L'intervista/Delrio: porti, con il nostro piano la Puglia sarà protagonista

L'intervista/Delrio: porti, con il nostro piano la Puglia sarà protagonista
di Francesco G. GIOFFREDI
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Mercoledì 2 Dicembre 2015, 13:55 - Ultimo aggiornamento: 18:13

La cassetta degli attrezzi è tutta lì: sistema, progettualità, integrazione tra piattaforme, sguardo proiettato verso l’Europa e i traffici del Mediterraneo in transito dal (raddoppiato) canale di Suez, robusta revisione della governance. A tutti i livelli, e un pezzo alla volta. Graziano Delrio, prima uomo macchina renziano di palazzo Chigi e ora ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, sbarca a Taranto non solo per tagliare un nastro (quello della piattaforma logistica portuale), ma anche per esportare un modello da “rivoluzione silenziosa”. In cui tutto è legato da un unico filo, sottile e però d’acciaio: porti, industria, container, ferrovie, fondi europei.
Ministro, al porto di Taranto sarà inaugurata oggi la piattaforma logistica, un’opportunità duplice: per la città jonica, che così fa un balzo nella modernità e in un sistema di rilevanza internazionale; e per la Puglia, che può ulteriormente diversificare e potenziare la dotazione infrastrutturale. Ma quanto per Taranto può davvero essere un’occasione di riscatto e di svolta?
«L’intero intervento di ammodernamento del Porto di Taranto rappresenta una grande opportunità per la città e l’intero territorio regionale. A partire dalla piattaforma logistica, alla quale è collegato il Progetto di Fresh Port su indirizzo strategico dell’Autorità portuale. Non meno importanti saranno le opere su Molo San Cataldo, il completamento della “strada dei moli” per efficientare la logistica e la viabilità interna, i lavori per il potenziamento della banchina del terminal polivalente, nonché quelli per l’approfondimento dei fondali a 16,5 metri».
Intanto il piano nazionale strategico della portualità ha obiettivi ambiziosi: razionalizzare la governance, rendere più efficiente e integrata la gestione degli scali. In Puglia ci sarà una sola Authority: sarà a Taranto? E come state gestendo il pressing di Bari, che vorrebbe invece uno sdoppiamento? In che modo l’unica autorità pugliese dovrebbe portare benefici anche a Brindisi, Bari, Manfredonia?
«L’Italia è un molo che può collegare all’Europa le merci che viaggiano nel Mediterraneo, a patto che le sue infrastrutture funzionino. In questi anni, invece, i nostri porti hanno perso competitività. Pr questo stiamo dando forza a quella “cura dell’acqua” e alla “cura del ferro” di cui ha bisogno l’intero Paese. Il sistema portuale pugliese è una delle porte di accesso dell’Italia, in import ed export, verso l’area balcanica, la Grecia, la Turchia, il Mar Nero. Occorre, come il Piano Strategico dice chiaramente, ragionare in termini di sistemi portuali pluriscalo, sovraterritoriali, capaci di mettere sul mercato mondiale dello shipping un’offerta infrastrutturale e logistica completa e coerente: terminal e piazzali, collegamenti di ultimo miglio ferroviario, collegamenti tra porti e rete ferroviaria nazionale, connessioni tra porti, interporti, piattaforme logistiche e di distribuzione. Occorre fare sistema, puntare sulla tecnologia per qualificare i nostri servizi di sdoganamento e trasporto delle merci. Occorre che tali sistemi territoriali ampi dialoghino con il tessuto produttivo industriale locale, manifatturiero e dei servizi».
Insomma: ritiene eccessive le battaglie di campanile.
«Di fronte a tali temi strategici, sui quali si gioca il futuro della “risorsa mare” e di buona parte dell’economia del Paese, “dove mettere la sede” mi pare una questione non centrale. Decideremo, di caso in caso, insieme Governo e Regioni. Tutte le attuali sedi di Autorità portuale, future Direzioni Portuali, avranno pari dignità e conserveranno le funzioni di coordinamento delle operazioni portuali nei singoli scali, mentre in capo all’Autorità di Sistema andranno le grandi scelte strategiche sulla pianificazione infrastrutturale. La firma del protocollo oggi tra le tre Autorità, Bari, Brindisi, Taranto e Manfredonia va esattamente in questa direzione: mettere in pratica una buona amministrazione sinergica e fare sistema, che è il senso concreto della riforma».
D’accordo, ma resta il tema delle specificità: Taranto porto industriale e porto container, ma Brindisi quale identità può ritagliarsi? Anche lì c’è una piattaforma logistica che andrebbe potenziata, oltre che un traffico crociere da intercettare.
«Stiamo mettendo in campo una progettualità coerente e seria: c’è spazio per tutti. Soprattutto c’è spazio in una regione come la Puglia che ha una economia viva basata su un moderno manifatturiero, su tante eccellenze a partire dall’industria agroalimentare, su un ricco tessuto di imprese Ict, sul turismo, sulla cultura, su un vasto bacino di consumi. Basta programmare per bene. Le occasioni che il sistema pugliese può cogliere sono rilevanti. Se non si ragiona per tutela dello status quo e di micro orticelli di rendite di posizione, e si lancia un progetto ambizioso di crescita economica trainata dalle connessioni infrastrutturali e dall’industria, io credo che la crescita possa essere qui più forte che altrove».
Dopo l’addio di Taranto container terminal, potrebbero esserci più operatori con funzioni diverse come concessionari della banchina del molo polisettoriale?
«Certo, è una delle opzioni. L’Autorità Portuale lancerà a breve una “manifestazione di interesse”. Poi deciderà il mercato. Il Porto di Taranto è, dal punto di vista della dotazione infrastrutturale, attrezzato sia per funzioni di transhipment sia per funzioni di gateway».
Sa però benissimo che Taranto vuol dire Ilva: in che modo il governo gestirà la doccia gelata dello stop dalla Svizzera al rientro in Italia degli 1,2 miliardi dei Riva? Erano e restano risorse fondamentali per il risanamento: è un incidente di percorso che rallenterà i piani del governo su Taranto?
«Il governo sta seguendo molto da vicino la vicenda Ilva e saranno attuate tutte le misure per salvaguardare il lavoro, in un territorio fondamentale per l’economia italiana e con massima attenzione all’ambiente. Come ministero siamo anche al tavolo del Contratto istituzionale di sviluppo per l’area di Taranto. Lo sguardo qui è rivolto a tutta la città e a tutta l’area come sistema, alla riqualificazione del molo polisettoriale, dalla banchina di ormeggio, alla nuova diga foranea e al dragaggio, alla riqualificazione e valorizzazione della città vecchia di Taranto, alla valorizzazione turistica dell’arsenale militare».
Ministro, allargando lo sguardo: il Pon Reti e infrastrutture varato nei mesi scorsi ha una dotazione di quasi 2 miliardi di fondi Ue, e riguarda le cinque Regioni obiettivo convergenza. La Puglia che ruolo reciterà?
«Ovviamente un ruolo importante. Puntiamo tanto sul sistema portuale pugliese, sulla realizzazione dell’Alta Velocità Napoli–Bari, sull’incremento di performance della dorsale adriatica. Anche qui avremo una sola Area Logistica Integrata, ovvero uno snodo strategico di nodi infrastrutturali e logistici, oltre che di eccellenze produttive, che dialogherà con Regione e Governo su progetti di qualità ed ampio respiro davvero capaci di sostenere l’economia regionale».
Citava l’alta velocità: sul trasporto ferroviario i segnali di discontinuità sono netti (i nuovi vertici di Fs, le procedure di privatizzazione), ma occorre sempre superare la cesura netta Nord-Sud. Quali sono le strategie?
«Il Gruppo Fs ha lavorato bene ed è alle soglie di una nuova stagione di rafforzamento delle sue azioni, soprattutto per quello che riguarda l’ulteriore miglioramento della qualità dei servizi di alta velocità e nel trasporto pubblico locale, che non è ai livelli delle migliori performance europee. Il Sud è parte della sfida, e le strategie impostate, su cui stiamo lavorando, sono quelle della velocizzazione delle dorsali Tirrenica e Adriatica e delle linee Napoli-Bari-Lecce e Palermo-Catania. L’Italia dei prossimi anni potrà trarre grandi vantaggi dall’ammodernamento dei trasporti a Sud. Ora lasciamo lavorare il nuovo cda e la nuova governance».
In tal senso la battaglia per riportare il Frecciarossa da Milano a Lecce è stata emblematica: il nostro giornale ha interpretato la richiesta del territorio, sollecitando la Regione e l’interlocuzione col suo ministero. Che ha restituito quel treno al Salento. Arriverà nel 2016?
«Abbiamo preso questo impegno, per l’estate 2016 e prima della stagione turistica, e intendiamo mantenerlo. Chiaramente il territorio dovrà dimostrare che il servizio è utile e che ha sostenibilità economica. Siamo disponibili a queste sperimentazioni, purché siano giustificate entro un tempo non infinito dal numero di passeggeri».
Puglia è, tra le altre cose, Ferrovie Sud Est: anche qui, è arrivato da parte vostra un importante e deciso segnale di rottura col passato. La società è però in grande difficoltà: ci sarà con la Legge di stabilità l'iniezione tanto attesa di risorse fresche (50 milioni) per gestire l'emergenza?
«Posso solo dirle che i primi dati che ho appreso parlano di una passata gestione molto negativa e discutibile».
Delrio, su molti dossier la distanza governo-Regione è incolmabile: si pensi al gasdotto Tap. Su quest’opera come va trovato un punto di incontro?
«Pur non rifiutando il dialogo con i territori, il Governo ha una posizione molto chiara sul Tap...».
E cioè approdo a San Foca. Questa freddezza tra Roma e Bari sta rischiando di pregiudicare altro: il masterplan per il Sud a che punto è?
«Il lavoro sui “patti” con le Regioni prosegue bene, coordinato dalla Presidenza del Consiglio, e andrà a buon fine».

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