Grottaglie, droni e futuro
Delrio: «Occasione unica all’avanguardia europea»

La visita del ministro
La visita del ministro
di Francesco G. GIOFFREDI
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Mercoledì 16 Marzo 2016, 17:35
«Frontiera», come pionieri un po’ visionari, inclini a esplorarla e spostarla qualche chilometro più in là. Ma con giudizio, programmazione, investimenti. «Frontiera dell’innovazione», in un clima «di sistema», e dunque di osmosi e dialogo tra istituzioni, player produttivi e centri di ricerca. La ricetta dell’aerospazio pugliese ha radici ormai solide, lontane. E a Grottaglie si traduce nella specializzazione - unica su scala nazionale, rara nel contesto europeo - come “test bed” dell’aeroporto Arlotta. È solo un inizio, le maniche restano tassativamente rimboccate: una piattaforma logistica per ricerca e sperimentazione su droni e velivoli Uav (Unmanned aerial vehicle), dalle applicazioni multiple, civili e non solo militari. La regìa è corale: Aeroporti di Puglia, Distretto aerospaziale pugliese, Regione, ministero, Enac, Enav e poi la batteria di imprese (a cominciare da Finmeccanica, che dal polo di Grottaglie sforna la fusoliera in fibra di carbonio del Boeing 787) che qui puntano al nuovo buisness. Ricerca, protocolli innovativi, produzione, e poi - a cascata, negli anni - insediamenti e posti di lavoro in un settore dalla grande appetibilità e dalla lievitazione esponenziale: su il sipario, ieri. C’è il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Graziano Delrio, e attinge a quel vocabolario, occhi sgranati sui droni esposti sotto i padiglioni: frontiera, innovazione, futuro, sistema. E pazienza se fuori dai cancelli il sindaco di Grottaglie guida a insegne dispiegate la rivolta del territorio, che dei droni non vuol saperne e qui sogna i voli civili. «È giusto accorpare aeroporti - avverte il ministro - magari aprendo a esperienze internazionali. E questo non è un settore di nicchia, ma uno dei principali volani di sviluppo dell’aerospazio». E ancora: «Faccio l’elogio di questa esperienza perché è di sistema, cosa che quasi mai riusciamo a fare per vincere. La vera sfida non è tra aeroporti o porti vicini, con altri sistemi organizzati del Mediterraneo. E Grottaglie è un esempio, un hub a cui si rifaranno in molti. Complimenti a chi ci ha creduto, pur subendo le critiche di chi non essendo d’accordo prova a distruggere il lavoro altrui». Frontiera, spesso, vuol dire anche trincea.
Parla di «seme oggi per un grande albero domani», Delrio. E l’ottica embrionale (fecondare e proteggere un progetto, giorno dopo giorno, cullato per anni) è nelle parole di tutti: del presidente di Aeroporti di Puglia (e del Distretto aerospaziale) Giuseppe Acierno, dell’assessore regionale allo Sviluppo economico Loredana Capone, dei vertici di Enac (Alessio Quaranta), Enav (Massimo Bellizzi), Finmeccanica (Giovanni Soccodato) dell’Aeronautica militare (Francesco Langella). Consapevoli, tutti, che Grottaglie può comunque diversificare e assecondare la vocazione civile (lo confermano Delrio, Acierno, Quaranta), e che se il primo e più ostico step è stato affrontato, c’è però ancora molto da fare per il “test bed” a pieno regime.

Per esempio, sul versante della cornice di norme europee sul volo senza pilota: per dispiegare del tutto le ali occorre disegnare regole omogenee sul pilotaggio remoto, e lo spiega anche Delrio («stiamo lavorando con l’Europa per un cielo unico europeo con uno spazio unico controllato da sistemi ad altissima tecnologia e l’Italia con Grottaglie può giocare un ruolo di guida per tutta l’Europa»). «L’obiettivo - aggiungono da Enav - è la completa integrazione nello spazio aereo», non relegando i droni più solo «a spazi segregati» (circostanza sottolineata anche da Finmeccanica) rispetto ai velivoli tradizionali. Quando le norme saranno mature e armonizzate, allora si schiuderà del tutto lo scrigno dei droni. Stringere i denti, come i pionieri. «Quasi 2 milioni di voli - chiosa sul tema Delrio - non sono più accoglibili se non si cambia passo dal punto di vista strategico e tecnologico. Abbiamo bisogno di sistemi avanzati e regole comuni, altrimenti la domanda non sarà accolta. E l’Italia è all’avanguardia: abbiamo enti di controllo in grado di indicare una via a tutta l’Europa».
Avanti così. Delrio, tono asciutto ma “renzianissima” lotta senza quartiere ai gufi, tranquillizza: «Nessuna contraddizione con i voli civili. Anche il pilotaggio a controllo remoto ha grandi prospettive sulla parte civile e sappiamo che sarà importantissimo lo sviluppo che avverrà qui a Grottaglie di studio, analisi e sperimentazione perché servirà a trasformare il traffico aereo nei prossimi anni. Questa è un’esperienza di successo al Sud, su una frontiera tecnologica. C’è una grande prospettiva di crescita, che darà soddisfazione a tutto il Paese». E ancora: «Il settore dei voli a controllo remoto cresce in modo importante e come ricerca, sviluppo e appalti vale più di 5 miliardi di euro. Può arrivare a valerne 11 in 8-9 anni. Noi come governo siamo qui per garantire non solo collaborazione quotidiana, ma che questa esperienza sarà oggetto di sempre maggior attenzione e investimenti, perchè può diventare un’eccellenza vera. Un’esperienza significativa, perché arriva in una terra ferita, frutto di pianificazione nazionale e regionale, di sistemi che si parlano e della capacità del Distretto di proporsi».
In platea studenti, giovani ingegneri, «ed io - chiude Delrio - esco col cuore pieno di soddisfazione e incoraggiamento. Tra dieci anni questo centro potrà diventare attrattivo per ricercatori europei. La politica nulla può fare al posto delle giovani menti che vedo qui, ma noi ci saremo». La scommessa è lanciata.
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