerra aperta. I tre ribattono così alle accuse di tradimento piovute ieri, soprattutto dagli esponenti Pd: «Il Presidente Emiliano, aiutato dal rumore dei suoi giannizzeri, non ci vuole in maggioranza - scrivono Fabiano Amati, Sergio Clemente e Ruggiero Mennea -. Ha ragione, perché noi gli ricordiamo, con petulanza, che è stato lui ad abbandonare il programma elettorale che lo rese maggioranza. E questo abbandono è purtroppo avvenuto sui dolori delle persone e non sulle sue solite manfrine di potere, giocando a soldatini con i vari gruppi politici e approfittando del buon appetito su posti e strapuntini».

Poi l'affondo: «E noi allora lo accontenteremo, staremo all'opposizione del suo far poco e niente, lavorando ancora di più di prima e mettendoci senza alcuna remora e timidezza in sintonia con la maggioranza dei cittadini che votarono a noi tutti e al Presidente Emiliano. Governare è un luogo ben diverso da quello in cui ci si occupa di posizionamento politicista, organizzando o sventando complotti. E noi vogliamo presidiare quel luogo, fatto di concretezza e realtà, e in quel luogo aspettiamo tutti i colleghi che sia pur in silenzio sono costretti a sopportare il trionfo di questioni senza senso e soprattutto senza futuro».

Poi, Amati e compagni si intestano alcuni dei risultati più significativi dell'assemblea: «In questi anni - proseguono - gli unici sussulti di maggioranza e di governo sono venuti dalle nostre iniziative legislative e amministrative, facendoci diventare eccellenza italiana. Screening infantili per diagnosi precoce di malattie gravissime per salvare la vita ai bambini; sequenziamento dell'esoma per diagnosticare l'85% delle malattie rare dall'1% del DNA; test genetici gratuiti per carcinoma mammario e tumore al colon-retto; obbligo vaccinale; compensazioni per gasdotto finalizzate al risparmio in bolletta; provvedimenti di aiuto all'edilizia e molti altri provvedimenti più settoriali - concludono i consiglieri -, a cominciare dalla lotta senza risparmio alla malagestione Arpal invece ignorata da Emiliano, con sospetto di complicità». 

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