Caso Arcelor Mittal, vertice d'urgenza dei ministri: «Non consentiremo la chiusura»

Caso Arcelor Mittal, vertice d'urgenza dei ministri: «Non consentiremo la chiusura»
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Lunedì 4 Novembre 2019, 16:14 - Ultimo aggiornamento: 17:53

Dopo la lettera di Arcelor Mittal, che intende disimpegnarsi dall'ex Ilva di Taranto, il governo prova a correre ai ripari. Nel pomeriggio vetrice tra i ministri Stefano Patuanelli (Sviluppo Economico), Giuseppe Luciano Provenzano (Sud), Sergio Costa (Ambiente), Robero Speranza (Salute) e Nunzia Catalfo (Lavoro). Un emendamento dei cinque stelle aveva abrogato lo scudo penale posto a tutela di Mittal nell'applicazione del Piano ambientale, emendamento votato anche da quelle forze - come Pd e Italia viva - che nel recente passato avevano difeso l'immunità per i nuovi "proprietari" dell'ex Ilva di Taranto. «Il governo non consentirà la chiusura dell'Ilva» lo affermano fonti del Mise. «Non esistono presupposti giuridici per il recesso del contratto. Convocheremo immediatamente Mittal» afferma la fonte vicina al ministro Patuanelli.

Il Pd. «Sulla vicenda Ex Ilva esprimiamo tutta la nostra preoccupazione e lo sconcerto per l'annuncio da parte di Arcelor Mittal del disimpegno sull'azienda. Non si perda tempo: il presidente Conte convochi immediatamente Arcelor Mittal. Non si scherza con i lavoratori e con l'ambiente: pretendiamo serietà e rispetto», dice in una nota Pietro Bussolati della segreteria nazionale Pd. «Conte e Patuanelli convochino subito l'azienda al tavolo. La decisione di Arcelor Mittal è inaccettabile. Il governo ricordi l'ordine del giorno approvato in Senato che contiene una serie di impegni inderogabili. A Taranto ci sono ventimila posti da difendere in ogni modo». Lo afferma il senatore Pd Dario Stefano, vicepresidente del gruppo dem a Palazzo Madama.

Italia viva. «Arcelor Mittal receda dai propositi appena annunciati ai Commissari Straordinari ex Ilva, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli intervengano immediatamente per impedire la perdita di circa 20mila posti di lavoro, lo smottamento della filiera italiana dell'acciaio, lo stop al Piano ambientale a Taranto, la compromissione irreversibile di un percorso teso a tutelare salute, lavoro, ambiente». Così il ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, esponente renziana. «Chiedo ad ArcelorMittal di recedere dai propositi annunciati - sottolinea come chiedo a Conte e a Patuanelli un'azione immediata che troverà in me e in Italia Viva totale sostegno perché non accada l'irreparabile e si possa riaprire, esattamente come aveva già garantito Patuanelli e come io stessa avevo sollecitato, un tavolo sgombro da minacce di qualsiasi natura».

Lega. «Se il governo tasse, sbarchi, e manette farà scappare anche i proprietari dell'Ilva, mettendo a rischio il lavoro di decine di migliaia di operari e il futuro industriale del Paese sarà un disastro, e le dimissioni sarebbero l'unica risposta possibile. La Lega chiede che Conte venga a riferire urgentemente in Parlamento». Lo sottolinea il leader della Lega Matteo Salvini.

Forza Italia. «La notizia del ritiro di ArcelorMittal è il purtroppo prevedibile epilogo di una vicenda gestita in modo pessimo da un governo di incapaci e improvvisati». Lo affermano in una nota il coordinatore e vicecoordinatore di Forza Italia Puglia, i parlamentari Mauro D'Attis e Dario Damiani. «Chi ha messo la multinazionale nelle condizioni di rescindere il contratto - proseguono - lo ha fatto consapevole delle conseguenze, giocando sulla pelle dei lavoratori e delle imprese dell'indotto. Con le sue assurde decisioni il governo ha posizionato una bomba sociale sotto Taranto, con il rischio di perdite di posti di lavoro e nessuna riqualificazione ambientale». «I responsabili di questa scellerata gestione - rilevano - dovrebbero avere il buon gusto di rimettere il loro mandato, senza appelli. L'Italia rischia di perdere un importantissimo sito di produzione industriale, il Mezzogiorno e Taranto una risorsa occupazionale». «Il rapporto Svimez - sottolineano - conferma il costante declino economico del Sud Italia: la chiusura dell'ex Ilva sarebbe un ulteriore spinta verso il basso». «Forza Italia - concludono - ha sempre tenuto coerentemente la barra diritta per far uscire dalle secche lo stabilimento di Taranto e l'economia pugliese e più in generale del Meridione: lo stesso non si può dire di chi è stato ed è al governo».